In Germania ormai non si trova un ministro della difesa capace neanche con il lanternino. L’esercito è stato visto come un elemento secondario della società e quindi la Difesa come un ministero dove mettere mediocri politii ambiziosi. Non è un caso che questo ruolo sia stato ricoperto dalla Von Der Leyen prima, e ora dalla mediocre Christine Lambrecht
Al recente meeting di ì mercoledì e giovedì sulla difesa in un hotel berlinese a Prenzlauer Berg erano presenti decine di ministri NATO, sei capi i stato maggiore, 1500 partecipanti vari, ma solo due capi di stato. Il fatto che, oltre al primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, anche Olaf Scholz (SPD) fosse tra i partecipanti, indica come il cancelliere tedesco da febbraio abbia preso in mano le redini della difesa personalmente.
Come ministro delle finanze sotto il suo predecessore Angela Merkel (CDU), si era unito ai ranghi di quei politici di governo che erano retoricamente aperti alla Bundeswehr, ma che si rifiutavano di fornire loro i fondi di cui avevano bisogno per adempiere alle loro missioni. Ora Scholz deve vedere come può rimettere in sesto le truppe, sistematicamente trascurate nell’era Merkel.
Il cancelliere non vuole lasciarlo solo al suo ministro della Difesa. Scholz aveva scelto lo stesso Christine Lambrecht (SPD) un anno fa per poter soddisfare le quote partitiche nel governo, e probabilmente riteneva che fosse adeguata a noiosi tempi normali. Poi è venuta la guerra. Lo status di Lambrecht come tirocinante della Bundeswehr si sta rivelando sempre più un problema. Il tuo primo anno in carica è stato dedicato alla comprensione del sistema Bundeswehr. La sua sete di azione si limitava a poche correzioni alla legge sugli appalti pubblici, cioè il territorio in cui è familiare come avvocato. Altrimenti, sui giornali c’erano principalmente articoli su affari come viaggi di famiglia privati con il figlio nell’elicottero di servizio delle forze armate tedesche. Praticamente una seconda Von Der Leyen.
L’approccio di Lambrecht, nato dall’incertezza e dall’oggetiva ignoranza della situazione, era quello di cambiare il meno possibile nel complesso le strutture della Bundeswehr, che l’ex commissario militare Hans-Peter Bartels (SPD) ha soprannominato “mostro burocratico”, con centinaia di generali a guidare decine di soldati. La Bundeswehr è preparata per missioni estere come l’Afghanistan, ma le procedure non sono più adatte per la difesa nazionale e dell’alleanza nel quadro della NATO, che ora è di nuovo richiesta. Lambrecht ha implementato solo alcuni frammenti di un concetto di riforma sviluppato dall’ispettore generale sotto il suo predecessore Annegret Kramp-Karrenbauer (CDU e sempre politica mediocre…), ma questo piano è stato poi messo da parte perché scritto da un politico della CDU, nonostante avesse qualche elemento positivo al suo interno.
Questa oggettiva incapacità operativa della Lambrecht ha costretto Scholz a entrare in campo. Non si tratta, come ben sa, solo di un problema di soldi, ma di complessa riorganizzazione del sistema produttivo industriale tedesco che deve far fronte alle enormemente cresciute necessità di munizionamento della Bundeswehr, esercito in questo momento da operetta con capacità di fuoco per soli due giorni di conflitto. Scholz ha dovuto strigliare duramente la Lambrecht che, nonostante fose a conoscenza della drammatica situazione degli approvvigionamenti mancanti, non ha fatto praticamente nulla neppure per procurarsi i fondi necessari agli acquisti, né utilizzando il fondo speciale del debito da 100 miliardi, né chiedendo nuove risorse al ministero delle finanze. Se non fosse per la copertura nucleare NATO Putin potrebbe tranquillamente pasteggiare a wurstel e crauti s Monaco di Baviera. Per fortuna che ci sono gli USA perché la Germania del “Semaforo” sembra ancora meno capace di quella della CDU..
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