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Economia

Emergenza in Egitto: senza il Gas da Israele il Paese è al collasso e applica misure estreme

L’Egitto sprofonda nella crisi. Lo stop al gas israeliano ha paralizzato il paese, costringendolo a fermare le industrie e a bruciare mazut. Una catastrofe finanziaria e ambientale che minaccia la stabilità del Cairo.

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L’Egitto ha avviato un piano energetico di emergenza su vasta scala, cercando di bilanciare le limitate forniture di combustibile con la crescente domanda nazionale dopo che Israele ha chiuso il suo più grande giacimento di gas offshore a causa dell’escalation del conflitto tra Iran e Israele, privando Il Cairo delle proprie forniture.

Il piano, annunciato dal Ministero egiziano del Petrolio e delle Risorse Minerarie pochi giorni prima e già in vigore da martedì, prevede la sospensione immediata delle forniture di gas a diversi settori industriali. Per stabilizzare la rete elettrica nazionale, l’Egitto sta ora ricorrendo in modo massiccio a combustibili pesanti di bassa qualità come il mazut e il diesel per garantire l’erogazione di energia elettrica durante i picchi estivi, secondo quanto riportato da Reuters.

La crisi è stata innescata quando Israele ha interrotto le operazioni nei giacimenti Leviathan e Karish dopo gli attacchi missilistici iraniani. Prima della chiusura, l’Egitto importava quasi 1 bcf/d di gas israeliano, volumi che erano diventati fondamentali sia per la produzione di energia elettrica che per le materie prime industriali. Martedì mattina, Israele ha annunciato che la sua più grande raffineria di petrolio, Bazan, era stata chiusa a causa dei danni causati dai missili iraniani, comprese tutte le strutture della raffineria nel porto di Haifar.

Principali giacimenti di gas naturale israeliano

“La centrale elettrica responsabile di parte della produzione di vapore ed elettricità utilizzata dagli impianti del gruppo ha subito danni significativi, oltre ad altri impatti”, ha dichiarato la società in una comunicazione alla Borsa di Tel Aviv, come riportato dai media israeliani. “In questa fase, tutti gli impianti della raffineria e delle filiali sono stati chiusi”, ha aggiunto.

Le ripercussioni industriali non si sono fatte attendere. I produttori di fertilizzanti hanno sospeso le attività a causa della carenza di materie prime, mentre il governo si è affrettato a garantire importazioni di emergenza fino a 1 milione di tonnellate di olio combustibile a partire da agosto.

Sono inoltre in corso gare d’appalto per il GNL. La scorsa settimana, l’Egitto ha finalizzato una serie di accordi per la fornitura di gas naturale liquefatto (GNL) con Saudi Aramco, Shell Plc, Trafigura e diversi altri importanti trader, mentre il Paese lotta per tornare a essere un esportatore netto a lungo termine, piuttosto che un importatore, in un contesto di crescente crisi dell’approvvigionamento interno. La società statale Egyptian Natural Gas Holding Co. (EGAS) si è assicurata ben 290 carichi di GNL nei prossimi due anni e mezzo, a partire già dal mese prossimo.

Dal punto di vista finanziario, si tratta di una stretta che l’Egitto non può permettersi. Con le riserve valutarie già sotto pressione, l’impennata dei prezzi spot del GNL e i premi sul gasolio rischiano di aprire un buco nel bilancio energetico del Paese. La crisi dovrà esserre di breve durata, o per l’Egitto saranno guai seri.


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