Attualità
Finalmente qualcuno ci ricorda che restando nell’euro il debito dell’Italia è insostenibile (Tsipras). Il caso pietoso della crescita del commercio interno nel 2015
Come al solito c’è voluto uno straniero per chiarire l’ovvio davanti alla cittadinanza italica, peccato che questa volta sia un greco e non un tedesco o inglese a dirci scomode verità, questa volta è stato Tsipras via ministero dell’economia ellenico: cito, il debito pubblico italiano non è sostenibile [in un contesto di moneta unica]. L’ultima parte l’ho aggiunta io naturalmente, quella in parentesi. Padoan si è affrettato a puntualizzare che non è vero, il debito italiano è perfettamente sostenibile. A parte la diatriba, a parte notare nelle parole del leader greco che la Germania si è “dimenticata” di pagare i debiti di guerra ad Atene pur senza esimersi nel richiedere il pagamento di quello greco attuale, a parte ricordare che tutto il mondo abbonò il debito alla Germania dopo la seconda guerra mondiale, a parte il furto dell’oro greco da parte dei nazisti (oro mai restituito; tutti fatti reali e materiali quelli citati sopra), temo che le parole del governo greco e quelle di Padoan siano entrambe corrette. O meglio, sono più corrette quelle elleniche ma anche quelle italiane hanno un senso.
Mi spiego meglio: nel lungo termine ha ragione il ministro dell’economia greco, il debito italiano non è sostenibile senza l’uscita dalla moneta unica – o anche senza la riconversione del debito italiano in nuove lire -, leggasi l’Italia è destinata a diventare a termine schiava del debito in euro. Nel breve e medio termine questo però è falso: il debito sarà sostenibile fino a quando sarà possibile travasare denaro dal settore privato (ossia dai cittadini) a quello pubblico (ossia verso lo Stato). Dunque, l’Italia ed i suoi cittadini sono destinati ad una lenta agonia, una trasfusione continua di sangue economico – e magari anche materiale, vedasi il caso esodati e le tragiche conseguenze per alcuni di loro -.
Fino a quando durerà tutto questo? Fino a che ci saranno risparmi privati a cui attingere, la Germania nel suo attento e minuzioso piano che ruota attorno ad euro rigido ed irrevocabile e austerità sa bene che così facendo il suo maggiore competitor industriale si autodistruggerà per annichilimento del pilastro costituito dal risparmio famigliare, vero puntello in grado di sorreggere le sorti italiche con accesso diretto al credito via risparmio locale. La cosa buffa è che il debito statale della Repubblica da una parte è stato contratto per più della metà ancora in lire (mentre lo si deve ripagare in euro) oltre al fatto che tecnicamente potrebbe essere riconvertito per una percentuale maggiore del 90% in valuta locale (nuove lire), fatto che terrorizza i popoli creditori del nord (caso unico nell’UE) nel caso di un eventuale ITEXIT. Debito che, per inciso, è soprattutto in mano ad italiani anche oggi, con una percetuale che oscilla tra il 70 ed il 64%, in base ai periodi, ossia l’uscita dall’euro è tecnicamente possibile oltre ad aver senso compiuto.
Si ricordi che il debito italiano soggiace alla giurisdizione italiana e non a quella britannica, ossia all’atto dell’emissione si è evitata – fortunatamente – la giurisdizione ex coloniale a cui deve invece sottostare il debito degli altri paesi EU in crisi. Il termine neo coloniale è interessante: facendola breve, la Gran Bretagna imperiale usava importare materie prime dalle colonie per poi rivendere alle stesse prodotti finiti a maggior valore aggiunto, determinando un deficit di bilancio per i popoli sotto il suo dominio. Tale deficit doveva essere coperto con il debito contratto dalle colonie e la giurisdizione di tale debito, gli accordi sul debito, soggiacevano opportunamente al diritto inglese con lo scopo appunto di renderlo irredimibile. Riportando le cose ad oggi, chi ha contratto debito sotto la legge inglese – un diritto finalizzato al fatto che chi lo contrae resti il più a lungo possibile legato al dominus – ha utilizzato uno strumento neo coloniale a suo danno, fortunatamente gli italiani dei tempi non erano così stupidi, quelli di oggi non so….
E che dire della situazione economica attuale del Belpaese? Se l’economia andasse bene avrebbe ragione Padoan, il debito sarebbe veramente sostenibile. Ed invece no, la crescita non c’è, realtà che non si riesce a negare nemmeno se mescolata con la disinformazione economica imperante. Ad esempio la scorsa settimana abbiamo rilevato la notizia strombazzata su tutti i media che il commercio interno dovrebbe essere in crescita nella seconda parte del 2014 secondo Confesercenti, +5455 imprese. Peccato che a ben vedere la crescita è stata quelle delle aziende di extracomunitari, quelle dove gli stipendi sono tra i più bassi (ad es. ambulanti; no, non sto scherzando, è vero…), ossia lavoro da fame: pensate che con numeri e fatti del genere ci sarà crescita in grado di sostenere un debito enorme? Io no. E sfido apertamente chi oggi difende il caso italico di una crescita di +0.6% nel 2015, ritengo ancora che ci sarà decrescità anche quest’anno, magari leggera e comunque meno di quanto avrei creduto tre mesi fa ma sempre negativa sarà, temo. Vedremo, anche perchè se è vero che da una parte il petrolio in discesa può aiutare l’export dall’altra farà anche aumentare le tasse a causa della perdita di gettito dello Stato su poste petrolifere, ad esempio l’ENI quest’anno rischia di far perdere solo lei circa 5-7 miliardi di euro di tasse [da recuperare con maggiori tasse ai cittadini, tasse che annienteranno la crescita eventuale, ndr] in forza di un utile bassissimo determinato da un breakeven aziendale del petrolio a 45 dollari – parole dell’AD Descalzi, escludendo però il costo del downstream oggi in perdita), ossia un breakeven finale all inclusive per ENI di circa 52 USD/bbl (stima personale), leggasi anche il valore dove siamo oggi con il grezzo…. ossia utile operativo zero o quasi. Dobbiamo aspettarci qualche vendita di assets del cane a sei zampe per pagare almeno il dividendo allo Stato?
In bocca al lupo ed occhio a verificare le informazioni che leggete sui giornali, al giorno d’oggi è meglio fare attenzione anche ai minimi dettagli.
Mitt Dolcino
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