Esteri
Gli americani a Novembre probabilmente voteranno per la pace nel mondo: come dice Snowden, una scelta tra Trump e Goldman Sachs
Purtroppo è così, la democrazia si concentra in alcuni paesi, gli altri subiscono gli eventi. E’ la storia del mondo, da millenni.
Oggi abbiamo l’elezione USA più importante dall’inizio dello scorso secolo, elezione in cui gli sfidanti vogliono rappresentare da una parte la rottura col passato (D. Trump) e dall’altra l’origine e la difesa delle politiche macro economiche mai sperimentate prima nella storia dell’uomo, leggasi le politiche socio-economiche degli ultimi 10 anni e prima ancora con Greenspan che ci hanno portato a creare moneta dal nulla, carta straccia si potrebbe dire, nella pia speranza che tanto battente monetario non si trasformi prima o poi in inflazione, anzi in iper-inflazione. Sempre la storia ci dice che, affinché la trasformazione inflattiva avvenga [e normalmente avviene sempre], si necessita di un evento scatenante, una guerra, una crisi mondiale o qualcos’altro che spinga i consumatori agli acquisti da panico (…).
Mille parole si sono spese su Trump e sulla Clinton, troppe parole: alla fine il trucco è sempre lo stesso, inondare gli astanti di informazioni e sarai certo che non capiranno assolutamente nulla, le solite informazioni “indirizzate” a somma zero.
Io per una volta la voglio metter giù facile facile, senza ideologie e/o antipatie: in breve, la scelta dei cittadini americani sarà tra un presidente di continuità con le (scellerate, opinione dell’autore) politiche che ci hanno condotto al disastro finanziario del QE globale, politiche impersonificate nella grande amica di Wall Street H. Clinton, e quelle di rottura, con un inevitabile ritorno alle origini, agli interessi americani e ad un minore interventismo ideologico all’estero che ha caratterizzato le presidenze soprattutto – ma non solo – Dem dalla morte di JFK in avanti, ossia D. Trump.
Alla fine è semplice da capire, Donald Trump vuole cavalcare la pancia della gente ed il malcontento di politiche che anche lato Dem, la parte più sociale della politica americana, hanno condotto ad una enorme concentrazione di ricchezza tra i super ricchi, alla sparizione della classe media che ha fatto grande l’America. Ossia alla fine del sogno americano, con annessa “creazione” della gran massa di poveracci necessari/condannati a spendere per tenere su la baracca da cui traggono linfa sempre gli stessi. Non a caso l’onda di rottura (Trump) arriva da un americano vero, WASP, che ha fatto fortuna e che nello spirito più nobile degli yankees non è interessato a null’altro che a farsi ricordare per aver fatto anche qualcosa di buono oltre ad aver accumulato in modo certamente selvaggio stile cow boy immani fortune speculando e rischiando. Negli USA il familismo amorale che dà continuità al patrimonio – e quindi alle rendite, alla famiglia, al potere tout court – non esiste, esiste la meritocrazia, la stessa che “obbliga” moralmente anche lato Dem il famoso Warren Buffet ad annunciare che lascerà il suo immane patrimonio solo in minima parte al figlio. Proprio come da noi…
Anche e soprattutto per queste ragioni dobbiamo stimare gli americani.
Appunto, la scelta di novembre prossimo sarà tra chi deve giustificare la correttezza delle politiche attuali – H. Clinton – e chi invece vuol dire chiaramente al mondo che dette politiche sono state un errore e bisogna correre ai ripari. Il vero problema è che, sembra, la corrente clintoniana non avrebbe nessuna remora anche a scatenare una guerra mondiale sfidando Russia, Cina e chi per esso per autogiustificarsi ed autoassolvere i propri errori passati [come vediamo ogni giorno sui media]. Trump farebbe il contrario, in forza di un sano pragmatismo anglosassone di stampo tradizionale “nel bene dei cittadini americani” riappacificherebbe i rapporti con Mosca, si ritirerebbe dagli scenari globali mantenendo solo gli avamposti significativi (ad esempio, chiederebbe alla Germania, così ricca, di pagare per la difesa militare data dalla NATO e quindi dall’America) ecc. Ossia cancellerebbe molte delle rendite di posizione che si sono sedimentate in 70 anni di pax americana, ecco perchè è così osteggiato. O meglio, è osteggiato in primo luogo dai proprietari dei media – le cd. super elites globali – che oggi lo mettono alla berlina in quanto vivono di dette rendite americane.
Quella di novembre prossimo sarà una sfida importantissima per il mondo, in cui ci sarà molto da perdere ma anche tantissimo da guadagnare, a seconda dei casi.
Vedremo, per intanto osserviamo con doveroso rispetto gli eventi politici di un paese amico. Che sceglierà anche per noi.
Mitt Dolcino
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