Attualità
Green economy: opportunità mancata o inganno ambientale?
Green economy: opportunità mancata o inganno ambientale?
Quando si pensa alla green economy, la mente corre subito all’agenda europea e ai suoi serrati obiettivi, con scadenze che da qui al 2030 mirano a una drastica riduzione delle emissioni industriali e del consumo energetico. Ma questa transizione non doveva creare nuove opportunità lavorative a basso impatto?
La corsa della nuova green economy
Gli obiettivi accelerati della green economy hanno messo in mostra l’elettrificazione della mobilità come simbolo delle nuove direttive europee, ma in realtà stanno incidendo su tutta la filiera produttiva e di consumo. Eppure, in origine, l’obiettivo della green economy era diverso: creare nuove opportunità di business in sintonia con l’ambiente. Solo pochi anni fa, il focus era su concetti come filiera corta, Km0, economia circolare, tutte parole chiave che aprivano nuove prospettive per piccole e medie imprese. Concetti che, indubbiamente, hanno ispirato l’idea di un business sostenibile e a misura d’uomo, dove il riutilizzo delle materie prime e una logistica efficiente potevano generare valore.
Ma con l’espansione del mercato, i contorni sono diventati sempre più sfumati, tanto che la green economy sembra oggi più una strategia di comunicazione che una reale pratica produttiva. E così, con l’aumentare delle adesioni al “green”, ogni azienda è diventata magicamente sostenibile.
Parola chiave della green economy #1: CO₂
Parlare di CO₂ significa semplificare un tema complesso che, dagli anni ’90, è passato dall’inquinamento all’ossessione per il riscaldamento globale, due problemi sostanzialmente diversi. Oggi, il riscaldamento globale ha un solo colpevole: l’anidride carbonica, che è stata trasformata nel nemico assoluto, dimenticando che è anche un elemento vitale per il pianeta.
Perciò la strada è la decarbonizzazione, a cominciare dalla circolazione dei veicoli su strada. Poco importa se l’intero settore automobilistico europeo, con il suo indotto, ne risente pesantemente, mentre figure come DiCaprio, Gates e Bezos continuano a utilizzare jet privati e yacht inquinanti.
Noi intanto, mi raccomando, continuiamo a preferire le scelte ecologiche…
Parola chiave della green economy #2: la plastica negli oceani
La plastica negli oceani è un problema concreto e visibile, spesso mostrato in foto e video. Tuttavia, viene da chiedersi quanto sia reale il nostro contatto diretto con questo fenomeno: chi di noi ha mai visto davvero una delle immense isole di plastica galleggiare? Si parla tanto di cormorani uccisi dai tappi di plastica, anche se la maggior parte di noi non ha mai visto un cormorano dal vivo.
Qui il tema non è tanto quello delle microplastiche, di cui anche la fast fashion è una delle maggiori cause, ma proprio l’immagine della plastica che inquina i mari.
Le soluzioni europee
Oltre al supporto economico per la guerra in Ucraina, altre “soluzioni green” adottate dalla Commissione europea comprendono la decarbonizzazione e l’obbligo di tenere attaccato il tappo alle bottiglie di plastica. La decarbonizzazione sta colpendo duramente l’industria europea, proprio come sta accadendo al settore automotive.
Il nostro scopo oggi non è cercare complotti, ma evidenziare chi sono i reali responsabili dell’effetto serra e della plastica negli oceani.
Chi produce più CO₂ al mondo?
Il libro “Economia Spiegata Facile” lo chiarisce: mentre le statistiche mostrano che l’Europa è un emettitore relativamente basso, alcuni Paesi emergenti come l’India hanno una maggiore variabilità nelle emissioni.
E l’Italia? Secondo diverse fonti, l’Italia contribuisce tra lo 0,85% e l’1,6% della CO₂ globale.
Dati assoluti sulla produzione di CO2 espressi in tonnellate.
Produzione di CO2 pro capite.
Quali sono le attività umane che producono più CO₂?
Osservando i principali produttori globali di CO₂, il settore dei trasporti e l’aviazione si distinguono, rivelando che la globalizzazione è uno dei principali colpevoli. Solo 20 navi cargo inquinano quanto tutte le auto con motore a combustione interna nel mondo.
Come ampiamente documentato nel Libro di Economia Spiegata Facile: ci sono 60.000 navi cargo che solcano gli oceani; pensate che bastano appena 20 per inquinare come tutto il parco auto mondiale trazione endotermica. Che sia l’auto elettrica la soluzione?
SCOPRI DI PIÙ SU QUESTO LIBRO
E l’Italia?
Un grafico mostra come l’Italia abbia ridotto del 50% la produzione di CO₂ negli ultimi 18 anni, un risultato notevole senza dover ricorrere a tasse sul carbonio.
Da dove viene tutta questa CO₂, allora? Mentre noi limitiamo il riscaldamento in inverno e vietiamo falò, aziende come la cinese Baowu Steel emettono più CO₂ dell’intero Pakistan. Alcuni dati mostrano che il 70% delle emissioni mondiali proviene da 100 aziende, la maggior parte delle quali cinesi.
Plastica negli oceani: chi inquina di più?
La plastica negli oceani è per il 90% rilasciata da circa 10 fiumi principali, e nessuno di essi è europeo.
Abbiamo davvero bisogno di norme sull’obbligo dei tappi attaccati?
LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO CON TUTTE LE FONTI
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login