Seguici su

EconomiaRussia

Droni Ucraini sulle raffinerie russe: un colpo da 300 mila barili al giorno che scuote i mercati

L’Ucraina mette in scacco le raffinerie russe con i droni: la produzione di greggio crolla ai minimi e i prezzi del petrolio tremano. Ecco l’impatto reale sull’economia di Mosca e sui mercati globali secondo Goldman Sachs.

Pubblicato

il

La guerra in Ucraina si combatte su più fronti, e quello economico è diventato sempre più cruciale. Mentre le linee del fronte si muovono lentamente, Kiev ha intensificato una strategia tanto semplice nella sua concezione quanto efficace nei suoi risultati: colpire con droni a lungo raggio il cuore pulsante dell’economia russa, ovvero le sue infrastrutture energetiche. Raffinerie, terminal di esportazione e depositi di stoccaggio sono finiti nel mirino, con l’obiettivo di erodere i flussi di entrate di Mosca e, di conseguenza, la sua capacità di finanziare lo sforzo bellico.

E i risultati, a quanto pare, iniziano a essere tangibili e misurabili, non solo sul campo ma anche sui terminal dei trader finanziari.

L’Analisi di Goldman Sachs: I Numeri Dietro gli Attacchi

A mettere nero su bianco l’impatto di questa campagna è un recente report di Goldman Sachs, redatto da un team di analisti guidato da Yulia Zhestkova Grigsby. Secondo la nota inviata ai clienti della banca d’affari, gli attacchi hanno già avuto conseguenze concrete.

Vediamo i punti principali emersi dall’analisi:

  • Capacità di raffinazione offline: Si stima che gli attacchi dei droni kamikaze, solo tra agosto e settembre, abbiano messo fuori uso circa 300.000 barili al giorno ( di capacità di raffinazione russa.
  • Impatto sui prezzi: Questa pressione sull’offerta ha contribuito a un aumento del prezzo del greggio Brent di $2 al barile, portandolo a quota $67. Un segnale che i mercati stanno prezzando il rischio di un calo delle forniture russe, aumentando il prezzo, che paghiamo anche noi.
  • Crollo dell’export di diesel: A causa delle sanzioni e della ridotta attività delle raffinerie, le esportazioni russe di diesel via mare si sono quasi dimezzate negli ultimi sei mesi, con un calo di circa 500.000 barili al giorno.
  • Rischio “collo di bottiglia”: Il problema non è solo la raffinazione. Se il greggio estratto non può essere lavorato, i depositi si riempiono. Questo crea un ingorgo logistico che può costringere a rallentare o fermare l’estrazione a monte, soprattutto se anche le capacità di stoccaggio ed esportazione del greggio sono limitate.

A destra, produzione del petrolio russo, , a sinistra variazione di combustibili e affini liquidi via mare

Gli analisti di Goldman Sachs sottolineano come il loro “nowcast” sulla produzione di greggio russo abbia mostrato un trend discendente negli ultimi tre anni, toccando la scorsa settimana il livello più basso dal periodo post-pandemico: 8,8 milioni di barili al giorno.

Curiosamente, secondo la banca d’affari, il rischio maggiore per la produzione russa non deriva tanto da una minore domanda estera (gli acquirenti asiatici continuano a mostrarsi ben disposti), quanto da problemi interni: incentivi di prezzo in calo per i produttori e, soprattutto, i colli di bottiglia tecnologici e operativi causati dalle sanzioni. In pratica, la macchina produttiva russa inizia a perdere colpi per mancanza di pezzi di ricambio e know-how occidentale.

Il rischio geopolitico si alza

Mentre i mercati finanziari fanno i conti con i barili persi e l’impatto macroeconomico, la situazione geopolitica si fa sempre più tesa. Lo scorso fine settimana, l’Ucraina ha lanciato un assalto massiccio con ben 361 droni contro le infrastrutture energetiche russe. Uno di questi ha colpito la vasta raffineria di Kirishi, nel nord-ovest del Paese, uno snodo cruciale per l’export. Se questi attacchi proseguissero e si allargassero a raffinerie e strutture più lontane ci sarebbero problemi maggiori per l’export ed eventualmente per i prezzi del petrolio.

Il mercato del Brent, per ora, sembra consolidarsi intorno ai $67 al barile, avendo già in parte assorbito il “premio di rischio” legato alla guerra. Tuttavia, la strategia ucraina sta dimostrando di poter infliggere un danno economico reale e costante, mentre incidenti come quello polacco introducono un’incognita che va ben oltre i fogli di calcolo. La guerra di logoramento è entrata in una nuova fase, e si combatte tanto con i droni quanto con i future sul petrolio.

Petroliera russa

Petroliera russa

Domande e Risposte di Approfondimento

1) Qual è il nocciolo della nuova strategia ucraina e perché è così importante?

La strategia ucraina consiste nell’usare droni a lungo raggio per colpire sistematicamente l’infrastruttura energetica russa (raffinerie, depositi, porti). È una forma di guerra asimmetrica ed economica. La sua importanza risiede nel fatto che non mira solo a un obiettivo militare tattico, ma a colpire la principale fonte di finanziamento della macchina bellica di Mosca: i proventi dalla vendita di petrolio e prodotti raffinati. Minando la capacità russa di produrre e esportare energia, Kiev cerca di erodere le fondamenta economiche che sostengono l’invasione, rendendo la guerra più costosa e insostenibile per il Cremlino.

2) Perché questa notizia è rilevante per l’economia globale e non solo per i due Paesi in conflitto?

La notizia è di rilevanza globale perché la Russia è uno dei maggiori produttori ed esportatori di energia al mondo. Qualsiasi interruzione significativa della sua capacità di raffinazione o esportazione ha un impatto diretto sui prezzi globali del petrolio e del gas, come evidenziato dall’aumento del Brent. Questo si traduce in costi energetici più alti per imprese e consumatori in tutto il mondo, alimentando pressioni inflazionistiche. Inoltre, l’instabilità delle forniture energetiche crea incertezza sui mercati finanziari e può influenzare le decisioni di politica monetaria delle banche centrali, come la BCE e la Fed.

3) Quali sono le possibili ricadute future di questi attacchi per la Russia e per l’Europa?

Per la Russia, le ricadute sono duplici. A breve termine, subisce una perdita economica diretta per la mancata vendita di prodotti raffinati e i costi di riparazione. A lungo termine, se gli attacchi persistono, potrebbe essere costretta a ridurre l’estrazione di greggio, danneggiando il settore in modo strutturale. Per l’Europa, la principale ricaduta è la volatilità dei prezzi energetici. Sebbene l’UE abbia ridotto la dipendenza diretta dalla Russia, il mercato è globale. Inoltre, l’escalation del conflitto, simboleggiata dai droni abbattuti in Polonia, aumenta il rischio geopolitico ai confini dell’Unione, con potenziali conseguenze imprevedibili per la sicurezza e la stabilità regionale.

E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento