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Guerra dei Dazi: la Cina serve il conto all’Europa (formaggi e maiale nel mirino)

Dazi Cina-UE: stangata fino al 42% su formaggi e maiale. La ritorsione di Pechino è servita.

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La risposta di Pechino alle misure protezionistiche di Bruxelles non si è fatta attendere. Nel mirino finisce l’agroalimentare europeo, già provato dalle politiche interne, con nuovi dazi su latticini e carne suina. È la legge del taglione commerciale, in un gioco a somma negativa dove l’UE rischia di farsi molto male, anche perché è molto timida nel reagire. 

Non c’è pace per il commercio internazionale, e soprattutto non c’è pace per l’agroalimentare europeo. La Cina ha deciso di passare dalle parole ai fatti, rispondendo colpo su colpo alle iniziative della Commissione Europea. Se Bruxelles alza barricate sulle auto elettriche cinesi e minaccia l’acciaio, Pechino colpisce dove il tessuto produttivo europeo è più sensibile e politicamente esposto: il cibo.

La stangata sui latticini

La notizia fresca, battuta lunedì mattina, è che il Ministero del Commercio cinese ha annunciato l’imposizione di dazi provvisori compresi tra il 21,9% e il 42,7% su alcuni prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione Europea.

La misura, che entrerà in vigore il 23 dicembre, è il risultato di un’indagine anti-sovvenzioni che, secondo Pechino, avrebbe dimostrato come i produttori europei godano di aiuti indebiti. Una mossa tecnica, ma dal sapore squisitamente politico, che mira a colpire le esportazioni di formaggi e derivati del latte, eccellenze dell’export continentale.

Il dossier carne suina: dazi confermati (ma ridotti)

Pochi giorni prima, Pechino aveva chiuso anche il cerchio sull’indagine relativa alla carne suina. Dopo aver minacciato aliquote monstre fino al 62,4%, il governo cinese ha optato per una mano più “leggera”, ma comunque punitiva.

I dazi definitivi antidumping sul maiale europeo si attesteranno tra il 4,9% e il 19,8% e resteranno in vigore per cinque anni. Ecco i dettagli chiave della misura:

  • Chi colpisce: Spagna, Paesi Bassi e Danimarca saranno le nazioni più penalizzate.
  • Cosa colpisce: Tutti i tipi di prodotti a base di carne suina (freschi, congelati, essiccati, affumicati) e, soprattutto, i sottoprodotti come orecchie, musi e zampe.
  • Il paradosso: L’Europa esporta in Cina ciò che qui consumiamo meno (i cosiddetti “quinti quarti”), considerati prelibatezze in Asia.

Il Ministero del Commercio cinese ha giustificato la mossa sostenendo che l’UE stia facendo dumping, vendendo sottocosto e danneggiando l’industria suina locale. Un’industria cinese che, peraltro, sta già soffrendo per un eccesso di offerta e una domanda interna debole causata dal rallentamento economico.

Il contesto: una ritorsione chirurgica

Sarebbe ingenuo leggere queste notizie come semplici dispute di settore. Siamo di fronte a una ritorsione strutturata e proattiva. La Cina, che vanta ancora un surplus commerciale enorme verso l’UE (oltre 300 miliardi di euro l’anno scorso), non intende subire passivamente la nuova dottrina protezionista di Bruxelles.

Le misure cinesi sono la risposta diretta a tre fronti aperti dall’Europa:

  1. Dazi sulle auto elettriche (EV): La pietra dello scandalo che ha avviato le indagini incrociate.
  2. Pacchi e-commerce: La decisione UE di tassare le spedizioni di valore inferiore ai 150 euro a partire da novembre 2026.
  3. Acciaio: Le discussioni in corso su dazi tra il 25% e il 50% per fermare l’acciaio cinese che sta inondando il mercato.

Nonostante l’enorme surplus commerciale cinese Bruxelles fa molta fatica ad applicare dazi per l’opposizione continua di Berlino.

L’autolesionismo europeo

L’aspetto più amaro di questa vicenda è che l’Unione Europea sembra essersi messa all’angolo da sola. Mentre Bruxelles cerca di proteggere settori industriali in difficoltà (spesso per ritardi tecnologici propri), espone al fuoco di rappresaglia un settore, quello agroalimentare, che è già in rivolta contro le sbagliate politiche della PAC (Politica Agricola Comune) e del Green Deal.

La Cina agisce in modo pragmatico: colpisce dove fa più male politicamente. L’agricoltore europeo, già strangolato dalla burocrazia di Bruxelles, ora si vede chiudere uno dei mercati di sbocco più importanti. È un capolavoro di eterogenesi dei fini: per salvare l’auto elettrica (che i consumatori europei faticano a comprare), sacrifichiamo il parmigiano e il prosciutto.


Domande e risposte

Perché la Cina ha scelto proprio latte e maiale per rispondere all’UE?

La Cina utilizza una strategia “chirurgica”. Colpire l’agroalimentare significa danneggiare direttamente la base elettorale di molti paesi europei (come Francia, Spagna e Italia) che hanno spinto per i dazi sulle auto elettriche. Inoltre, mentre l’Europa ha bisogno della tecnologia cinese (batterie), la Cina può trovare fornitori alternativi per carne e formaggi (ad esempio in Sud America o Russia), rendendo questa mossa dolorosa per l’UE, ma gestibile per Pechino.

Questi dazi avranno un impatto sui prezzi per i consumatori europei?

Paradossalmente, nel breve termine potrebbe esserci un calo dei prezzi di alcuni prodotti suini in Europa a causa dell’eccesso di offerta che non viene più esportato. Tuttavia, questo scenario danneggerebbe gravemente i margini dei produttori, portando a fallimenti e, nel lungo periodo, a una riduzione della capacità produttiva che farebbe risalire i prezzi. È un danno strutturale per l’intera filiera zootecnica continentale.

C’è speranza che questa guerra commerciale finisca presto?

Al momento sembra improbabile. Le posizioni si stanno irrigidendo. L’UE ha in programma nuove strette sull’acciaio e sulle spedizioni e-commerce a basso costo (tassazione sotto i 150 euro dal 2026), mentre la Cina ha dimostrato di essere pronta a rispondere colpo su colpo. Fino a quando non ci sarà un tavolo negoziale politico serio, che superi la logica delle sanzioni incrociate, la tendenza sarà verso un’escalation protezionistica.

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