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EMIRATI, ISRAELE e LIBANO. La rivoluzione mediorientale in corso

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Il Medio Oriente è sull’orlo del nuovo spostamento tettonico negli equilibri di potere regionali. Gli anni precedenti sono stati caratterizzati dalla crescita dell’influenza iraniana e di Hezbollah e dalla diminuzione del controllo statunitense sulla regione. Il gennaio 2020 è iniziato con il nuovo confronto tra Iran e Stati Uniti che aveva tutte le possibilità di trasformarsi in una guerra aperta. L’agosto del 2020 sembrava segnare il primo accordo di pace tra uno stato arabo e Israele in più di 25 anni, mentre all’orizzonte sembra prepararsi un altro accordo storico, quello di pace con il Libano.

Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto uno storico accordo di pace. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il rivoluzionario accordo il 13 agosto, definendo Israele e gli Emirati Arabi Uniti “grandi amici” del suo paese. In una dichiarazione congiunta, Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti hanno affermato che l’accordo promuoverà la pace in Medio Oriente. Le dichiarazioni ufficiali   hanno elogiato la “Diplomazia coraggiosa” e la “visione” dei leader dei tre paesi, e quindi pagano il dazio al ruolo molto grandi di Trump nell’accordo. Sicuramente la sua funzione nel convincere gli israeliani dal recedere dall’annessione dei territori della Cisgiordania, passo essenziale per gli emiri, è stata essenziale.

L’accordo prepara alcuni punti che sia Israele sia Trump cercheranno di allargare anche ad altri paesi:

  • uno scambio informativo, ed anche di più, dal punto di vista militare, anche in versione anti Iraniana;
  • la rinuncia come abbiamo scritto, alla politica di “Soluzione” della CisGiordania,
  • un accesso preferenziale per i Musulmani per le aree a loro sacre in Israele.

Appare evidente la funzione anti-iraniana ed anti-sciita dell’accordo. Questo mette in grossa difficoltà politica i palestinesi, che, pur essendo massimamente sunniti, si vedono abbandonati da buona parte dei propri “Fratelli arabi”.

Nel frattempo il presidente libanese Aoun, in un’intervista ad una TV francese, ha parlato di possibili colloqui di pace con Israele, e questo ha fortemente stupito, soprattutto perchè Aoun è espressione degli sciiti di Hezbollah, un movimento fortemente anti israeliano e che fino a poco tempo fa lanciava missili su Israele. Il problema è che l’esplosione nel porto di Beirut ha messo in una posizione molto difficile Hezbollah, che, nel farraginoso ed arteriosclerotico sistema di governo libanese, viene visto come il colpevole della crisi. Questo può essere un modo per distrarre l’attenzione o per risolvere il problema.

Chi rimane in una posizione complessa? Sicuramente l’Iran, ma anche l’Arabia Saudita. Il Regno ora si trova davanti ad  un video: riconoscere ufficialmente Israele o fare un passo indietro. Se fino a ieri si poteva temporeggiare, questo tempo ormai è giunto al termine. La monarchia Saudita dovrà decidere.


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