Attualità
Gli Houthi fanno crollare il commercio dal porto di israeliano di Eilat dell’85% e colpiscono sino all’Oceano Indiano
Questa settimana l’amministratore delegato del porto israeliano di Eilat ha confermato che gli attacchi degli Houthi ai trasporti marittimi del Mar Rosso hanno avuto un impatto devastante sui flussi di merci in entrata nel paese.
L’amministratore delegato Gideon Golber ha dichiarato a Reuters: “Si chiude la principale arteria di navigazione del porto di Eilat. E quindi abbiamo perso l’85% dell’attività totale”. Tuttavia, Eilat – che gestisce principalmente le importazioni di automobili da un lato e le esportazioni di potassio dall’altro – è molto più piccolo dei due porti mediterranei più grandi di Israele, Haifa e Ashdod. In tempi migliori, anche le navi da crociera vi fanno regolarmente scalo, dato che la regione è ricca di località turistiche.
Tuttavia, l’obiettivo degli Houthi di danneggiare l’economia e la capacità di importazione/esportazione di Israele sembra avere effetto e potrebbe peggiorare. “Abbiamo ancora un piccolo numero di navi per l’esportazione di potassio, ma credo che con una destinazione in Estremo Oriente non viaggeranno più in quella direzione. Quindi anche questo diminuirà”, ha aggiunto Golber nella sua dichiarazione.
Quello che sta accadendo al traffico di Eilat potrebbe essere un segno delle cose che accadrannp nei porti più grandi di Israele sul versante del Mediterraneo. La posizione di Eilat è la più importante e strategica, poiché si trova a sud del Golfo di Aqaba e offre a Israele una rotta verso l’Oriente senza dover navigare nel Canale di Suez.
Secondo un’analisi di Al Jazeera, il traffico a Eilat si è fermato:
Israele, il primo obiettivo diretto degli Houthi, ha già risentito dell’interruzione del commercio marittimo. Il traffico attraverso il porto meridionale di Eilat, situato in una città che è anche una destinazione turistica, si è fermato e il futuro prevedibile sembra incerto a causa dell’infuriare della guerra.
L’Egitto, che già prima della guerra si trovava ad affrontare un’economia in difficoltà, potrebbe risentire pesantemente del rallentamento del commercio, oltre alla diminuzione delle tariffe di transito per le merci che attraversano il Canale di Suez, da cui dipende fortemente.
L’Europa e gli Stati del Mediterraneo sono destinati a subire le perdite maggiori se la situazione attuale dovesse persistere a lungo termine, dato che molte delle navi che trasportano merci da e verso questi Paesi sono state colpite.
Nel frattempo l’area degli attacchi dei droni si è allargata: una nave cisteerna di prodotti chimici che operava nell’Oceano Indiano è stata colpita da un drone d’attacco iraniano sabato, ha dichiarato un funzionario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il settimo attacco iraniano a navi commerciali dal 2021.
“La motonave CHEM PLUTO, una nave chimichiera battente bandiera della Liberia, di proprietà giapponese e gestita dai Paesi Bassi, è stata colpita intorno alle 10.00 ora locale (6.00 ora di Greenwich) di oggi nell’Oceano Indiano, a 200 miglia nautiche dalla costa dell’India, da un drone d’attacco unidirezionale sparato dall’Iran”,
Un drone d’attacco unidirezionale è progettato per colpire il suo obiettivo piuttosto che tornare all’origine. “Non ci sono state vittime e l’incendio a bordo della petroliera è stato spento”, ha dichiarato il funzionario della difesa.
“Nessuna nave della Marina statunitense si trovava nelle vicinanze”, ha dichiarato il comunicato, aggiungendo che il Comando Centrale delle Forze Navali stava comunicando con la nave colpita.
La nave era partita dall’Arabia Saudita il 19 dicembre e sarebbe dovuta arrivare nella città portuale sudoccidentale di Mangalore, in India, il 25 dicembre.
Questo evento viene a segnalare un maggiore impegno nell’attacco a navi mercantili in un’area sinora ritenuta sicura. Inoltre c’è da attendersi che alche altre forze navali, soprattutto quelle indiane, vengano a questo punto coinvolte nel controllo e nella sicurezza del commercio oceanico, anche se questa attività verrà a comportare un costo molto alto, che qualcuno, cioè i commercianti, dovranno pagare.
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