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Giappone, vince Abe: ora controlla entrambe le Camere. Guida sull’Abenomics

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I RISULTATI

La coalizione del premier giapponese, Shinzo Abe, ha vinto in modo netto le elezioni per metà della Camera alta. In base a un exit poll della NHK, il Partito liberaldemocratico e gli alleati del New Komeito hanno ottenuto 74 dei 122 seggi in palio. Questo permetterà a Abe di potere far approvare la sua agenda di riforme economiche. Crollo verticale per il Partito Democratico Giapponese.

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LE DICHIARAZIONI DI ABE: AVANTI CON L’ABENOMICS

“E’ un voto per la stabilità e per il rilancio –  ha detto Abe, commentando in un’intervista alla tv Nhk l’esito del voto – . La priorità è dare rapida efficacia alle politiche economiche in modo che le persone possano beneficiare dei loro effetti, col miglioramento del tenore di vita, l’aumento dei consumi e degli investimenti da parte delle società”. Per Abe si presenta l’occasione per accelerare l’attuazione della Abenomics, le ‘tre frecce’ delle misure studiate per spingere il paese fuori dalla deflazione quasi ventennale, grazie alla politica monetaria espansiva, alla politica fiscale e alle riforme strutturali per la crescita sostenibile sul lungo termine, facendo svalutare lo Yen ed incrementando l’export ed il PIL.

Japan's Prime Minister Abe addresses cadets during a graduation ceremony at the National Defense Academy of Japan in Yokosuka, south of Tokyo

 

L’ABENOMICS

La ricetta di Abe è costituita da 3 punti principali: in primo luogo una politica fiscale espansiva mirata a stimolare la crescita attraverso l’aumento della spesa pubblica. Poi una politica di quantitive easing (ovvero una politica monetaria espansiva). Infine un programma di riforme strutturali di lungo periodo che consenta un aumento degli investimenti del settore privato, maggiore concorrenza e un innalzamento del tasso di popolazione attiva.

 Sul piano fiscale il primo ministro giapponese ha promosso un pacchetto di stimoli di circa 10,3 trilioni di yen (90 miliardi di euro), pari al 2% del pil. Parte dello stimolo fiscale servirà, inoltre, a promuovere la ricerca, lo sviluppo tecnologico e gli investimenti privati. Un altro obiettivo della politica fiscale di Abe è quello dell’espansione del welfare per le famiglie, destinato ad aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, relativamente bassa rispetto agli altri paesi sviluppati. Infine, una parte di queste risorse verrà spesa nella creazione di nuove infrastrutture e in altre opere pubbliche.

 L’espansione fiscale verrà bilanciata solo in parte dall’aumento della tassa sui consumi (la nostra Iva) dal 5% all’8% nel 2014, per arrivare al 10% nel 2015. Ciò causa un aumento del debito pubblico che nel 2013 toccherà il 11,5%. I critici di Abe ricordano che la spirale deflattiva ha avuto inizio proprio quando nel 1997 il governo guidato da Hashimoto ha alzato la tassa sul valore aggiunto dal 3% al 5%.

 La ricetta economica di Abe prevede che lo stimolo fiscale sia “accomodato”, in linea con la tradizione keynesiana, da una politica monetaria espansiva. Il governo sta cercando di coordinare il più possibile le due leve macroeconomiche in modo da rimettere in modo la crescita dell’economia e porre fine al problema della deflazione (ovvero dell’inflazione negativa) che ha colpito il paese negli ultimi anni.

 Punto essenziale e’ l’azione concertata di ministero delle Finanze e della Banca del Giappone: il primo dovrebbe stimolare la domanda attraverso il finanziamento di investimenti e opere pubbliche, il secondo dovrebbe finanziare la spesa pubblica aggiuntiva comprando titoli del debito pubblico e stampando moneta. Tale espansione monetaria prevede l’immissione nel sistema dell’equivalente di 1,4 miliardi di dollari di liquidità aggiuntiva e ha come obiettivo il raggiungimento del 2% di inflazione.

 

I PRIMI RISULTATI DELL’ABENOMICS

 L’Abenomics sembra dare buoni risultati, almeno nel breve periodo. La disoccupazione è scesa al 4,1% e la spesa delle famiglie è aumentata del 5,2%. il PIL nel 1 trimestre e’ cresciuto in modo chiaro. Inoltre da inizio anno la borsa di Tokyo ha guadagnato il 60%. L’espansione monetaria, inoltre, comporta un effetto rilevante sul mercato dei cambi, con una sostanziale svalutazione dello yen. Ciò potrebbe favorire le esportazioni giapponesi e offire un ulteriore stimolo per l’economia reale, anche se per ora cio’ non e’ avvenuto (l’export giapponese e’ legato a manifatture che operano su ordini, per cui nei primi mesi di svalutazione I “vantaggi” della svalutazione sono limitati, mentre gli svantaggi sono pieni, visto che il 50% dell’Import e’ materie prime energetiche ed agricole)

 

LE CRITICHE ALL’ABENOMICS

La 1 critica è quella relativa al possibile aumento dello spread. L’Abenomics potrebbe mettere in discussione uno dei punti forti del sistema giapponese, ovvero la capacità di finanziare un debito enorme (250% del pil) a tassi di interesse molto bassi. L’effetto combinato di inflazione, svalutazione dello yen e crescita ulteriore del debito potrebbe portare a un rialzo dei tassi e a crescenti difficoltà nel finanziamento del debito pubblico.

 Una seconda critica è quella che vede nella ricerca di coordinazione tra governo e banca centrale la causa della diminuzione di indipendenza della seconda. Ciò nel lungo periodo potrebbe portare le aspettative inflazionistiche fuori controllo, destabilizzando i mercati finanziari. Inoltre, l’abbondanza di liquidità in Giappone potrebbe causare l’uscita di un flusso di capitali che alzerebbe la domanda di bond sugli altri mercati, in particolare in Europa.

 Un’altra critica rilevante vede nelle ricette monetarie della Abenomics la possibile causa di una currency war, ovvero una competizione al ribasso delle valute. In questo scenario le principali potenze economiche globali farebbero a gara per mantenere artificialmente basso il valore della loro moneta per stimolare le esportazioni e la crescita. Ciò potrebbe avere effetti destabilizzanti sul sistema finanziario mondiale e creare incertezza sul piano del commercio internazionale.

 Altri pareri negativi sono stati espressi riguardo quella che dovrebbe essere la terza direttrice della Abenomics, ossia le riforme strutturali di lungo periodo (2) mirate a risolvere le contraddizioni strutturali che caratterizzano il Giappone e generare una crescita stabile e sostenibile. I critici sostengono che il governo Abe, che rappresenta le constituency più tradizionali del Partito liberaldemocratico, sarà in grado di promuovere politiche macroeconomiche rivoluzionarie solo se queste non altereranno lo status quo politico e avranno un alto gradimento tra i sostenitori del governo. Infatti per il primo ministro giapponese sarà molto più difficile affrontare lo scontento di gruppi di interesse e blocchi sociali politicamente fondamentali per il Jiminto (Pld).

 

By GPG Imperatrice

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