Seguici su

Energia

ENI scommette sulla Fusione Nucleare: un accordo da un miliardo di dollari per l’energia del futuro (che non c’è ancora)

Eni punta sull’energia del futuro: un accordo da un miliardo per la rivoluzionaria fusione nucleare. Ecco come l’Italia si assicura un posto in prima fila per l’elettricità pulita e illimitata che potrebbe arrivare già dal 2030.

Pubblicato

il

In un mondo alla disperata ricerca di una fonte energetica pulita, stabile e virtualmente illimitata, una notizia scuote il settore: la major energetica italiana Eni ha siglato un accordo di acquisto di energia (Power Purchase Agreement – PPA) da oltre 1 miliardo di dollari con la società statunitense Commonwealth Fusion Systems (CFS), una delle realtà più promettenti nel campo della fusione nucleare.

Una mossa audace, quasi fantascientifica, se si considera che la fusione nucleare commerciale, l’energia che alimenta le stelle, non è ancora una realtà consolidata. Eppure, il “Cane a sei zampe” non solo è un partner strategico di CFS sin dall’inizio, ma ora si impegna ad acquistare l’elettricità che verrà prodotta dal primo impianto su scala commerciale, l’ARC da 400 MW previsto in Virginia, negli Stati Uniti. La data prevista per la connessione alla rete? I “primi anni del 2030”. Un orizzonte temporale che in termini energetici è quasi dopodomani.

Che cos’è questo accordo?

L’accordo PPA è una sorta di prenotazione vincolante. Eni si impegna ad acquistare l’energia prodotta da CFS, fornendo alla società americana quella sicurezza finanziaria indispensabile per portare a termine un progetto così ambizioso. Come ha dichiarato Bob Mumgaard, co-fondatore e CEO di CFS, questa non è solo una transazione, ma “un grande voto di fiducia” da parte di un colosso energetico tradizionale.

CFS, nata come spin-off del prestigioso Plasma Science and Fusion Center del MIT, sta sviluppando reattori a fusione basati sulla tecnologia del confinamento magnetico. L’obiettivo è replicare sulla Terra il processo che avviene nel Sole, fondendo isotopi di idrogeno per generare un’enorme quantità di energia, con il grande vantaggio di non produrre scorie radioattive a lunga vita e di non emettere gas serra. Una promessa quasi troppo bella per essere vera, e che infatti ha richiesto decenni di ricerca e investimenti colossali per iniziare a intravedere la luce.

Il reattore SPARC come dovrebbe essere assemblato (da Commonwealth Fusion)

Non solo Eni: anche Google vuole l’energia delle stelle

A rendere la scommessa ancora più interessante è il fatto che Eni non è l’unica ad aver messo gli occhi sulla produzione futura di CFS. Solo tre mesi fa, un altro gigante, questa volta del mondo tech, ha fatto una mossa simile:

  • Google: Ha siglato un accordo per l’acquisto di 200 MW di energia pulita da fusione dallo stesso impianto in Virginia.
  • Investitori: Il mese scorso, CFS ha annunciato di aver raccolto ben 863 milioni di dollari in un nuovo round di finanziamento (Serie B2) per completare la sua macchina dimostrativa, chiamata SPARC, e proseguire i lavori sull’impianto commerciale.

La convergenza di interessi tra un’azienda energetica tradizionale come Eni e un “hyperscaler” come Google dimostra come la fame di energia pulita e costante sia trasversale. I data center, spina dorsale dell’economia digitale, sono notoriamente energivori e la fusione potrebbe rappresentare per loro la soluzione definitiva, svincolandoli dalla volatilità delle rinnovabili tradizionali come eolico e solare.

In conclusione, la mossa di Eni è una chiara indicazione strategica. Non si tratta solo di diversificare, ma di posizionarsi in prima linea su una tecnologia che, se dovesse avere successo, potrebbe riscrivere le regole del gioco energetico globale. Certo, la strada è ancora lunga e le incognite tecnologiche non sono poche.  Il problema è che, allo stato attuale, non c’è però alcuna certezza che i termini proposti verranno rispettati e che  veramente vedremo il primo impianto commerciale a fusione nucleare funzionante per il 203

Fusione in un tokamak

Domande e Risposte

 

  1. Cosa significa concretamente questo accordo per l’Italia, visto che l’impianto è negli USA? Sebbene l’impianto fisico si trovi in Virginia, la partecipazione di Eni come partner strategico e primo acquirente è fondamentale. Questo accordo garantisce all’azienda italiana un accesso privilegiato al know-how, ai dati operativi e all’esperienza di una tecnologia potenzialmente rivoluzionaria. È un investimento strategico per importare in futuro questa tecnologia in Italia e in Europa, formando competenze interne e posizionando il Paese all’avanguardia nel settore energetico del domani, anziché rimanere un semplice acquirente passivo di tecnologie sviluppate altrove.
  2. Qual è la differenza principale tra la fusione nucleare e la fissione (le centrali attuali)? La differenza è fondamentale. La fissione nucleare, usata nelle centrali attuali, “spezza” atomi pesanti (come l’uranio) per liberare energia, producendo però scorie radioattive a lunga vita. La fusione nucleare, al contrario, “unisce” atomi leggeri (come gli isotopi dell’idrogeno, deuterio e trizio), replicando il processo delle stelle. Questo processo genera molta più energia, non produce CO2 né scorie radioattive a lunga permanenza e utilizza combustibili abbondanti e facili da reperire. La sfida principale è contenere e gestire le altissime temperature necessarie (milioni di gradi).
  3. L’orizzonte temporale del “primi anni del 2030” è realistico? È un obiettivo molto ambizioso, ma considerato un traguardo possibile da molti esperti del settore. CFS ha già ottenuto risultati record con il suo prototipo di magnete superconduttore e sta costruendo la macchina dimostrativa SPARC per provare la generazione netta di energia. Se SPARC avrà successo nei prossimi anni, la costruzione dell’impianto commerciale ARC entro i primi anni ’30 diventerà un obiettivo concreto. Tuttavia, come per ogni tecnologia di frontiera, ritardi e sfide impreviste sono sempre possibili. Il forte interesse economico da parte di aziende come Eni e Google è però un potente acceleratore.
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento