Esteri
Francia verso la crisi di governo, e se si dimettesse anche Macron..?
Dopo nemmeno tre mesi dalla sua costituzione, sembra proprio che il governo di Michel Barnier in Francia, sia destinato ad essere sfiduciato, probabilmente Mercoledì prossimo. Il casus belli sarebbe legato alla manovra finanziaria lacrime e sangue che vorrebbe far approvare, e in particolare modo ad un capitolo relativo alla previdenza sociale, che sarebbe dovuto essere esaminato a partire da oggi.
Ma il premier francese, intervenendo nell’aula dell’Assemblea nazionale, ha annunciato il ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione che consente di adottare una legge senza passare dal voto parlamentare. ”I francesi non ci perdonerebbero di preferire gli interessi particolari all’avvenire della Nazione”, ha dichiarato Barnier. ”Siamo giunti ad un momento di verità che pone ognuno dinanzi alle proprie responsabilità”, ha aggiunto poi il capo del governo.
“Di fronte a questa ennesima negazione della democrazia, sfiduceremo il governo. Michel Barnier passerà alla storia come l’uomo con il mandato più breve”, ha detto in aula la deputata Mathilde Panot, capogruppo della formazione di sinistra La France Insoumise (Lfi) guidata da Jean-Luc Mélenchon. Subito dopo, il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen, di destra, ha confermato che voterà insieme alla sinistra per far cadere il governo.
Dalla sua costituzione a settembre, il governo di minoranza di Barnier ha fatto affidamento sul sostegno di Rn per la sua sopravvivenza. Il disegno di legge sul bilancio, che cerca di contenere il crescente deficit pubblico francese attraverso 60 miliardi di euro (63 miliardi di dollari) di aumenti di tasse e tagli alla spesa, potrebbe decretare la fine di questo precario equilibrio. E si apre nuovamente una fase delicatissima per una Francia alle prese con una situazione di bilancio delicatissima, con i rendimenti dei titoli di stato che hanno superato incredibilmente la settimana scorsa quelli della Grecia.
Nella giornata di giovedì 28 novembre il rendimento del titolo di Stato decennale di Parigi si è assestato al 3,02%, più della controparte greca che veniva prezzata al 3,01%. In sostanza, per gli investitori il debito pubblico di Atene, capitale che ha subito per anni il waterboarding del rigore, dei tagli di bilancio, dell’austerity, è meno rischioso di quello di Parigi, seconda economia europea, membro del G7 e potenza nucleare.
E’ chiaro che una nuova crisi di governo non può che aumentare questo evidente clima di sfiducia da parte dei mercati internazionali verso la Francia e il suo presidente Macron. Ed è per questo che qualcuno addirittura adombra la possibilità che si arrivi ad elezioni anticipate presidenziali in Francia, con la Le Pen che partirebbe con i favori del pronostico. D’altra parte gli errori di Macron sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Dopo due anni di politiche sbagliate sul piano economico e sociale, con il consenso in discesa verticale, ha cercato dopo il voto alle europee di giocarsi la carta delle elezioni anticipate.
Una mossa che non ha certo pagato, anzi, proprio il suo appello ad unire tutte le forze per non far vincere la le Pen, ha creato una sostanziale ingovernabilità, di cui ora il paese sta pagando pegno. Reagire alla sonora sconfitta delle europee, si è rivelato una sorta di boomerang forse alla pari di quello di Cameron in occasione del referendum della Brexit. Una mossa che lo ha indebolito in patria e in Europa.
Ed è per questo motivo che ora, stante la quasi impossibilità a formare un nuovo governo, si aprono scenari assolutamente imprevedibili per la politica francese, alle prese con una crisi economica e finanziaria assai difficile. Addirittura qualcuno azzarda anche l’ipotesi che alla fine possa essere proprio Macron a farsi da parte,
I mercati finanziari certo già assai nervosi, probabilmente non potrebbero sopportare, altri sette mesi senza governo ( prima del prossimo giugno per costituzione, non si possono indire nuove elezioni), con tutte le conseguenze del caso. Le ricadute sul debito pubblico francese sarebbero pesanti ( e forse anche la Lagarde che sta dimostrando di avere assai a cuore le sorti del suo mentore e del suo paese, potrebbe fare assai poco) e per la Francia (e per l’Europa intera) si aprirebbero scenari imprevedibili e forse mai ancora esplorati.
Marine Le Pen aveva già chiesto le dimissioni di Macron, dopo le elezioni europee, ma ora la sua richiesta insieme a quella del partito di Mélenchon della sinistra, unita alle pressioni dei mercati e a quella del popolo francese che di Macron ha dimostrato di averne le tasche piene da tempo, potrebbe sortire qualche effetto. Ecco allora che per la Francia potrebbe aprirsi lo scenario di possibili nuove presidenziali. Uno scenario simile potrebbe portare i tre principali stati europei ad avere governi di centro destra ( considerando molto possibile la vittoria di Friedrich Merz leader Cdu in Germania nelle prossime elezioni politiche), portando il consiglio europeo ad essere ancora più sbilanciato a destra. E Giorgia Meloni potrebbe giocare il ruolo di pontiere tra l’Europa e la nuova amministrazione Trump. Certo per ora solo ipotesi, ma il ruolo centrale della Meloni in Europa, come visto dal voto della commissione, sembra sempre più consolidarsi.
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