Attualità
Un altro caso a supporto della teoria che la Germania deve comprarsi il substrato industriale dei paesi suoi competitors prima che l’euro crolli: la vendita del franchising di Snaidero
Ecco un altro esempio: Snaidero vende ai tedeschi il proprio franchising, la proprietà italiana probabilmente stufa di combattere con la burocrazia italiana fatta di tassatori, di enorme farraginosità che rischia di derivare in vera e propria ingiustizia e di amministrazione fine a se stessa lascia e vende al tedesco di turno, vedasi nota di stampa tratta da Italiaoggi.it.
A parte la tristezza personale quando un ‘azienda nazionale – per di più storica come Snaidero – vende anche solo una parte (importante) allo straniero, posso solo soffermarmi sulle conseguenze, pur sempre rispettando le scelte dell’imprenditore a cui va tutta la mia stima e rispetto per quanto fatto negli anni e comunque anche per la ritengo dolorosa scelta di vendere: quando si vende ad uno straniero normalmente quello che succede è che, in tempi ben scanditi dal piano di acquisizione, gli utili e dunque le tasse vengono spostate nel paese acquirente. Nel caso dell’Italia è lapalissiano, tutti i paesi europei con la forse unica eccezione del Belgio – dove sta l’EU, ndr – hanno una tassazione maggiore dell’Italia, senza contare la difficoltà interpretativa delle nostre leggi e l’atteggiamento dell’amministrazione fiscale italiana che rende ormai provato che nell’ex Belpaese siamo ormai all’alba di una nuova forma di fascismo fiscale finalizzata al pagamento del debito, moderno fascismo per altro fomentato – se non esplicitamente voluto – dalla stessa austerità imposta da coloro che oggi ci vogliono comprare. Dopo gli utili ad andare all’estero sono l’impiego di pregio e la testa dell’azienda/la direzione, questa normalmente si trasferisce entro un paio d’anni nel luogo dove sta la sede dell’acquirente. Poi piano piano le attività produttive delocalizzabili e ad alto valore aggiunto etc. etc. Nel caso Snaidero è semplice: si vende un franchising dunque la testa e gli utili assieme all’occupazione dirigenziale ed alle tasse andranno rapidamente all’estero. Facile no?
Faccio presente che i tedeschi, come nel caso di Italcementi* [vedasi iluminante articolo proposto, in nota], devono comprare prima che l’euro crolli al fine di impossessarsi del substrato produttivo del proprio concorrente (l’Italia è il principale concorrente manifatturiero della Germania, superiore per molti versi alla stessa Germania, vedasi grafico), una moderna forma di spoliazione di un paese ormai in ginocchio a causa dell’austerità imposta dagli stessi che oggi ci vogliono comprare. Chiaramente l’acquisto di detto substrato – franchising di Snaidero e di Italcementi, negli esempi citati – dovrà essere a prezzi di mercato, sebbene scontando nel prezzo la crisi italiana, ma comunque a prezzo lauto: che volete che sia pagare, quando i tassi sono a zero! E soprattutto con lo spauracchio del futuro crollo dell’euro, i tedeschi comprando oggi le imprese italiane che valgono e che soprattutto esportano si evita che i lavativi italiani facciano in futuro competizione selvaggia alla Germania con la nuova lira svalutata nel momento in cui – solo questione di tempo – questa Europa crollerà!
Il sistema tedesco per altro brinda, gli utili verranno spostati all’estero ossia le tasse pagate a Berlino finanzieranno le spese tedesche, le pensioni tedesche ed in Italia resteranno solo i costi! E le pensioni da pagare….Complimenti! Io almeno mi espongo e chiarisco il mio pensiero ed il rischio che si corre, non venite poi a piangere in futuro quando vi sarete resi conto di essere diventati poco più di moderni schiavi italici solo consumanti e non risparmianti…
In ogni caso va chiarito che il problema prospettico della Germania è rappresentato dall’esempio di quando l’Italia era nella lira e poteva svalutare e dunque competere, il prof. M. Fortis della Cattolica ce lo spiega bene in un suo intervento a Mantova da dove sono tratte le due slides proposte, in contrapposizione a quanto asserito da un altro professore nelle sue tesi da pasdaran pro-euro, M. Monti, che però di autorevole sembrerebbe avere solo il titolo visti i pessimi risultati del suo governo per il paese che ha (purtroppo) rappresentato, o così sembra (…).
Il punto nodale è secondo chi scrive l’abbattimento del morale degli imprenditori: sono tutti stufi, non ce la fanno più a stare dietro a tassatori seriali come quelli italiani, la macchina fiscal-repressiva più efficiente al mondo! Infatti, non esiste paese al mondo che abbia un controllo così totale della situazione economica del singolo come in Italia (conti correnti, spese, patrimonio ecc. ecc.), a fronte di tasse pazzesche – ben oltre il 60% per le PMI, con punte anche del 70%, secondo la CGIA di Mestre – i prossimi anni vedranno semplicemente una spoliazione sistematica della ricchezza privata a favore del debito pubblico usando tutti i mezzi possibili, anche il semplice sospetto, magari in aggiunta a meccanismi diabolici come il blocco dei rimborsi IVA in caso di incongruità nei controlli (…). Se poi aggiungiamo che si possono sempre utilizzare moderni metodi di indagine stile caso Hacking Team – o solo il fatto che l’Italia è il paese con più intercettazioni operative del mondo occidentale** – e che la magistratura può sempre paventare il reato penale con annessa custodia preventiva, beh, il quadro si fa più che allarmante per l’ipotetico imprenditore. Chiamatela deriva autoritaria, chiamatela fascismo fiscale, chiamatela come volete non importa, il problema è la sostanza: l’Italia così facendo non ha futuro, non stupisce che chi può emigri e le imprese vendano, cosa si sta a fare in un sistema Paese così degenerato, in prospettiva?
Ed in relazione al caso Snaidero, ad indagare, scopriremmo magari che i debiti del venditore dovevano essere riequilibrati, certamente la crisi del consumo in Italia ha pesato anche sui conti del gruppo friulano, ricordando che la debacle dei consumi nazionali è indubitabilmente legata all’austerity inagurata da M. Monti ossia ai dettami dell’Europa che l’ha imposta e persevera nella forzatura a vantaggio tedesco, come spiegato in precedenti interventi*** (…).
Per intanto, tornando all’oggetto, ecco un altro segno dei tempi, una proprietà italiana rinomatissima che vende e lascia il passo allo straniero. Così facendo diventeremo solo una massa di operai non risparmianti, solo consumanti: la ciccia, gli utili, la competenza e fin anche i prodotti andranno in Germania.
Italia moderno terreno di conquista, come sempre.
Spero che il Governo, Renzi in particolare che si ritiene così lungimirante e scaltro, capisca cosa sta succedendo, gli servirà per difendersi dagli inevitabili attacchi futuri, sono certissimo che le colpe saranno tutte e solo sue, troppo indifeso, troppo giovane (in tutti i sensi), troppo poco inserito, insomma una perfetta vittima sacrificale rispetto ai suoi predecessori che, in forza delle enormi relazioni accumulate potrebbero fare male nelle proprie postreazioni nei confronti di chi vuole la fine dell’Italia come paese benestante (e dell’Europa come soggetto equo e solidale). Chiaro che tale proterva e scorretta entità ha un nome, e non faccio fatica a pronunciarlo: si chiama Germania.
Vedremo a settembre che succederà.
Jetlag per Mitt Dolcino
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