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Francia: il centrodestra si fa a pezzi da sola. E Macron ringrazia (per ora)
Francia, la destra si suicida in diretta? Come i Républicains, tra faide e tradimenti, si preparano a consegnare a Macron un governo debolissimo destinato a cadere al primo soffio di vento.

Nel teatro dell’assurdo che è diventata la politica francese, va in scena l’ultimo atto della crisi di governo, con un copione che sembra scritto apposta per favorire l’unico attore che, pur indebolito, resta al centro del palco: Emmanuel Macron. Mentre si profila la nascita di un governo guidato da Sébastien Lecornu, la vera notizia è l’implosione del centrodestra dei Républicains (LR), un partito dilaniato da una faida interna che un testimone ha definito senza mezzi termini “una macelleria”.
Il risultato più probabile non è la stabilità, ma la nascita di un esecutivo debolissimo, tenuto in vita da un compromesso fragile. Un governo che Macron userà per dire di essere ancora il capo, ma che i suoi stessi, teorici, alleati sono già pronti a far cadere alla prima occasione utile.
Il tradimento e la rottura
Tutto precipita con una telefonata dai toni duri tra il presidente Macron e il leader dei Républicains, Bruno Retailleau. Macron non comprende la scelta di Retailleau di “bruciare i vascelli” e affossare il nascente governo. La risposta del capo della destra è secca: nominare un uomo simbolo della spesa allegra del “costi quel che costi” (il “quoi qu’il en coûte” francese) come Bruno Le Maire “avviva la ferita democratica”. Retailleau avverte il Presidente che il “macronismo è finito” e che insistere con uomini del suo campo metterebbe a rischio la funzione presidenziale stessa.
Poche ore dopo, la doccia fredda: nonostante le rassicurazioni, Lecornu viene confermato. Per Retailleau è la prova definitiva dell’inaffidabilità dell’Eliseo. “Non sono più serpenti a sonagli quelli che ci fanno ingoiare, ma boa“, sbotta con i suoi, decretando la linea ufficiale: nessuna partecipazione al governo.
Il fatto è che Macron è talmente innamorato del potere e della propria sopravvivenza che è diventato il simbolo dell’inaffidabilità, disposto a qualsiasi compromesso pur di veder nascere un governo che metta da parte, almeno temporaneamente, le contestazioni contro il presidente. Il fatto è che Macron è il responsabile, ma cerca di nasconderlo in ogni modo.
La guerra civile nei Les Républicains: due partiti in uno
La decisione di Retailleau scatena una vera e propria guerra civile. Il partito si spacca in due fazioni contrapposte, con accuse che volano in riunioni telematiche infuocate, culminate in un sonoro “je t’emmerde!” (“vaffanculo”) e nell’abbandono della seduta da parte di una quindicina di deputati.
- Il “Canale Storico”: Guidato da Retailleau, dai 129 senatori e da figure come Gérard Larcher e Valérie Pécresse. Sostengono la linea della non partecipazione, offrendo un appoggio esterno “testo per testo”. Il loro timore è essere assorbiti e annientati dal “macronismo radioattivo”.
- Gli “Autonomisti” (o la “Coalizione dei Paurosi”): Composto da gran parte dei 50 deputati, vicini a Laurent Wauquiez. Sono i più esposti in caso di elezioni anticipate e sono disposti a sacrificare i principi del partito, come la riforma delle pensioni, pur di salvare il proprio seggio e ottenere qualche ministero. Un senatore li liquida così: “Vergogna per i deputati LR che rinnegano le loro convinzioni per salvarsi la pelle“.
In questo caos, Laurent Wauquiez, rivale di Retailleau, gioca una partita ambigua: ufficialmente allineato alla non partecipazione, ma di fatto lascia che i suoi uomini fomentino la rivolta per indebolire il suo avversario interno. Però questa posizione apre la strada ad un futuro in cui mezzo partito manderà a quel paese l’altra metà e farà saltare il governo.
Il governo “a Tempo”: un compromesso destinato a fallire
E quindi, questo governo nascerà? Probabilmente sì. Nascerà su un compromesso al ribasso: i Républicains non avranno ministri (ufficialmente), ma garantiranno un appoggio esterno, pronti a staccare la spina al primo passo falso.
Questa soluzione permette a tutti di salvare la faccia, almeno per ora:
- Macron ottiene un governo, evitando lo spettro delle elezioni anticipate, e può continuare a governare, seppur con un potere dimezzato.
- I deputati LR “ribelli” salvano il loro seggio e magari ottengono qualche poltrona di peso, come il Ministero della Città per Vincent Jeanbrun.
- La leadership di LR può affermare di essere all’opposizione, pur mantenendo un’influenza decisiva.
È una costruzione politica debolissima, un castello di carte che crollerà alla prima vera tempesta politica o sociale. Il governo Lecornu, se vedrà la luce, sarà un esecutivo a tempo, la cui unica missione reale è posticipare una crisi istituzionale che appare ormai inevitabile. Macron resta al comando, ma di una nave che imbarca acqua da tutte le parti.
1) Domande e Risposte
1. Perché i deputati dei Républicains sono così divisi rispetto ai senatori dello stesso partito? La divisione nasce da interessi diversi. I senatori hanno un mandato più lungo e un’elezione indiretta, che li rende meno sensibili alle fluttuazioni dell’opinione pubblica e più legati alla linea “storica” del partito. I deputati, invece, vengono eletti direttamente e in caso di scioglimento delle Camere rischierebbero di perdere il loro seggio in elezioni anticipate. Questa “paura” li spinge a cercare un compromesso con il governo per garantire la sopravvivenza politica, anche a costo di sacrificare i principi del partito.
2. Qual è il vero obiettivo di Laurent Wauquiez in questa crisi? L’obiettivo di Wauquiez sembra essere quello di logorare il suo rivale interno, Bruno Retailleau. Pur dichiarandosi contrario a un’alleanza di governo, Wauquiez non fa nulla per fermare la fronda dei deputati a lui vicini. Lasciando che la situazione si deteriori, spera di dimostrare che la leadership di Retailleau è debole e incapace di tenere unito il partito. È la classica strategia del “tanto peggio, tanto meglio”: una crisi profonda potrebbe spianargli la strada per riconquistare il controllo dei Républicains in futuro.
3. Quali sono i rischi per Macron nel formare un governo così fragile? Un governo che si regge su un appoggio esterno e ricattabile è un governo paralizzato. Il rischio principale per Macron è l’incapacità di far approvare riforme significative, trovandosi costantemente sotto la minaccia di una mozione di sfiducia. Ogni legge diventerà una trattativa estenuante. Questo stato di debolezza permanente non farà che erodere ulteriormente la sua autorità presidenziale, confermando l’immagine di un presidente incapace di governare e rafforzando le opposizioni in vista delle prossime scadenze elettorali.

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