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Economia

Energie marine in Africa: correnti oceaniche per un futuro sostenibile

Scopri come le correnti oceaniche possono generare energia pulita in Africa, con potenziali siti in Somalia, Kenya e Tanzania. Un futuro sostenibile per fornire energia ad alcune fra le aree più povere del pianeta, e senza struttue ingombranti sulla terraferma

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Gli oceani coprono oltre il 70% della superficie terrestre e sono ricchi di correnti, alcune più forti dei fiumi più impetuosi. Queste correnti rappresentano una fonte di energia marina rinnovabile e pulita, più prevedibile e affidabile rispetto a sole e vento, che non producono costantemente elettricità.
Nuove ricerche indicano che le coste orientali e sud-orientali dell’Africa, tra cui Somalia, Kenya e Tanzania, sono tra le aree più promettenti al mondo per la produzione di energia oceanica.

Come generare energia dalle correnti oceaniche?

Le correnti contengono energia cinetica convertibile in elettricità tramite turbine galleggianti in superficie o appena sotto il suo livello. 
Simili alle turbine eoliche offshore, queste tecnologie differiscono perché sfruttano il movimento continuo dell’acqua, non ergendosi su di esso.  L’energia prodotta può essere trasmessa a terra tramite cavi sottomarini o, in alternativa, usata per generare idrogeno offshore, eliminando la necessità di cavi.

Cosa hanno scoperto i ricercatori?

Gli studiosi Mahsan Sadoughipour, James VanZwieten, Yufei Tang e Gabriel Alsenas hanno analizzato 30 anni di dati sulla velocità delle correnti, raccolti da 1.250 boe dotate di sensori. Con 43 milioni di misurazioni, hanno calcolato la densità energetica per metro quadrato, un passo fondamentale per valutare il potenziale energetico.

Concetto di turbine sottomarine collegate a piattaforma galleggiante

È la prima volta che questi dati vengono elaborati, e in questo modo hanno analizzato quali siano le aree migliori per l’installazione di turbine marine, atte a sfruttare l’energia generata dalle correnti sottomarine. 

Dove si testano le turbine?

Prototipi di turbine oceaniche sono testati dal 1985, ma non sono ancora collegate alle reti elettriche a causa delle sfide tecniche in acque profonde. Recentemente, progressi nei cavi sottomarini, microcomputer e ancore più robuste hanno rilanciato i test, con progetti in Florida, Carolina del Nord, Giappone, Taiwan, Sudafrica e Messico.

Quali paesi africani possono sfruttarle?

Aree ad alta densità energetica sono state identificate al largo di Somalia, Kenya, Tanzania e Madagascar, con potenze da 500 a 2.500 watt per metro quadrato su vaste zone (fino a 2.000 km x 30 km).
Anche il Sudafrica mostra potenziale. Ad esempio, un metro quadrato potrebbe alimentare una casa sudafricana media (730 watt). Tuttavia, la profondità (oltre 1.000 metri) e la scarsità di dati nell’Oceano Indiano (misurazioni dal 1994) richiedono ulteriori studi. 
Ovviamente le aree miglior sarebbero quelle con correnti superificiali, perché sarebbero più facilmente gestibili rispeto alla necessità di installar e turbine a 1000 metri di profondità. per questo le aree dell’Oceano Indiano confinanti con l’Africa Orientale e il Corno d’Africa  risultano le più interessanti per lo sfruttamento energetico.

Cosa serve per realizzarlo?

Occorrono investimenti iniziali, sviluppatori di progetti, misurazioni precise delle correnti e connessioni alla rete. Sebbene le tecnologie non siano ancora commercialmente mature, si stanno evolvendo rapidamente. L’energia dalle correnti oceaniche potrebbe essere una risorsa chiave per l’Africa, senza occupazione di suoio fertile e senza strutture estern. Alla fine l’energia sarebbe prodotta solo da strutture sottomarine completamente invisibili. 

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