Energia
Eni punta dritta all’Asia: maxi accordo decennale per il GNL in Thailandia. Il Cane a Sei Zampe si allarga
Eni conquista la Thailandia: firmato un accordo decennale per la fornitura di GNL. Il piano strategico al 2030 accelera con nuovi contratti in Asia e Turchia, puntando su Congo e Mozambico.

Eni continua a tessere la sua tela energetica globale, spostando sempre più il baricentro verso i mercati asiatici in forte espansione. Il colosso energetico italiano ha appena messo a segno un colpo importante in Thailandia, firmando un accordo di vendita di Gas Naturale Liquefatto (GNL) a lungo termine con la Gulf Development Company, uno dei principali operatori energetici del paese asiatico.
Non si tratta di una stretta di mano simbolica, ma di un contratto di fornitura solido che garantisce sbocchi commerciali certi per la produzione del gruppo. L’accordo prevede la fornitura di 800.000 tonnellate l’anno (tpa) di GNL per un periodo di dieci anni.
I dettagli dell’operazione
L’intesa non nasce dal nulla, ma consolida un rapporto già avviato lo scorso anno con un contratto biennale più modesto. Ora si passa alla fase “industriale”:
- Volume: 800.000 tonnellate annue.
- Durata: 10 anni.
- Avvio: Le consegne inizieranno nel 2027.
- Destinazione: Terminali di rigassificazione distribuiti sul territorio thailandese.
Per dare un quadro più schematico della mossa di Eni, ecco i dati salienti a confronto con le recenti operazioni:
| Partner Commerciale | Paese | Durata | Volume (tpa) | Inizio Fornitura |
| Gulf Development | Thailandia | 10 Anni | 800.000 | 2027 |
| BOTAŞ | Turchia | 10 Anni | 400.000 | 2028 |
Una strategia globale (e diversificata)
La mossa in Thailandia è il primo contratto a lungo termine di Eni in quell’area specifica e rientra in una strategia ben precisa: diversificare il portafoglio GNL. Non basta estrarre gas, bisogna venderlo dove la domanda è in crescita e i prezzi sono remunerativi.
L’obiettivo dichiarato dal management è ambizioso ma realistico: portare il portafoglio GNL a quasi 20 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. Ma da dove arriverà tutto questo gas? Eni sta sfruttando la sua capacità di sviluppare progetti “fast-track” (veloci) in diverse aree del globo:
- Repubblica del Congo: Dove la seconda fase del progetto Congo LNG è partita addirittura in anticipo, con export previsto a inizio 2026.
- Mozambico: Un bacino enorme per il futuro.
- Indonesia e Stati Uniti: Per coprire sia il mercato atlantico che quello pacifico.
Non solo Asia: il fronte turco
A dimostrazione che il Cane a Sei Zampe non dorme sugli allori, parallelamente all’accordo thailandese, è stato siglato un contratto analogo con la compagnia energetica turca BOTAŞ. Anche qui si parla di una partnership decennale (a partire dal 2028) per 400.000 tonnellate l’anno, che segue un precedente accordo triennale firmato a settembre.
In un mondo dove la sicurezza energetica è diventata la priorità numero uno, Eni sembra muoversi con l’agilità necessaria per garantire all’Italia (e ai suoi azionisti) una posizione di rilievo nel scacchiere internazionale del gas. Meno ideologia green estrema, e più pragmatismo industriale: una ricetta che, numeri alla mano, sembra funzionare.
Domande e risposte
Perché Eni sta investendo così tanto nel mercato asiatico e in Thailandia?
L’Asia rappresenta oggi il mercato con i tassi di crescita della domanda energetica più alti al mondo. Mentre l’Europa cerca di ridurre i consumi o si perde in complesse transizioni normative, paesi come la Thailandia hanno fame di energia sicura e costante per sostenere il loro sviluppo industriale. Posizionarsi ora con contratti decennali significa per Eni garantirsi un flusso di cassa stabile e prevedibile, diversificando il rischio rispetto al mercato europeo che è ormai saturo e politicamente complesso.
Da dove proviene il gas che Eni venderà alla Thailandia?
Il gas non proverrà necessariamente dai giacimenti italiani o europei. Eni utilizza un approccio di “portafoglio globale”. Il GNL venduto alla Thailandia sarà probabilmente attinto dai grandi progetti internazionali che l’azienda sta sviluppando, in particolare quelli geograficamente più vicini o logistici come l’Indonesia, il Mozambico o la Repubblica del Congo. Questo permette di ottimizzare i costi di trasporto navale. Inoltre, la flessibilità del GNL permette di acquistare gas sul mercato USA e rivenderlo in Asia se le condizioni di prezzo sono favorevoli (arbitraggio).
Qual è l’obiettivo strategico di Eni nel settore del GNL al 2030?
L’obiettivo è raggiungere un portafoglio di circa 20 milioni di tonnellate all’anno (Mtpa) entro il 2030. Questo trasformerebbe Eni da semplice produttore di idrocarburi a uno dei principali trader globali di gas liquefatto. La strategia serve a valorizzare le enormi riserve di gas scoperte in Africa e in altre zone, che non possono essere trasportate via tubo. Il GNL è la “moneta” energetica del futuro prossimo, e Eni vuole essere uno dei banchieri centrali di questo mercato.








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