Euro crisis
EUROCRISI: CHIUSURE, FALLIMENTI, EMIGRAZIONE E SUICIDI (una stima dei numeri)
Riprendiamo il discorso delle settimane scorse su Portogallo e Italia e cerchiamo di sintetizzare nuovamente i dati da cui trarremo le nostre amare conclusioni.
Dunque, i dati su cui dobbiamo ragionare sono i seguenti:
1) Truccando i dati, Letta è riuscito in qualche modo ad annunciare al mondo di aver centrato l’obiettivo del deficit 2013 del 3%.
2) Il problema è il secondo dato a cui dobbiamo fare riferimento, a novembre e dicembre 2013 la Commissione Europea comunica all’Italia che pur avendo centrato l’obiettivo del deficit/pil è necessario fare ancora di più per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio strutturale, per il quale il deficit dovrebbe scendere a 2,6% del pil;
3) Per quanto riportato ai punti 1 e 2, si rende necessario colmare un gap pari a 0,4% per il quale sarebbe importante fare una manovra aggiuntiva;
4) In aggiunta a tale manovra, il calcolo del pareggio di bilancio per la parte strutturale del 2014 sarebbe fissato al 2,2% di deficit sul pil, pertanto, oltre a dover recuperare il “buco” del 2013 sarebbe necessario effettuare quest’anno un’altra manovra pari allo 0,4%.
5) Totale delle due manovre per conseguire il pareggio di bilancio strutturale, ovvero quello scritto in costituzione, è necessario fare una manovra globale di 0,8% altrimenti ogni atto è in palese contrasto con la costituzione;
6) L’essere in deficit del 2,6 nel 2013 e del 2,2 nel 2014 ed avere comunque il pareggio di bilancio strutturale significa che quando la crisi sarà passata, la produzione riprenderà e crescendo di 2, 3, 4 punti percentuali le entrate saranno tali da rendere le entrate uguali a tutte le uscite; oggi così non è ma la Commissione Europea si accontenta di avere un “ipotetico pareggio di bilancio”;
7) Il fatto di essere in crisi ma di avere possibilità operative perché il PIL cresca significa che uomini e macchinari stanno fermi, riducendo il PIL della nazione dal suo potenziale ad un inferiore dato effettivo;
8) Questa differenza tra il pil potenziale e quello effettivo si chiama OUTPUT GAP ed oggi è della misura di un 4-4,6%;
9) Per ridurre questo output gap o l’economia riprende (e non mi sembra proprio il caso dell’Italia) o lo stato attende pazientemente le chiusure di massa, i fallimenti, le emigrazioni di massa e i suicidi! Questi fenomeni saranno tanto maggiori quanto più asfittica sarà la bilancia commerciale (in questo poca moneta rientrerà nel paese non agevolando gli scambi commerciali tra le imprese, i negozi e i privati entro i confini);
10)La misura dell’Output Gap è esattamente la misura dei fallimenti, delle chiusure, delle emigrazioni o dei suicidi a cui assisteremo nel paese, una stima di massima è la seguente:
– output gap 4% = 60 miliardi di pil:
– a 50.000 euro di fatturato procapite sono 1.200.000 operai, artigiani, imprenditori e professionisti;
– a 7 dipendenti medi per azienda sono 170.000 aziende.
Tutto questo se la Bilancia Commerciale non diventerà spaventosamente positiva in tempi brevi onde consentire alla moneta di riaffluire nella nazione al fine di rendere nuovamente possibili gli scambi commerciali entro i confini tra aziende, attività commerciali e privati consumatori.
Quanto sopra, anche perché purtroppo la nostra Banca Centrale, contrariamente a quella Inglese, a quella Giapponese e a quella Americana non fornisce al sistema il comburente per far funzionare insieme carburante e motore a scoppio. A tal riguardo si legga cosa accade in Inghilterra:
Dato che la si stanno sfracellando alla grande sotto il peso della crisi tanto la Bilancia Commerciale:
quanto al PIL:
possiamo salutarci come farebbe con noi il NIENTOLOGO:
“Stiamo sereni”
(il Nientologo)
Maurizio Gustinicchi
Economia5Stelle
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