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Facebook e Instagram fuori dalla UE? Purtroppo no..

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La nuova Meta Platforms (cioè FB) sta ancora una volta minacciando di chiudere due dei suoi servizi di social media più popolari nell’Unione Europea se le autorità di regolamentazione dell’UE non raggiungono un accordo più adeguato su un nuovo accordo sulla privacy dei dati con le autorità di regolamentazione a Washington. Una mossa suicida che, ovviamente, non farà, ma che indica quanto i dati elaborati fuori dalla UE siano importanti per queste multinazionali.

Meta ha affermato che se non potesse fare affidamento su nuovi o esistenti per riportare alcuni dati raccolti dagli utenti  negli Stati Uniti utilizzando “clausole contrattuali standard”, allora “probabilmente gli accordi non sarebbero in grado di offrire una serie dei nostri prodotti e servizi più significativi, incluso Facebook e Instagram, in Europa”, secondo Bloomberg. L’avvertimento è arrivato nel rapporto annuale di Meta alla borsa.

Questa non è la prima volta che l’azienda minaccia di interrompere i suoi servizi in Europa: Meta ha sollevato la prospettiva di staccare la spina anche nel rapporto annuale dello scorso anno. Ha anche minacciato di bloccare la condivisione di articoli di notizie sulla sua piattaforma in Australia dopo che una sentenza del tribunale richiedeva alle società di social media di pagare le testate giornalistiche per l’utilizzo dei loro contenuti. Insomma Meta/Facebook gridano al lupo, ma poi non agiscono.

“Non abbiamo assolutamente alcun desiderio né intenzione di ritirarci dall’Europa, ma la semplice realtà è che Meta, e molte altre aziende, organizzazioni e servizi, fanno affidamento sui trasferimenti di dati tra l’UE e gli Stati Uniti per gestire servizi globali”, ha affermato Il portavoce di Meta ha detto in una dichiarazione inviata via e-mail.

Tutto ciò deriva da una battaglia legale del 2020 tra Facebook e l’Irlanda, durante la quale il tribunale ha stabilito che Facebook non poteva utilizzare “clausole contrattuali standard” come base per trasferire i dati degli utenti ai server negli Stati Uniti. Si tratta della sentenza “Shrem II” e fondava il divieto di esportare i dati negli USA su valide basi: negli USA i dati  vengono utilizzati in modo non chiaro, anche dai servizi segreti americani, e comunque viene violata la normativa GDPR sulla privacy. Facebook ha tentato di impugnare tale decisione, ma il tribunale irlandese ha respinto il ricorso.

Il GDPR non è che abbia accresciuto molto la privacy dei cittadini, ma sicuramente è stato un fastidio per le aziende tecnologiche che, alla fine, hanno avuto solo un po’ di burocrazia in più . Le norme GDPR non hanno funzionato come dovevano, non hanno diminuito la raccolta dati delle major del web, anche perchè le varie finestre di avvertimento vengono bellamente, e forse giustamente, ignorate.

L’unica tutela è proprio la conservazione dei dati nella UE, anzi sarebbe meglio negli stati nazionali. Questo verrebbe a indebolire le Big Tech, ma alla fine, loro fanno utili con questi dati,  e i governi nazionali dovrebbero averne il controllo comunque. Quindi è improbabile, anzi impossibile, che Meta chiuda FB e Instagram, finché faranno utili. Sono solo schermaglie ormai diventate noiose. Inoltre è in approvazione il DSA, la nuova regolamentazione delle piattaforme informatiche nella UE e questa normativa impatterà sulle piattaforme, ma non se ne andranno. Pagheranno più lobbisti.

E se chiudessero Facebook e Instagram avremo la soddisfazione di capire che lavoro reale potrebbero fare i vari influencer…

 

 

 


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