Attualità
Eni fa cassa con Plenitude: perché la cessione da 2 miliardi agli USA è un segnale per le rinnovabili
Eni cede un altro 20% della sua divisione green Plenitude per 2 miliardi di euro. Dietro al modello “satellite” si nasconde una domanda: è una mossa per fare cassa al picco del mercato? L’analisi dell’operazione.

Eni ha siglato un accordo per cedere il 20% della sua divisione a basse emissioni di carbonio, Plenitude, ad Ares Management Corporation, in un’operazione che valuta l’unità a un valore d’impresa di 13,8 miliardi di dollari (12 miliardi di euro). Lo ha annunciato Eni lunedì, precisando che Ares Management, gestore globale di investimenti alternativi, acquisirà la quota per 2,3 miliardi di dollari (2 miliardi di euro). La chiusura della transazione è soggetta alle consuete approvazioni normative.
Ricordiamo che, a fine 2023, Eni aveva già ceduto il 9% di Plenitude a Energy Infrastructure Partners (EIP).
Plenitude: leader nelle energie rinnovabili e soluzioni energetiche
Plenitude opera nella produzione di energia, incluse fonti rinnovabili, nella vendita di energia e soluzioni energetiche, e gestisce una rete capillare di punti di ricarica per veicoli elettrici. Attiva in oltre 15 paesi, l’azienda vanta attualmente oltre 4 gigawatt (GW) di capacità rinnovabile e opera nel mercato energetico europeo. Entro il 2028, Plenitude punta a raggiungere 10 GW di capacità rinnovabile installata.
“L’accordo rappresenta un’ulteriore conferma della qualità del nostro approccio strategico, che integra sostenibilità economica e ambientale in un modello di business orientato al futuro del settore energetico,” ha dichiarato Stefano Goberti, CEO di Plenitude.
Il modello “satellite” di Eni per la transizione energetica
Da anni, Eni adotta un approccio distintivo nello sviluppo di energie tradizionali e verdi, diversamente dalle altre grandi compagnie oil & gas. L’azienda italiana sta dismettendo o creando joint venture per gestire asset oil & gas a livello internazionale, mentre raggruppa le iniziative a basse emissioni in società separate.
Eni definisce questo approccio “modello satellite”: creare entità indipendenti in grado di accedere autonomamente ai mercati dei capitali per finanziare la propria crescita, attraendo investitori specializzati. Francesco Gattei, Chief Transition & Financial Officer e COO di Eni, ha sottolineato: “I satelliti sono la nostra soluzione per l’equazione della transizione energetica, gestendo nuovi e tradizionali business, crescendo in entrambi, garantendo continuità e sicurezza delle fonti, disponibilità di finanziamenti e perseguendo tutti i nostri obiettivi aziendali.”
Nello stesso tempo il fatto che queste attività satelliti siano vendute pro quota e in tempi così ristretti dà la netta sensazione che in Eni si ritenga che i valori delle attività nell’energia rinnovabile siano giunte ormai al massimo del loro valore, e che in futuro non potranno che scendere, per cui è meglio liquidare il possibile al massimo valore e fare cassa.
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