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Elezioni Paesi Bassi: testa a testa D66-PVV. Wilders dovrà lasciare ai centristi?
Elezioni Olanda, finale al fotofinish: D66 e PVV appaiati a 26 seggi. Ma con Wilders isolato, la stampa ha già incoronato Jetters (D66) premier.

La notte elettorale olandese si trasforma in un thriller degno di un romanzo. Con il 97,7% dei voti scrutinati, i liberal-progressisti D66 di Rob Jetten e il PVV (Partito per la Libertà) di Geert Wilders sono incredibilmente in parità: 26 seggi a testa. Un fotofinish quasi perfetto, con una differenza attuale di soli 2.300 voti a favore di D66.
Ma la partita non è affatto chiusa, e tutto si gioca su un pugno di voti ancora da assegnare.
La conta finale: cosa manca?
L’incertezza è totale perché i voti mancanti non sono distribuiti uniformemente e potrebbero favorire l’uno o l’altro partito.
- A favore del PVV (Wilders): Mancano all’appello comuni come Venray (dove un incendio al municipio ha rallentato tutto), Helmond ed Epe. Si tratta di aree dove il PVV ha tradizionalmente un forte bacino elettorale.
- A favore di D66 (Jetten): Manca ancora il 20% dei voti da scrutinare ad Amsterdam, storica roccaforte progressista che potrebbe spostare migliaia di preferenze. A questi si aggiungono i voti delle isole BES (Caraibi olandesi) e quelli postali dall’estero, solitamente un bacino elettorale favorevole a D66.
Durante la notte, le previsioni sono altalenate: D66 era dato a 27 seggi per poi perderne uno, mentre il PVV è salito da 25 a 26.

Risultati riportati da Europe Elects
I media hanno già deciso: vince Jetten
Nonostante questa incertezza assoluta e un pareggio quasi matematico, la stampa olandese sembra aver già scelto il suo vincitore. Giovedì mattina, i principali quotidiani (De Telegraaf, Trouw, AD) titolano sul “grande vincitore” Rob Jetten leader del partito liberale D66.
La logica, neanche troppo nascosta, è semplice: anche se il PVV di Wilders dovesse simbolicamente risultare il primo partito per poche migliaia di voti, è già stato escluso da quasi tutti. Il famigerato “cordone sanitario” dei partiti tradizionali lo taglia fuori dai giochi per la premiership.
I media, quindi, già incoronano Jetten, il cui partito (D66) ha comunque visto un balzo notevole, passando (secondo queste proiezioni) da 9 a 26 seggi rispetto alle elezioni del 2023.
Wilders non ci sta, ma la frammentazione domina
Ovviamente, Geert Wilders non ci sta. Ha già dichiarato su X (ex Twitter) che se il PVV risulterà il partito più grande, “vorrà prendere l’iniziativa” per formare la coalizione, bloccando sul nascere qualsiasi “esploratore” inviato da D66.
De PVV wil het voortouw bij de formatie als we de grootste zouden worden. Zolang daar geen 100% helderheid over is kan er geen verkenner van D66 aan de slag. We zullen alles doen om dit te voorkomen. #PVVOP1
— Geert Wilders (@geertwilderspvv) October 30, 2025
Al di là della sfida per il primo posto, il dato che emerge è una frammentazione politica estrema. L’affluenza è stata leggermente più alta del 2023 (78,4%), ma il voto è spezzettato in modo impressionante, come dimostrano i risultati di alcuni comuni:
- Albrandswaard: Pareggio esatto tra PVV e VVD (3.011 voti a testa).
- Landsmeer: D66 batte il VVD per un singolo voto (1.346 a 1.345).
- Goes: Il PVV supera D66 per soli 38 voti.
- In decine di altri comuni, le differenze tra i primi due partiti sono inferiori ai 50 o 100 voti.
Analisi: chi governerà?
Cosa succederà ora? Al di là del fotofinish per il primo posto (che pare più simbolico che pratico), la direzione sembra segnata.
Si va verso un governo centrista, probabilmente una coalizione formata da VVD (liberali-conservatori), D66 (liberali-progressisti) e CDA (popolari). Un caso quasi unico in Europa di “ritorno al centro” dopo la sbornia populista e progressista, anche se questo centro, per raggiungere i 76 voti necessari alla maggioranza parlamentare dovranno alearsi con formazioni secondarie, creando una maggioranza comunque frammentata.
I veri sconfitti di questa tornata sono due: la sinistra-verde di Timmermans, che non sfonda come sperato, e lo stesso Wilders. Nonostante il possibile pareggio per il primo posto, il PVV non riesce a capitalizzare appieno, vedendo parte del voto sovranista disperdersi verso partiti minori come JA21 e FvD. Il movimento sovranista non è assolutamente morto, ma, semplicemente, si è ridistribuito su tre partiti che, se sommati, sono perfino aumentati.
Governeranno i centristi, ma la loro sfida sarà enorme: dovranno dare risposte sull’immigrazione e, soprattutto, capire come gestire le soffocanti politiche climatiche europee. Sarà quello il loro vero banco di prova.
Domande e risposte
Chi governerà ora in Olanda, visto il pareggio?
Anche se la corsa per il primo partito è aperta, il PVV di Wilders è isolato politicamente. È molto probabile che si formi una coalizione di centro. L’opzione più quotata è un’alleanza tra i liberali-conservatori (VVD), i liberal-progressisti (D66) e i popolari (CDA). Toccherà a Rob Jetten (D66) tentare di formare un governo, escludendo sia l’estrema destra di Wilders sia la sinistra di Timmermans.
Perché i voti di Amsterdam e Venray sono così importanti?
Perché hanno profili elettorali opposti e potrebbero ribaltare il risultato simbolico del primo posto. Amsterdam è una roccaforte progressista e D66 si aspetta migliaia di voti (manca ancora il 20% dello scrutinio). Venray, Helmond ed Epe, invece, sono aree dove il PVV di Wilders ottiene tradizionalmente ottimi risultati. Con un distacco di soli 2.300 voti tra i due partiti, questi scrutini finali sono decisivi.
Wilders è un vincitore o uno sconfitto?
Potrebbe essere un vincitore nei numeri ma uno sconfitto nella politica. Ha vinto la battaglia ma non la guerra. I media e gli altri partiti lo trattano già da escluso, applicando il “cordone sanitario”. Paradossalmente, pur essendo primo o secondo, sarà quasi certamente all’opposizione. Inoltre, pur crescendo, non “sfonda” come sperato, perché parte del voto sovranista si è diviso con altri partiti minori.









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