Attualità
GUARINO: LE MIE VERITA’ SULL’EUROPA, IN ANTEPRIMA SU SCENARI ECONOMICI
La redazione di Scenari Economici ringrazia il Prof. Giuseppe Guarino per aver consentito la pubblicazione in anteprima del capitolo conclusivo del suo nuovo saggio sull’Europa.
L’art. 2 del Trattato TUE specifica che l’obiettivo della Unione è in “uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità, una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenza dei risultati economici”.
L’articolo procede, inserendo specificamente tra i compiti della Comunità, oggi UEM, “un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli Stati membri”.
Nell’art. 118 TUE sono elencati gli obiettivi specifici che concorrono al conseguimento dell’elevato livello di occupazione e di partecipazione statale. Sono: “l’occupazione; il diritto al lavoro e le condizioni di lavoro; la formazione e il perfezionamento professionale; la sicurezza sociale; la protezione contro gli infortuni e le malattie professionali; l’igiene del lavoro; il diritto sindacale e le trattative collettive tra datori di lavoro e lavoratori”.
Dal collegamento con l’art. 117, si deduce che il compito di realizzare gli obiettivi dell’art. 2, come specificati nell’art. 118, è attribuito non allo Stato, bensì al “mercato comune”.
Nell’ulteriore collegamento degli artt. 117 e 118 con l’art. 110 TUE, il mercato comune assume la specificazione di mercato “globale”, soggettivamente identificato agli inizi in un gruppo di 21 banche commerciali internazionali che avevano dato vita ad un fenomeno assolutamente nuovo, quello della creazione di liquidità internazionale ad opera di soggetti di diritto privato.
Alla esistenza di uno Stato concorrono tre elementi, il territorio, il popolo (la collettività insediata nel territorio), la “sovranità”. La sovranità consiste nel dominio assoluto su ogni parte del territorio e sulla collettività (ed ogni componente della stessa) insediata nel territorio, con esclusione di qualsiasi ingerenza di ogni altro Stato o di qualsiasi altra entità, a meno che non vi è stato il consenso preventivo o, soggiunga quello successivo da parte dello Stato sovrano.
Il TUE (Maastricht), e già da prima il Trattato CEE, sottraendo allo Stato membro le competenze e le responsabilità in settori fondamentali (quello delle materie elencate nell’art. 118, che concretizzano la formula dello Stato sociale), ha trasformato i Paesi membri in una entità che non è più uno Stato, essendo venuto a mancare uno degli elementi costitutivi essenziali, la sovranità. Come non sono Stati i Paesi membri, così a maggior ragione non lo sono la CEE ed oggi l’UEM.
Dal carattere di “non” Stato assunto dai Paesi membri, è originata una situazione paradossale. Il continente europeo che, a mezzo dei suoi Stati, sin dai tempi lontani della civiltà egeca, poi greca, è alla base dello sviluppo umano, si trova oggi ad essere l’unico territorio (fatte salve le sole aree residue) privo di Stati. Tutto il resto del pianeta, in concreto la quasi totalità, è ripartita tra Stati.
Il dato formale della assenza di sovranità sarebbe sufficiente per dar seguito alla nostra indagine. L’analisi (e questo è un dato rilevante ai fini della ricerca della soluzione) è avvalorata dalla constatazione che “l’opinione” degli Stati (l’espressione adoperata all’art. 117 è “gli Stati ritengono”), che il mercato sarebbe riuscito da solo a realizzare le condizioni di benessere della collettività e delle attività lavorative, si è rivelata fallace. Ciò è dovuto alle leggi ferree della concorrenza cui soggiace il mercato. Il continente europeo è piccolo, usurato da millenni di storia, e confina in tutta la sua parte meridionale con un mare sostanzialmente interno. Il resto del mondo offre invece spazi enormi da valorizzare, risorse sconfinate, materie prime rare, masse ingenti di mano d’opera a buon mercato, spazi liberi da infrastrutture secolari da dover non solo rispettare, ma anche utilizzare.
Quanto alle ricchezze iniziali, la Relazione finale del Governatore della Banca d’Italia, già nel 1960, attestava che, nonostante che gli Stati Uniti fossero usciti dalla guerra come prima potenza mondiale, non solo militare e politica, ed anche più ricca del mondo, la situazione relativa alla bilancia dei pagamenti del continente europeo e degli Stati Uniti si era rovesciata a favore dell’Europa.
