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Fed: Powell vede il lavoro debole, e si va avanti con il QE

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Powell ha offerto le sue solite prospettive cupe per il mercato del lavoro.

Il presidente della Fed, Powell, ha sottolineato l’impegno della banca centrale a ridurre la disoccupazione ai minimi degli ultimi decenni, dove si trovava prima della pandemia, segnalando al contempo poca preoccupazione per il rischio di un’inflazione potenzialmente elevata o d’instabilità dei mercati finanziari.

Powell ha sottolineato nelle sue osservazioni  che il mercato del lavoro è lungi dall’essere completamente tornato alla situazione precedente e che la Fed non sta prendendo in considerazione alcun aumento del suo tasso di interesse a breve termine di riferimento dal suo livello attuale,  vicino allo zero. Non ha fatto riferimento al mercato azionario in aumento o alle recenti instabilità di mercato che si sono viste nel caso Gamestop.

“Nonostante la sorprendente velocità di ripresa nella fase iniziale, siamo ancora molto lontani da un forte mercato del lavoro i cui benefici sono ampiamente condivisi”, ha detto Powell.

Powell ha ribadito la sua opinione che “una posizione di politica monetaria pazientemente accomodante” sarà un fattore importante per riportare l’economia ad una ripresa in cui i lavoratori, in particolare quelli a basso reddito, possano trovare lavoro. Ciò significa che è probabile che la Fed si astenga dall’aumentare i tassi di interesse o ridurre il ritmo dei suoi acquisti di obbligazioni per il prossimo futuro.

Il capo della Fed ha anche ribadito la sua richiesta di un maggiore sostegno fiscale per l’economia, dicendo che la politica monetaria da sola non sarà sufficiente per riportare il mercato del lavoro alla piena forza.

“Richiederà un impegno a livello di società, con contributi provenienti da tutto il governo e dal settore privato”,

Insomma si prosegue a livello di spinta monetaria, in attesa che si avveri una spinta fiscale che, per ora, non c’è ancora. Gli stati scaricano le responsabilità sulle banche centrali, ma queste non possono fare tutto, e, soprattutto, non sono organi eletti democraticamente.


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