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Gas: l’asse Israele-Egitto si rafforza con un nuovo gasdotto. Chevron alla regia

Gas, accordo Israele-Egitto: Chevron costruirà un nuovo gasdotto dal giacimento Leviathan per rispondere alla crescente fame di energia del Cairo e ridisegnare gli equilibri del Mediterraneo.

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I legami economici e strategici basati sull’energia continuano a tessere una tela tanto complessa quanto pragmatica nel Medio Oriente. L’ultimo tassello di questo mosaico è l’accordo siglato tra Chevron, attraverso la sua controllata Chevron Mediterranean Limited, e la compagnia di stato Israel Natural Gas Lines Ltd per la costruzione di un nuovo gasdotto che collegherà direttamente il gigantesco giacimento israeliano Leviathan all’Egitto.

La notizia, confermata da NewMed Energy (partner del progetto Leviathan con una quota del 45,34%), segna un passo decisivo nel consolidamento di un asse energetico che sta ridisegnando gli equilibri del Mediterraneo orientale. Non si tratta di un’intesa campata in aria, ma di un progetto infrastrutturale concreto, il “Progetto Nitzana”, destinato a rispondere a una fame di gas, quella egiziana, che è tornata a farsi sentire prepotentemente.

I dettagli del progetto Nitzana

L’accordo prevede la fornitura di servizi di trasmissione per il gas naturale dal giacimento Leviathan fino al confine egiziano. L’infrastruttura, interamente onshore nel tratto finale, sarà strategica per aumentare i volumi di esportazione israeliani. I punti chiave del progetto sono:

  • Tracciato: Il progetto prevede la costruzione di una stazione di compressione nell’area di Ramat Hovav, nel sud di Israele.
  • Condotta: Da qui si snoderà un gasdotto di circa 65 chilometri fino al valico di frontiera di Nitzana.
  • Capacità: Una volta operativo, il nuovo collegamento permetterà di trasportare verso l’Egitto un flusso aggiuntivo fino a 600 milioni di piedi cubi di gas al giorno (circa 6,2 miliardi di metri cubi all’anno).

Risposta al fabbisogno egiziano

Perché questo investimento proprio ora? La risposta sta nella situazione energetica del Cairo. Dopo anni di autosufficienza e persino di esportazioni, l’Egitto è tornato a essere un importatore netto di Gas Naturale Liquefatto (GNL). Il calo della produzione interna, unito a una domanda in forte crescita, ha messo sotto pressione il bilancio energetico del paese.

Come ha dichiarato senza mezzi termini Freeman Shaheen, presidente del settore gas globale di Chevron, durante una conferenza a Milano: “L’Egitto ha bisogno di tutto il gas che può ottenere”. Le importazioni egiziane di GNL nel 2025 hanno già raddoppiato i livelli del 2018, e i volumi che arrivano via tubo da Israele sono diventati un pilastro fondamentale dell’approvvigionamento.

Chevron, che gestisce sia il giacimento Leviathan sia il Tamar, sta quindi giocando una partita su due fronti: aumentare le forniture via gasdotto da Israele e, allo stesso tempo, integrare con più GNL americano destinato ai terminali di rigassificazione egiziani. Questo accordo si inserisce in un quadro più ampio, che ha visto ad agosto la firma di un contratto di fornitura a lungo termine tra Israele ed Egitto del valore di circa 35 miliardi di dollari, il più grande mai siglato da Tel Aviv. Un segnale che, al di là delle tensioni regionali (il Leviathan è stato brevemente chiuso per ragioni di sicurezza durante il conflitto Israele-Iran), gli affari e la necessità energetica hanno sempre la meglio.

Piattaforma Leviathan

Piattaforma Leviathan

Domande e Risposte

1) Qual è il nucleo centrale di questo accordo e chi sono i protagonisti?

Il nucleo dell’accordo è la costruzione di una nuova infrastruttura energetica, il gasdotto “Nitzana”, per aumentare l’esportazione di gas naturale israeliano verso l’Egitto. I protagonisti principali sono Chevron, in qualità di operatore del giacimento Leviathan, e la società statale Israel Natural Gas Lines, che gestisce la rete di trasmissione israeliana. L’accordo è fondamentale per l’Egitto, che necessita urgentemente di maggiori volumi di gas per soddisfare la propria domanda interna, e per Israele, che consolida la sua posizione di fornitore energetico regionale strategico.

2) Perché questa notizia è importante a livello geopolitico?

L’importanza geopolitica è enorme. Questo gasdotto non è solo un tubo, ma un legame strategico che rende Egitto e Israele ancora più interdipendenti economicamente. In un’area storicamente instabile, la creazione di interessi economici condivisi di tale portata funge da fattore di stabilizzazione. Rafforza il ruolo di Chevron come attore energetico dominante nel Mediterraneo orientale e consolida l’Egitto come hub energetico, dal quale il gas potrebbe essere liquefatto e riesportato verso l’Europa. È un chiaro esempio di come la “diplomazia del gas” stia modellando le alleanze regionali.

3) Quali saranno le ricadute pratiche per l’Egitto e per il mercato energetico regionale?

Per l’Egitto, la ricaduta immediata sarà una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento di gas, essenziale per alimentare le centrali elettriche e sostenere l’industria. Questo può contribuire a stabilizzare la rete elettrica e a contenere i costi energetici. A livello regionale, l’aumento dei flussi consolida l’asse energetico del Mediterraneo orientale. Questo potrebbe, in futuro, rendere disponibile più gas per l’esportazione verso l’Europa attraverso i terminali GNL egiziani, offrendo un’alternativa, seppur parziale, ad altre fonti di approvvigionamento e influenzando le dinamiche del mercato globale del gas.

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