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FLAT-TAX E IPERINFLAZIONE

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In medicina esistono i cosiddetti marker che segnalano la presenza di masse tumorali, in economia esistono “le coperture” che segnalano la presenza di teste vuote.

In questi giorni ha tenuto banco la proposta di riforma del sistema fiscale meglio nota come flat-tax. Molti giornali ed economisti si sono sbizzarriti a stimare i costi presunti di tale iniziativa, tra i quali si segnala il famigerato istituto Bruno Leoni, tempio del liberismo più sfrenato. Secondo tale “prestigioso” istituto, il costo annuo della flat-tax si aggirerebbe intorno ai 48 miliardi annui. Il conteggio è stato fatto senza considerare l’effetto moltiplicatore derivante dall’aumento del reddito disponibile, per cui il costo finale sarebbe a regime inferiore, ma prendiamo per buono questo dato e vediamo quali effetti avrebbe per gli spaghetti-liberisti, cioè per coloro che amano le leggi di mercato purché siano applicate agli altri. Secondo i depositari del darwinismo sociale, lo Stato dovrebbe operare sempre in pareggio di bilancio (o magari in avanzo) al fine di non mettere in circolo troppa moneta che, come “tutti” sanno ma nessuno è riuscito a dimostrare, creerebbe inflazione. Per questa loro mania del pareggio di bilancio, sono sempre intenti ad arrovellarsi il cervello affinché vengano trovare le coperture.
Supponiamo che si avveri l’incubo peggiore dei liberisti e cioè che oggi stesso la Banca d’Italia torni sotto il controllo del Ministero del Tesoro e che quest’ultimo le imponga di monetizzare TUTTO il deficit generato dall’adozione della flat-tax, cioè che tutto il mancato gettito sia coperto stampando moneta. Orrore! Vade retro Satana! Iperinflazione! Carriole! Si tratta ovviamente di un’ipotesi estrema ed irrealistica, ma facciamo due conti per vedere gli ordini di grandezza.
La massa monetaria M3 presente nell’Eurozona è pari a circa € 11.972.038.000.000, ovvero 11.972 miliardi di euro. Per stimare quanta parte di questo ammontare di moneta è presente oggi in Italia, facciamo la supposizione che sia distribuita tra i vari Paesi dell’Eurozona in proporzione al Pil nominale. Poiché il Pil dell’Eurozona nel 2017 era pari a 11.171.870 milioni di euro e quello italiano era di 1.716.935 milioni, possiamo stimare che circa il 15,4% della massa monetaria sia da attribuirsi all’Italia, ovvero:

11.972 * 0,154 = 1.840 miliardi di €

Se la Banca d’Italia stampasse tutti i 48 miliardi necessari per coprire il mancato gettito indotto dalla flat-tax, la massa monetaria raggiungerebbe la “terribile” cifra di:

1.840 + 48 = 1.888 miliardi di €

ovvero la massa monetaria aumenterebbe del 2,6% (vi risparmio i calcoli). Orrore! Volete che il denaro diventi carta straccia?!? Le carriole! Lo Zimbabwe!
Ebbene, in Eurozona la massa monetaria è aumentata negli ultimi 6 anni mediamente del 4,8% all’anno e l’inflazione in Italia è passata dal 3,3% del 2012 al 1,3% del 2017. Ebbene: un aumento della massa monetaria del 4,8% all’anno non riesce a smuovere l’inflazione ma, secondo i “carriolisti”, un aumento ben inferiore, pari al 2,6%, ci farebbe piombare ai tempi della repubblica di Weimar.

Per rendere l’idea, vediamo in blu l’incremento di massa monetaria nell’Eurozona (che tuttavia non è risultata sufficiente a fare salire l’inflazione neanche al misero 2% annuo), mentre in rosso è rappresentata la variazione di massa monetaria che, secondo i vari “carriolisti”, ci farebbe soffocare sotto il peso dell’iperinflazione e conseguente ricorso alle carriole.

Non c’è che dire: una logica ineccepibile!
Che ci volete fare, loro CREDONO che la moneta sia esogena, ovvero sotto il controllo della Banca centrale, invece è endogena, cioè determinata dalla richiesta di moneta espressa dal mercato, per cui la Banca centrale ha ben poche armi per guidare l’inflazione. Inoltre, come la logica e l’esperienza ci hanno insegnato, l’inflazione non dipende dalla quantità di moneta, ma la quantità di moneta dipende dall’inflazione. Loro credono… allora lasciamoglielo credere. Poverini, si impegnano, ma proprio non ci arrivano.

di Claudio Barnabè


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