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Difesa

Europa Indifesa: la cruda verità sulla difesa missilistica continentale dietro i vuoti proclami della Commissione

L’Europa si illude sulla sua difesa missilistica. Scopri i dati inquietanti sulla produzione russa di missili e perché la strategia difensiva del Vecchio Continente è destinata al fallimento. Una verità scomoda che non possiamo ignorare.

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La UE parla di mega programmi di armamento, e lo stasso fanno i singoli paesi. SAFE viene decantato come il programma che rilancerà l’industria militare del Vecchio Continente, mentre la Germania proclama centinaia di miliardi di investimenti negli armamenti. Peccato che la realtà è ben diversa.

La retorica della “potenza industriale europea” suona vuota e minacciosa di fronte alla cruda realtà dei fatti. Dalla devastante invasione russa in Ucraina, la produzione missilistica di Mosca è schizzata alle stelle, lasciando l’Europa in una posizione di vulnerabilità senza precedenti.

Invece di colmare questo abissale divario, il nostro continente sembra intrappolato in una pericolosa illusione, affidandosi a una strategia di difesa missilistica che, come vedremo, è destinata al fallimento.

In questo articolo cercheremo di spiegarvi i dati inquietanti sulla produzione missilistica russa e confronterà questa crescita vertiginosa con la lentezza e l’insufficienza della produzione di missili intercettori in Europa e negli Stati Uniti. Preparatevi a scoprire una verità scomoda che l’Europa non può più permettersi di ignorare.

La vertiginosa ascesa dell’arsenale russo: una reale minaccia

La Russia sta producendo missili balistici convenzionali a un ritmo allarmante, focalizzandosi su due categorie che rappresentano una minaccia diretta per la NATO:

  • Missili a corto raggio 9M723: lanciati dal sistema Iskander-M.

    Iskander M – Fonteee Militarnyi

  • Missili a medio raggio Kh-47M2 Kinzhal: sganciati da bombardieri e caccia-bombardieri.

    Missile ipersonico russo Kinzhal

Secondo i dati dell’intelligence militare ucraina (HUR), Mosca sta sfornando tra 840 e 1.020 di questi missili ogni anno. Questo rappresenta un aumento sbalorditivo del 15-40% solo per il missile 9M723 rispetto alle stime di fine 2024.

Sebbene non sia possibile una verifica indipendente, la vasta rete di fonti dell’HUR all’interno della Russia e l’espansione visibile degli impianti di produzione missilistica russi confermano la terrificante credibilità di questi numeri. La Russia sta armando fino ai denti, e lo sta facendo a velocità che, agli occhi degli europei, sembra incredibile.

L’illusione della difesa antimissile europea. Una corsa già persa

Di fronte a questa minaccia in escalation, la risposta europea è stata quasi esclusivamente difensiva. Dal febbraio 2022, un numero crescente di Stati europei ha ordinato sistemi di difesa missilistica come l’americano MIM-104 Patriot e il franco-italiano SAMP/T. Ma è abbastanza?

Le sezioni seguenti smascherano la cruda realtà: la capacità produttiva occidentale di missili intercettori non è in grado di tenere il passo con la furia produttiva russa, né oggi, né nel prossimo futuro.

Patriot: uno scudo imperfetto?

Lockheed Martin ha annunciato la produzione di oltre 500 missili intercettori Patriot PAC-3 MSE nel 2024, con l’obiettivo di raggiungere i 650 entro il 2027. Anche con il contributo giapponese (circa 30 all’anno, con piani per 60, se le difficoltà della catena di approvvigionamento lo permetteranno) e la potenziale produzione tedesca di Rheinmetall (250-300 PAC-3), la situazione è precaria.

Raytheon, produttore dei PAC-2 GEM-T, mira a incrementare la produzione a 420 unità all’anno entro la fine del 2027. Attualmente, la produzione globale combinata di missili intercettori PAC-2 GEM-T e PAC-3 MSE si attesta intorno a 850-880 all’anno. Questo numero, pur essendo un miglioramento rispetto al passato, supera a malapena il limite inferiore della produzione missilistica russa (840 missili all’anno) e soprattutto copre tutte le minacce, anche quelle dall’Iran o dgli Houthi e , potenziamente, dalla Cina.

Missile Patriot – Public Domain

E non è tutto:

  • Concorrenza globale: L’Europa riceverà solo una frazione di questi missili (stimata al 45-55%), dato che Patriot è un prodotto con una clientela mondiale.
  • Arsenali vuoti: Dopo aver inviato centinaia di missili all’Ucraina, le scorte europee sono disastrosamente basse, e i tempi di consegna per i nuovi ordini sono lunghi (ad esempio, le prime consegne PAC-2 GEM-T-NATO previste per il 2027, con completamento nel 2033).
  • Efficacia limitata: L’Ucraina ha rivelato che, per intercettazioni con probabilità superiori al 90%, sono necessari almeno due, a volte anche tre missili intercettori per ogni bersaglio. Ciò significa che, anche ricevendo 400-500 Patriot all’anno, l’Europa potrebbe intercettare efficacemente solo 200-250 missili balistici russi. E gli altri? Ci sarebbe, in teoria, la soluzione europea SAMP/T. In teoria…

Aster 30: Un Altro Punto Debole?

