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Frenata Giapponese: Il PIL arretra per colpa dei dazi USA, ma Takaichi prepara la risposta “Keynesiana”

Giappone in frenata: il PIL cala per la prima volta in sei trimestri. Colpa dei dazi USA e dei consumi fermi, ma la premier Takaichi prepara uno stimolo keynesiano.

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Il Giappone frena, ma non crolla. I dati preliminari del terzo trimestre 2025 segnano la prima contrazione economica da sei trimestri: il PIL è calato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Un dato negativo, certo, ma che batte le previsioni degli analisti, i quali temevano un tonfo dello 0,6%. Su base annua, la flessione è dell’1,8%, anche qui, meno peggio del -2,5% atteso. Il grafico mostra l’andamento trimestrale:

A ben guardare, non è una frenata improvvisa, ma il risultato di pressioni ben identificate. La “Lady di Ferro” Sanae Takaichi, da poco alla guida del governo, si trova ora a gestire una situazione complessa, stretta fra il rallentamento interno e le turbolenze esterne.

Cosa ha fermato la corsa del Sol Levante?

Il motore giapponese ha perso colpi su due fronti principali. Se usiamo una tabella per riassumere i componenti chiave del PIL (Q3 vs Q2 2025), la situazione appare chiara:

Componente PILVariazione Q3 2025 (preliminare)Variazione Q2 2025 (rivista)Impatto
Consumi Privati+0,1%+0,4%📉 (Quasi fermi)
Investimenti Aziendali+1,0%+0,8%📈 (In forte crescita)
Spesa Pubblica+0,5%+0,1%📈 (In accelerazione)
Esportazioni Nette-0,2 (punti perc.)📉 (Contributo negativo)
Esportazioni-1,2%+2,3%📉 (Colpite duramente)
Importazioni-0,1%+1,3%➖ (In calo lieve)

Come si vede, il problema è duplice:

  1. La domanda interna è asfittica: I consumi privati, che rappresentano la fetta più grande dell’economia, sono quasi fermi (+0,1%). I cittadini giapponesi combattono con un’inflazione che, sebbene non ai livelli europei, si fa sentire, specialmente sul prezzo del riso e sulle bollette.
  2. Il commercio estero è un boomerang: Le esportazioni sono crollate del 1,2%, trascinando il commercio netto in territorio negativo (ha sottratto 0,2 punti percentuali al PIL). Il colpevole? In gran parte, il nuovo baseline tariff del 15% imposto da Washington a settembre sulla maggior parte delle merci giapponesi. Un accordo presentato come un “successo” diplomatico (ha evitato il minacciato 25%), ma che nei fatti sta “mordendo” l’export, specialmente quello automobilistico.

A questo si aggiunge il crollo degli investimenti immobiliari residenziali (-9,4%), zavorrati dall’introduzione di nuove e costose norme “eco-friendly” per le nuove costruzioni. Una lezione che forse anche l’Europa dovrebbe studiare.

La reazione “Takaichi”: Stimolo e pressione sulla Banca Centrale

In questo quadro, il governo non sta a guardare. Anzi, la premier Takaichi sta preparando una risposta in pieno stile keynesiano: un massiccio pacchetto di stimoli fiscali per sostenere le famiglie contro il caro vita e aiutare gli esportatori colpiti dai dazi. Non è un caso che, nonostante la frenata, la spesa pubblica (+0,5%) e gli investimenti aziendali (+1,0%) abbiano registrato i guadagni più forti degli ultimi cinque trimestri, sostenuti da lavori pubblici e aggiornamenti delle capacità produttive.

Ma la vera partita si gioca con la Banca del Giappone (BOJ). Lo Yen naviga su minimi storici (circa 154,6 contro dollaro) e la Takaichi ha esortato la banca centrale a mantenere i tassi bassi, per sostenere la crescita e l’aumento (stabile) dei prezzi.

Il governatore della BOJ, Kazuo Ueda, sembra però di altro avviso. Sottolineando la resilienza dei consumi (sostenuti da redditi più alti) e un’inflazione che “gradualmente” si avvicina all’obiettivo del 2%, Ueda lascia aperta la porta a un imminente rialzo dei tassi. Si profila uno scontro classico tra un governo che vuole “fare spesa” per la crescita e una banca centrale preoccupata dall’inflazione. Il 2026 giapponese si preannuncia interessante.

Yes Giapponese

Domande e risposte

Perché il PIL giapponese è sceso se i consumi sono (debolmente) positivi? La crescita dei consumi (+0,1%) è stata troppo debole per compensare il forte impatto negativo del commercio estero. Le esportazioni sono crollate (-1,2%) molto più delle importazioni (-0,1%) a causa dei nuovi dazi statunitensi. Questo ha fatto sì che il saldo commerciale (esportazioni meno importazioni) sottraesse 0,2 punti percentuali alla crescita totale, un peso che i soli consumi non sono riusciti a bilanciare.

I dazi USA sono la vera causa della crisi giapponese? Non sono l’unica causa, ma sono un fattore scatenante. La contrazione arriva dopo che Washington ha imposto un dazio base del 15% su molte merci a settembre. Sebbene presentato come un accordo (evitava tariffe peggiori), questo dazio ha colpito duramente settori chiave come l’auto. La crisi è però aggravata da debolezze interne, come i consumi fiaccati dall’inflazione su riso e bollette, e il crollo dell’edilizia dovuto a nuove norme green.

Cosa significa lo scontro tra la Premier Takaichi e la Banca del Giappone (BOJ)? È un classico conflitto di politica economica. La Premier Takaichi vuole stimolare l’economia (in modo keynesiano) con spesa pubblica e chiede alla BOJ di mantenere i tassi d’interesse bassi per non “soffocare” la ripresa. Il Governatore della BOJ, Kazuo Ueda, guarda invece all’inflazione che si avvicina al 2% e vorrebbe alzare i tassi per raffreddare i prezzi, come farebbe una banca centrale “tradizionale”. È una battaglia tra stimolo fiscale (Governo) e stretta monetaria (Banca).

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