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Hainan, la “Nuova Hong Kong” cinese: pronta al via a dicembre. Sarà più grande, più controllata.

La Cina lancia la sua “Hong Kong 2.0”: l’isola di Hainan diventa il porto franco più grande del mondo. Da dicembre zero dazi su migliaia di prodotti, ma la vera novità è l’accesso al mercato interno.

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La Cina non smette di giocare su più tavoli. Mentre il mondo osserva le complesse dinamiche di Hong Kong e le tensioni sullo stretto di Taiwan, Pechino sta per lanciare quella che appare come la sua più grande scommessa strategica sul commercio globale: la trasformazione dell‘intera provincia insulare di Hainan in un gigantesco porto franco.

Una “Hong Kong 2.0”, ma con caratteristiche ben precise. L’operazione, annunciata da Xi Jinping già nel 2018 e pianificata nel 2020, entrerà nella sua fase operativa cruciale il prossimo 18 dicembre 2025, quando il nuovo sistema doganale indipendente coprirà l’intera isola.

L’isola di Hainan

Il Problema di Hong Kong (e Macao)

Per capire la mossa di Hainan, bisogna guardare ai successi e ai limiti del famoso principio “Un paese, due sistemi”, applicato alle ex colonie di Hong Kong (Regno Unito, 1997) e Macao (Portogallo, 1999).

Queste Regioni Amministrative Speciali hanno prosperato grazie a:

  • Economie di libero mercato spinte.
  • Sistemi fiscali indipendenti e vantaggiosi.
  • Valute proprie (Dollaro di Hong Kong e Pataca macanese).
  • Autonomia legislativa (almeno sulla carta) in materia economica.

Il problema? Sono piccole. Terribilmente piccole. Hong Kong copre circa 1.105 km² per 7,5 milioni di abitanti; Macao appena 118 km² per 648.000 persone (la regione più densamente popolata al mondo). La sovrappopolazione e i costi immobiliari folli le rendono mercati saturi e difficilmente accessibili per nuove grandi infrastrutture industriali.

La Soluzione: Hainan, l’Isola “Grande Quasi Come Taiwan”

Qui entra in gioco Hainan. Situata nel Mar Cinese Meridionale, è l’unica provincia insulare della Cina (se non si conta la rivendicazione su Taiwan). E le dimensioni contano.

Parliamo di 33.920 km² (poco meno dei 36.197 km² di Taiwan e più della Catalogna o del Belgio), con una popolazione di circa 10,5 milioni di abitanti. C’è spazio, e anche on gradevole clima tropicale, che ne fa, normalmente, la destinazione turistica dei cinesi.

Se annettere Taiwan, per usare un eufemismo, appare “poco praticabile” nel breve termine, Pechino ha deciso di costruire la sua isola del libero scambio “in casa”. Un tempo considerato il “Far West” agricolo della Cina (famoso per gomma e minerali), Hainan sta completando una trasformazione radicale.

Haiku , capitale di Hainan,

Cosa cambia dal 18 dicembre: il porto franco

Il piano è ambizioso e mira al pieno sviluppo entro il 2035. L’avvio di dicembre è il test fondamentale. Le autorità locali, guidate da Wang Changlin dell’Ufficio Riforme, confermano che i preparativi sono ultimati.

Il cuore del progetto è la politica “Zero Tariffe”. Vediamo i punti chiave:

  • Eliminazione Dazi: Il numero di linee tariffarie con prodotti a dazio zero nel porto franco salirà dal 21% al 74%. Si passerà da circa 1.900 a 6.600 articoli esenti.
  • Valore Aggiunto: Questo è il punto cruciale. I prodotti importati che subiranno una lavorazione ad “almeno il 30% di valore aggiunto” ad Hainan potranno poi entrare nel resto della Cina continentale senza pagare dazi doganali.
  • Incentivi: Forti sgravi fiscali sono previsti per i settori chiave: high-tech, servizi avanzati, energie alternative e, ovviamente, turismo (l’isola punta a passare da 60 a 80 milioni di visitatori annui).

 

Porte (quasi) aperte

L’obiettivo è chiaro: attrarre le sedi regionali e internazionali delle multinazionali. Per farlo, Pechino è disposta a fare concessioni impensabili altrove nella Cina continentale:

  • Telecomunicazioni: Gli investitori stranieri potranno detenere quote di maggioranza (fino al 51%) nelle società di telecomunicazioni.
  • Assicurazioni: Rimossa la restrizione sulla proprietà di maggioranza nelle assicurazioni sulla vita.
  • Aeronautica: Liberalizzazioni simili per la progettazione, produzione e manutenzione di aeromobili.

Sono già stati firmati centinaia di accordi con colossi come Ikea, Merlin Entertainments (quelli di Legoland) e Avis. Persino il gigante statale del turismo, China National Travel Service Group, ha spostato il suo quartier generale da Pechino a Haikou (capitale di Hainan).

C’è però un limite netto, che la differenzia da Macao: niente scommesse, in particolare niente corse di cavalli. Il modello è business e turismo, non gioco d’azzardo.

In sintesi, la Cina sta costruendo un concorrente diretto e interno a Hong Kong, più grande, più moderno e, soprattutto, senza le “complicazioni” politiche e l’autonomia ereditata dal passato coloniale. Un gigantesco esperimento di globalizzazione con caratteristiche cinesi, pronto a diventare il principale hub tra l’Oceano Pacifico e l’Indiano. Resta il fatto che sono libertà limitate e concesse. Però meglio che niente.

Domande e Risposte dei Lettori

1. Perché la Cina sta creando una “nuova Hong Kong” se ne ha già una?

Principalmente per due motivi: controllo e dimensioni. Hong Kong, pur sotto la sovranità cinese, opera con un sistema legale ed economico ereditato (Common Law) e ha dimostrato una forte turbolenza politica. Hainan, invece, è una provincia cinese standard, il che garantisce a Pechino il pieno controllo politico sull’esperimento economico. Inoltre, Hainan è circa 30 volte più grande di Hong Kong, offrendo spazio illimitato per infrastrutture, industrie pesanti e logistica su una scala che a Hong Kong è fisicamente impossibile.

2. Questo nuovo porto franco di Hainan danneggerà l’economia di Hong Kong?

È molto probabile che creerà una forte concorrenza. Hainan non sostituirà Hong Kong nel breve termine, specialmente nel settore finanziario, dove HK gode ancora di una reputazione globale e di un sistema legale (Common Law) preferito dagli investitori internazionali. Tuttavia, per quanto riguarda il commercio di beni, la logistica, l’industria high-tech e il turismo, Hainan è progettata per essere più attraente, più grande e con un accesso diretto (e potenzialmente senza dazi, grazie alla regola del 30%) all’enorme mercato della Cina continentale.

3. Cosa significa concretamente la regola del “30% di valore aggiunto”?

È l’incentivo chiave per le aziende. Un’azienda straniera può importare materie prime a Hainan senza dazi. Se le trasforma sull’isola (assemblando, raffinando, ecc.) aggiungendo almeno il 30% al loro valore originale, il prodotto finito può essere venduto nel resto della Cina continentale senza pagare i normali dazi di importazione cinesi. Questo trasforma Hainan da un semplice porto di transito a una vera e propria base di produzione e assemblaggio esentasse, con l’obiettivo di attrarre intere filiere produttive e non solo uffici commerciali.

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