L’Europa non ha tratto frutti dalla finanza internazionale. In più non ha potuto evitare di essere essa stessa finanziatrice del resto del mondo. La rapida crescita degli anni cinquanta l’avevano collocata al primo posto, con precedenza sugli USA. Data la distanza iniziale, le sue condizioni di benessere, pur scemate, restavano complessivamente superiori. Ancora oggi, con un PIL pro-capite inferiore, grazie alla maggiore popolazione, l’Unione europea compete con gli USA per il primato tra le economie del mondo. L’Europa è il primo acquirente degli USA ed il primo investitore negli USA. E’ il secondo acquirente della Cina. Primi sono gli USA. Europa, USA e Cina finanziano con i loro acquisti il resto del mondo.
Dal quadro generale, esposto per somissimi capi, risulta che gli andamenti dell’Europa dipendono per la maggior parte da incontri/scontri di flussi e di fattori esterni, la cui forza va molto al di là delle condotte nella quotidianità prescritte dei singoli Paesi membri e degli organi dell’Unione. Non va poi trascurato che la Commissione, cui sono attribuite funzioni corrispondenti a quelle di un Governo, è composta da membri scelti per la loro “competenza generale”, scelti in assenza di ogni collegamento diretto con i popoli degli Stati membri.
In tali condizioni, se si vogliono invertire le tendenze, più che formulare programmi, si deve penetrare nell’assetto esistente con elementi che avrebbero dovuto esservi presenti e che invece mancano o all’opposto eliminano qualcosa che c’è di troppo.
Primo elemento indispensabile per la crescita è la presenza di fattori utili, allo stato inadeguatamente o per nulla valorizzati. Li si individua agevolmente. Sono il deperimento strutturale, il numero dei disoccupati, il numero delle medie e piccole imprese costrette a chiudere i battenti, i promettenti risultati di ricerche scientifiche cui non sia dato sapersi, opere pubbliche interrate, e così via.
I beni ed i fattori da soli non producono ricchezza. Perfino l’oro e i titoli ammessi a riserva dalle Banche centrali e dalla BCE se non gestiti in modo coerente con le funzioni delle istituzioni di appartenenza, non servono a nulla. E’ come se non esistessero.
Si pone quindi il problema della ricerca dei mezzi finanziari indispensabili per utilizzare il fattore esterno in funzione della crescita.
Per produrre “crescita sostenibile” bisogna disporre di fattori, ma anche di fattori che siano adeguati, nella quantità maggiore.
In Europa mancano nella quasi totalità i fattori che hanno concorso allo sviluppo globale, grandi spazi, materie prime, masse di lavoratori a basso costo, e così via. Ma ne esistono altri e sono adeguati. Sono spesso frutto di esperienze millenarie. Vi sono luoghi storici, bellezze naturali la cui notorietà si è affermata nei secoli, lavorazioni artigianali specifiche di ogni Paese membro. Disponibilità di mano d’opera adeguata a tali possibili impieghi.
Sappiamo che la finanza internazionale, nelle condizioni attuali, che permarranno probabilmente nel prossimo futuro, non è interessata a finanziare imprese in Europa. E’ attratta dai mercati in rapido e straordinario sviluppo o sottosviluppati. Tornando all’Europa, abbiamo accertato che i Paesi membri sono privi di sovranità. Non sono in grado di operare come Stati. Devono soggiacere alle regole dei Trattati e questi hanno assoggettato gran parte dei poteri propri dello Stato sovrano alla finanza internazionale.
E’ qui che si inserisce una riflessione che ci conduce direttamente alla soluzione. Abbiamo detto che c’erano due punti da chiarire. Il primo riguarda l’accertamento dell’esistenza di fattori produttivi valorizzabili. La risposta è positiva. Esistono.
Il secondo riguarda l’accertamento circa l’esistenza di una entità dotata della capacità di provvedere all’acquisizione dei fattori necessari per l’utilizzazione dei fattori disponibili. Il meccanismo ha mostrato che l’auto potrebbe essere rimessa in moto. Bisogna procurarsi la benzina.
La finanza internazionale, come si è accertato, non è interessata a provvedervi. I Paesi membri non possono farne parte perché sono soggetti ai Trattati.
Arriviamo così ad una constatazione decisiva. Manca lo “Stato sovrano”. Esiste ancora? Si, esiste! E’ lo Stato che ha stipulato il Trattato o, che in tempi successivi vi ha dato adesione. Lo ha fatto ed ha potuto farlo solo in quanto “sovrano”. In tale qualità può far valere tutti diritti, al cui riconoscimento la e le controparti si sono impegnate al momento dell’adesione.
