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Ecco il sospetto “Paziente zero”: donna 61, anni, vive ad meno di un km dal laboratorio di Wuhan

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Tre settimane prima che la Cina ammettesse che un misterioso virus stava circolando nella città di Wuhan, una donna di 61 anni che viveva a circa un miglio da diverse strutture di ricerca sui virus dei pipistrelli era nota come  “Patient Su” esarebbe il “Paziente zero” in un ospedale locale, secondo il Daily Mail.

La sua identità è stata rivelata accidentalmente dopo che un importante funzionario cinese ha inviato uno screenshot a una rivista medica che ha parzialmente rivelato informazioni personali, incluso il fatto che è stata ricoverata all’ospedale Rongjun di Wuhan e “quasi certamente viveva nella comunità di Kaile Guiyan il Zhuodaoquan Street, a circa 600 metri dal centro medico.”

Inoltre, “Patient Su” si è ammalato tre settimane prima che la Cina affermasse che qualcuno era stato colpito dal nuovo virus. La prima ufficilae segnalazione al OMS fu dell’otto dicembre, ma questo caso, inseme ad alcuni altri, viene a risalire ad una data dal 14 al 21 novembre.

L’articolo di Health Times includeva uno screenshot dei due casi di novembre nel database del professore. Sebbene i dettagli personali fossero sfocati, alcuni erano visibili, incluso il nome dell’ospedale e il distretto di origine.

Mostrano che il paziente Su è stato curato all’ospedale Rongjun di Wuhan e, dati l’edificio e i numeri civici, quasi sicuramente viveva nella comunità di Kaile Guiyan in via Zhuodaoquan, a circa 600 metri dal centro medico.

Secondo il rapporto, il paziente Su viveva anche vicino a una fermata della linea ferroviaria ad alta velocità che si ritiene abbia avuto un ruolo chiave nella diffusione del virus nella città di 11 milioni di persone.

Sia l’ospedale che la presunta residenza di Su si trovano nel distretto di Hongshan, dove sia il CDC cinese che un sito del centro gestito dall’Istituto di virologia di Wuhan si trovavano a meno di un miglio di distanza. Secondo l’ex investigatore capo del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti David Asher, tre ricercatori si sono ammalati di una misteriosa condizione respiratoria nel novembre 2019, con la morte della moglie di uno scienziato.

Molte di queste informazioni erano in mano già dell’intelligente statunitense, anche sotto forma d’intercettazioni telefoniche, ma pare che non siano state sufficientemente analizzate finora.

Il Wall Street Journal la scorsa settimana ha riferito dei tre lavoratori di laboratorio malati che sono finiti in ospedale – affermazioni che Pechino contesta furiosamente. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ordinato una revisione dell’intelligence di 90 giorni dopo che è stato rivelato che le agenzie di intelligence statunitensi erano sedute su una “zattera” di intelligence non analizzata raccolta nel corso delle loro indagini, in gran parte perché i servi dell’establishment l’hanno cancellata come una caccia alle streghe.

Queste rivelazione sono coerenti con quanto rivelato dalle prime rilevazioni della presenza del virus negli scarichi della grandi città italiane, Milano in testa: se la donna viveva vicini ad una stazione dell’alta velocità è più che possibile che abbia contagiato viaggiatori internazionali che hanno diffuso il virus in tutto il mondo ben prima che fosse ufficialmente rilevato. I successivi lockdown, sono stati logici, ma ormai inutili.


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