Attualità
Giudice della Pennsylvania respinge richieste di Trump, aprendo le porte alla Corte Suprema
Quello che sembra un colpo alle contestazioni di Trump potrebbe essere invece la maggiore accelerazione verso la soluzione finale delle elezioni USA. Sabato il giudice federale ha respinto la causa della campagna di Trump in Pennsylvania che cercava di invalidare milioni di voti, respingendo la richiesta “sorprendente” a causa della mancanza di prove e stabilendo che lo stato può procedere con la certificazione dei risultati elettorali. Il giudice del Middle District statunitense Matthew Brann, nominato da Obama, ha stabilito che la campagna presentava “argomenti legali tesi senza merito e accuse speculative” che erano “non supportate da prove”.
Le contestazioni fatte dal comitato elettorale di Trump erano sostanzialmente tre:
- i sistemi di valutazione di validità delle schede erano molto più blandi nelle contee democratiche rispetto a quelle delle contee repubblicane;
- la cancellazione dei voti a Pittsburg e Philadelphia, dove non sono stati ammessi i delegati al controllo dei voti repubblicani (in alcuni casi a malo modo);
Se questa sembra una sconfitta per Trump e per Giuliani, in realtà, come fa presente lo stesso Rudolph, non è che l’apertura per la strada al passaggio finale, cioè al giudizio della Corte Suprema degli Stati Uniti. Ora facendo ricorso contro questa decisione Giuliani potrà accedere alla Corte Suprema, e simile sarà la tattica con le altre decisioni negative delle corti statuali. Se non altro arriveremo ad una fine ufficiale della storia, il che on significa nè la sparizione di Trump dalla politica nè , soprattutto, farà sparire la certezza che pasticci e brogli abbiano condizionato le ultime elezioni.
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