Il discorso ora si sposta. Si deve accertare se esistano nel Trattato UE norme che consentano allo Stato stipulante sovrano di obbligare le istituzioni dell’Unione ad utilizzare propri mezzi finanziari per alimentare i fattori produttivi esistenti, sottoutilizzati, o che comunque è possibile valorizzare. La risposta anche questa volta è affermativa. L’art. 21 dello Statuto della BCE, (Protocollo n. 3) viene correntemente interpretato in senso restrittivo. L’articolo consente invece alla BCE di assorbire titoli dallo Stato immessi nel mercato alle medesime condizioni di qualsiasi altro acquirente. L’articolo va letto in connessione con l’art. 104A del Trattato UE che annullerebbe gli aiuti alle istituzioni dell’Unione, quindi anche ai Paesi membri, se la erogazione si basa “su valutazioni prudenziali”.
Lo Stato sovrano stipulante ha quindi un chiaro diritto a che sia consentito di sottoporre al Consiglio dell’Unione una richiesta di finanziamento, alla cui erogazione dovrebbe provvedere la BCE, in funzione di una prospettiva realistica di crescita realizzabile con la valorizzazione di fattori produttivi esistenti, ma allo stato inutilizzati od insufficientemente utilizzati. Non ai soli Stati che si trovino attualmente in palesi difficoltà, ma a tutti indistintamente dovrebbe essere riconosciuto il titolo a formulare una idonea richiesta. Oggi non c’è da farsi illusioni. Fattori inutilizzati e valorizzabili li hanno tutti i Paesi membri, anche se di natura e in misura diversi l’uno dall’altro, così come è stata diversa la storia millenaria di ciascuno di loro. La decisione sul finanziamento, da erogarsi dalla BCE, spettava al Consiglio europeo sulla base di una rigorosa valutazione prudenziale. Non potrebbe essere annullata negli anni successivi la richiesta di Stati di cui le precedenti domande fossero risultate inficiate da vizi, sfuggiti alla valutazione perché non approvati o intenzionalmente celati.
Le condizioni esterne sembrano le più favorevoli per un rilancio dell’Europa. Il prezzo del petrolio continua ad essere basso. Anche il livello della inflazione è adeguato.
Da notizie che trapelano, sembra che il Consiglio UE intenda chiedere alla Grecia un qualche ulteriore sacrificio. Sarebbe un errore tragico. L’Europa non può imporre ulteriori misure di rigore dopo i troppi errori delle decisioni prese il 1.1.1991, nel 2011 e nel 2013, ed alcune delle quali commettono illeciti, anche costituzionali, che per prudenza non si sono fatti rilevare.
Un precedente storico ci consentirà di chiudere con un sorriso ed una certa speranza. Il giovane Luigi XIV, desideroso di gloria, assunto il comando dell’esercito si avviò alla ripresa delle ostilità contro gli Asburgo. Si combatté nelle Fiandre. Sul campo erano ancora disseminati i resti dei morti da combattimenti dell’anno antecedente. Il giovane Luigi viene colto da altissime febbri. Si chiede l’intervento dei luminari della Sorbona. Arrivano sempre in tre (dice qualcosa questo numero?). Sono rigorosamente vestiti di nero e con il tocco. La comprensibile diagnosi: colera! Terapia: sanguisughe. L’angusto paziente deperisce. Preghiere a Parigi nella cattedrale e in tutte le principali chiese. Un luminare lombardo è di passaggio a Parigi. Viene prelevato e condotto a visitare il paziente. Diagnosi: colera. Terapia: salasso. La situazione è giudicata tragica. Qualcuno a quel punto ricorda (il paziente nel frattempo è stato trasportato nei pressi di Calais) che nei dintorni c’è un medico (si sarebbe detto oggi il medico condotto), che gode di buona fama. E’ anziano. Ma è saggio ed onesto. Ha una bevanda di sua composizione. Lo si condusse dall’angusto paziente. E’ terrorizzato. Se il giovane morisse tra le sue braccia, una sua condanna sarebbe certa. Somministra la bevanda. Ha effetti purgativi. La fibra del giovane “sovrano” è forte. Re Luigi si libera. Funzioni di ringraziamenti in Notre Dame e in tutte le chiese. Il Regno è salvo. Avrà il suo Re Sole! Anche per l’Europa il sole risplenderà.
Giuseppe Guarino
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