Il sistema franco-italiano SAMP/T, con i suoi missili Aster 30, rappresenta un’altra colonna della difesa europea. Sebbene i dati ufficiali scarseggino, si stima una capacità produttiva annuale di circa 190-225 missili Aster 30B1/B1NT nel 2025, in aumento a 230-270 nel 2026. Quasi tutti questi rimarranno in Europa. Non esattamente un numero impressionante.

Tuttavia, anche qui, il problema dell’efficacia persiste: potrebbe essere necessario utilizzare più di un missile intercettore per bersaglio. E i rapporti ucraini hanno persino suggerito che gli Aster-30 potrebbero avere prestazioni inferiori rispetto ai Patriot, richiedendo potenzialmente l’uso di un numero ancora maggiore di intercettori in scenari di attacchi multipli. Ciò riduce il numero di missili balistici efficacemente contrastabili a soli 95-110 all’anno, o persino meno. Senza poi contare che un certo numero di Aster 30 è destinato all’uso navale, che li esclude dalla difesa antiaerea di aree urbane.

Sistema SAMP/T dell’esercito italiano

La Cruda Verità: L’Europa Indifesa e l’Urgenza di un Cambio di Paradigma

La produzione di missili intercettori in Europa e negli Stati Uniti è aumentata dal 2022, sì, ma la Russia ha aumentato la sua produzione di missili balistici molto più rapidamente. La tabella seguente dipinge un quadro desolante:

Missili intercettori Tasso di produzione annuale (2025) Tasso di produzione annuale previsto (2026-2029) Quota per l’Europa (2025) Lanci annuali disponibili (scenario 2:1) (2025)
PAC-3 MSE ~ 580 ~ 680-710 entro il 2027; ~ 950-1.050 entro il 2029 ~ 200-250 ~ 100-125
PAC-2 GEM-T ~ 270-300 ~ 420 entro il 2027 ~ 200-220 ~ 50-62
Aster 30B1/B1NT ~ 220-250 ~ 230-270 entro il 2026 ~ 190-225 ~ 95-112

La capacità annuale dell’Europa di difendersi dai missili balistici, ipotizzando due intercettori per ogni missile nemico, è di circa 235-299 missili nel 2025. Questo contro i 840-1.020 missili balistici che la Russia produce ogni anno.

I conti semplicemente non tornano. Anche con un rapporto 1:1, l’Europa sarebbe disperatamente in svantaggio.

E la situazione è resa ancora più drammatica dalla totale mancanza di una strategia europea contro la proliferazione dei droni suicidi a basso costo. I russi stanno producendo su larga scala copie e miglioramenti dei droni iraniani che stanno utilizzando in Ucraina. Contro questi droni, lanciabili in ondate di centinaia, non è pensabile di utilizzare i costosi missili Patriot o Aster. Sarebbe uno spreco enorme. L’Europa non ha neanche iniziato a pensare ad una possibile difesa.

Inoltre, il rapporto costi/efficacia è catastrofico: un missile intercettore Aster-30 o Patriot costa tra i 2 e i 4 milioni di dollari, molto più di quanto la Russia spenda per i suoi missili balistici convenzionali. Una strategia basata solo sulla difesa è intrinsecamente inefficiente e insostenibile.

Una scelta drammatica: negazione o punizione?

La difesa missilistica rimane essenziale per proteggere obiettivi di alto valore, ma l’illusione di poter neutralizzare completamente l’arsenale russo è pericolosa. I leader europei che continuano a sostenere questa tesi stanno ingannando la popolazione e indebolendo la nostra deterrenza. La Russia è pienamente consapevole della sua superiorità.

È tempo che l’Europa abbandoni una strategia di “negazione” per abbracciare quella di “punizione”. Se non possiamo difenderci credibilmente, dobbiamo dissuadere minacciando costi inaccettabili. Ciò significa sviluppare una capacità di contrattacco credibile, in grado di colpire rapidamente infrastrutture e beni economici russi critici. L’obiettivo primario deve essere la distruzione di valore economico e industriale, non la perdita di vite civili, un crimine che condanniamo fermamente.

Questa transizione sarà un’impresa monumentale, sia industrialmente che politicamente. Gli arsenali europei di armi convenzionali a lungo raggio sono esauriti, anzi non esistono,  e la produzione è ancora più indietro rispetto a quella della difesa missilistica. Le strategie di ritorsione non fanno parte del DNA militare europeo, tradizionalmente orientato alla difesa.

Ma, a meno che le capacità convenzionali a lungo raggio della Russia non diminuiscano drasticamente, non c’è alternativa. L’Europa si trova di fronte a una scelta drammatica: rimanere ancorata a un approccio obsoleto e vulnerabile, o affrontare la realtà e costruire una deterrenza credibile che possa davvero proteggere il nostro futuro. Il tempo stringe.


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