USA
File Epstein: Il Sorprendente “Testacoda” di Trump. Cosa (e chi) gli ha fatto cambiare idea?
File Epstein: Trump fa retromarcia totale. Dopo gli attacchi a MTG, ora ordina il rilascio. Cosa è cambiato?

Quella che si sta consumando a Washington è una commedia politica che rasenta il ridicolo, se non fosse per la tragica serietà del tema trattato: i file di Jeffrey Epstein. Meno di 24 ore dopo aver dato della “traditrice” alla deputata Marjorie Taylor Greene (MTG) e aver deriso la defunta moglie di Thomas Massie, colpevoli di spingere per la pubblicazione dei file, Donald Trump ha compiuto un “testacoda” spettacolare.
Nella notte di domenica, con un immancabile post su Truth Social, Trump ha benedetto il rilascio dei documenti. “Come ho detto venerdì sera ai media Fake News”, ha esordito (nonostante venerdì sera dicesse l’opposto), “i repubblicani della Camera dovrebbero votare per rilasciare i file Epstein, perché non abbiamo nulla da nascondere”.
La “Figuraccia” e la retromarcia
Cosa è successo in questo breve lasso di tempo? Semplice: Trump si è reso conto di aver commesso un errore colossale (“dun goofed, big time,” come direbbero Oltreoceano). La sua base elettorale, quella che chiede trasparenza e disprezza l’establishment coinvolto nello scandalo, ha reagito con sdegno ai suoi attacchi contro Massie e MTG, due dei politici più allineati al movimento MAGA.
Il presidente, nel suo post, ha tentato di rigirare la frittata, definendo l’intera vicenda una “bufala democratica” e puntando il dito contro Bill Clinton, Larry Summers e altri. “Il Dipartimento di Giustizia”, scrive Trump, “sta già esaminando vari agenti democratici… Il Comitato di Supervisione della Camera può avere tutto ciò a cui ha legalmente diritto, NON MI INTERESSA!”
Peccato che, fino a sabato, gli interessasse eccome, al punto da scomunicare chiunque chiedesse quella trasparenza. La dura reazione della base deve aver fatto suonare più di un campanello d’allarme a Mar-a-Lago.
Il pericolo di (non) cambiare idea
Il pericolo per Trump non era il rilascio dei file in sé – che, secondo recenti fughe di notizie, mostrano che lui ed Epstein erano amici prima di un litigio, dopo il quale Epstein avrebbe iniziato ad aiutare i Democratici – ma perdere la faccia davanti ai suoi elettori.
Il vero motore di questa accelerazione è il deputato Thomas Massie. Utilizzando una procedura parlamentare chiamata discharge petition (petizione di scarico), Massie è riuscito a raccogliere le 218 firme necessarie per scavalcare lo Speaker Mike Johnson e forzare un voto d’aula sul rilascio dei file, previsto per martedì, cioè domani.
A questo punto, Trump si trovava di fronte a un bivio:
- Continuare a opporsi, costringendo i repubblicani a un voto impopolare (contro la trasparenza) e apparendo come il protettore di un sistema che ha sempre promesso di “drenare”.
- Fare marcia indietro, fingere di aver sostenuto da sempre il rilascio e trasformare il voto di martedì da una sconfitta in una (presunta) vittoria contro i Democratici.
Ha scelto, ovviamente, la seconda opzione. Nel mucchio di documenti ce n’è per tutti, probnabilmente molto di più per altri personaggi, per cui il Presidente ha capito che è meglio distribuire questa roba e che ognuno risolva i propri problemi.
Lo scetticismo di Massie
Massie, da parte sua, non sembra fidarsi nemmeno delle ultime mosse dell’amministrazione. Trump ha recentemente ordinato al Procuratore Generale Pam Bondi di indagare sui legami di Epstein con i Democratici.
Massie sospetta che questa nuova indagine sia solo uno “specchietto per le allodole” (smokescreen), un tentativo dell’ultimo minuto per giustificare il segreto di stato sui file, sostenendo che la loro pubblicazione comprometterebbe un’indagine in corso. Per questo ha raccolto le firma a favore del rilascio di tutti i documenti e lo ha fatto mettendo in evidenza come Trump, comunque, non potrebbe proteggere i deputati nel 2030, dopo la fine del proprio mandato.
.@RepThomasMassie: “I would remind my Republican colleagues who are deciding how to vote. Donald Trump can protect you in red districts right now … but in 2030, he's not going to be the president, and you will have voted to protect pedophiles.”pic.twitter.com/EzDxAb2SIb
— Chief Nerd (@TheChiefNerd) November 16, 2025
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che sia Massie sia MTG sono noti critici dell’influenza israeliana nella politica statunitense, un fattore che, secondo alcuni analisti, rappresenta il vero “denominatore comune” di questa faida interna al GOP.
Martedì, comunque, la Camera voterà. E grazie al dietrofront di Trump, ora ci si aspetta che un numero molto maggiore di repubblicani voti a favore del rilascio, piuttosto che affrontare l’ira degli elettori per aver tentato di mantenere segreti i nomi sulla lista di Epstein. A questo punto niente puyò frmare questa richiesta di trasparenza, e lo ha capito perfino Trump.
Domande e risposte
Perché Donald Trump ha cambiato idea così all’improvviso sui file Epstein? Per puro calcolo politico. Dopo aver attaccato duramente i deputati MTG e Massie che spingevano per il rilascio, Trump ha ricevuto una reazione furiosa dalla sua stessa base elettorale, che esige trasparenza. Per evitare di alienarsi i suoi sostenitori più fedeli e di apparire come un protettore dell’establishment, ha fatto una rapida retromarcia, presentando il rilascio come una sua idea per smascherare i Democratici.
Chi sta forzando il voto alla Camera e come? Il voto è stato forzato dal deputato repubblicano Thomas Massie. Ha utilizzato una procedura parlamentare chiamata “discharge petition” (petizione di scarico). Raccogliendo 218 firme (una maggioranza semplice), ha di fatto bypassato l’autorità dello Speaker della Camera (Mike Johnson), che non voleva calendarizzare il voto. Questa procedura costringe l’aula a votare sulla proposta di legge per la trasparenza dei file.
Cosa dicono i documenti già rilasciati su Trump ed Epstein? I documenti rilasciati di recente dal Comitato di Supervisione della Camera (decine di migliaia di email) dipingono un quadro complesso. Confermano che Trump ed Epstein erano amici e frequentavano gli stessi ambienti, ma hanno avuto un litigio significativo. Dopo la rottura, sembra che Epstein abbia iniziato ad aiutare attivamente i Democratici in funzione “anti-Trump”, come dimostrerebbero messaggi scambiati in tempo reale con la deputata Stacey Plaskett durante l’udienza di Michael Cohen nel 2019.








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