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Economia

Idrogeno bianco: il Tesoro nascosto dell’Italia per un futuro d’autonomia energetica

L’idrogeno bianco, o naturale, emerge come chiave per l’energia pulita e soprattutto non legata al petrolio. Scopri come il Nord Italia, con le sue rocce ofiolitiche, potrebbe diventare un hub cruciale per questa risorsa sostenibile e come una nuova ricerca apre la strada all’esplorazione.

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L’idrogeno bianco, o idrogeno naturale, sta emergendo come una risorsa chiave per un futuro energetico sostenibile. A differenza dell’idrogeno prodotto artificialmente, spesso tramite processi che emettono O₂, l’idrogeno bianco si forma spontaneamente nella crosta terrestre attraverso processi geologici naturali.

Una recente ricerca condotta da un team di scienziati del Regno Unito e del Canada, pubblicata su Nature Reviews Earth & Environment (Ballentine et al., 2025), ha messo a punto una “ricetta” per individuare e sfruttare vasti giacimenti di idrogeno naturale, potenzialmente sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico globale per 170.000 anni. E il Nord Italia, con le sue rocce ofiolitiche, potrebbe giocare un ruolo cruciale in questa rivoluzione energetica.

Che cos’è l’idrogeno bianco?

L’idrogeno bianco si genera quando l’acqua interagisce con rocce ricche di ferro o contenenti elementi radioattivi, in condizioni specifiche di temperatura, pressione e contenimento. Questi processi geologici, che richiedono tempi nell’ordine di miliardi di anni, producono idrogeno intrappolato in sacche sotterranee. Questo idrogeno intrappolato può essere estratto e sfruttato. Un esempio concreto arriva dal sito di Bourakebougou, in Mali, dove l’idrogeno naturale viene già estratto con successo.

La sfida, ora, è individuare altre riserve simili in tutto il mondo, e il Nord Italia potrebbe essere una delle regioni più promettenti. Perché l’idrogeno è un gas altamente volatile, difficile da intrappolare, quindi la sfida è identificare in quali sacche impermabili  si sia concentrato e non sia sfuggito nell’atmosfera.

Dove si trovano le rocce più favorevoli all’accumulazione dell’idrogeno  da Ballentine

Il potenziale del Nord Italia

Il Nord Italia ospita ampie aree con rocce ofiolitiche, rocce di origine oceanica ricche di minerali ferrosi, ideali per la formazione di idrogeno bianco.

Queste rocce, presenti in regioni come il Piemonte, la Liguria e l’Emilia-Romagna, favoriscono l’idratazione, un processo chimico che genera idrogeno. Sebbene l’esplorazione in Italia sia ancora agli albori, il potenziale è enorme. Le ofioliti, grazie alla loro composizione, offrono condizioni ottimali per la produzione di idrogeno naturale, ma la mancanza di studi sistematici lascia questo tesoro energetico ancora inesplorato. Quindi questo potenziale rimane, per ora, tale, potenziale non esplorato.

Una nuova “ricetta” per trovare l’idrogeno

La ricerca ha delineato un approccio integrato per localizzare i giacimenti di idrogeno naturale, basato su tre pilastri principali:

  • Rilevamento geofisico avanzato: Le tecniche geofisiche, come l’analisi del contrasto di densità, la resistività elettrica e i cambiamenti magnetici indotti dalla formazione di minerali come la magnetite, permettono di identificare le zone di idratazione delle rocce. Questi metodi, già utilizzati nell’esplorazione di altre risorse, vengono ora perfezionati per rilevare l’idrogeno con maggiore precisione.
  • Integrazione di dati multidisciplinari: La chiave per una ricerca efficace sta nella fusione di dati geologici, geofisici e geochimici. Questo approccio consente di comprendere i processi geochimici e geomicrobiologici che influenzano la formazione e l’accumulo di idrogeno, riducendo i rischi esplorativi e identificando le aree più promettenti.
  • L’elio come tracciante: L’isotopo ⁴He, co-prodotto con l’idrogeno, è un indicatore prezioso. Grazie alla sua solubilità e diffusività simili a quelle dell’idrogeno, l’elio può essere usato per tracciare i flussi e gli accumuli di idrogeno, migliorando la capacità di localizzare i giacimenti.

Questo approccio non si basa su nuove tecnologie rivoluzionarie, ma su un uso più intelligente e integrato delle tecniche esistenti, con l’obiettivo di mappare le “zone di idrogeno” in modo più efficace.

Perché l’idrogeno è cruciale

L’idrogeno è già fondamentale in settori come la produzione di fertilizzanti, essenziali per l’agricoltura globale. La domanda di idrogeno è destinata a crescere esponenzialmente, passando da 90 milioni di tonnellate nel 2022 a una previsione di 540 milioni di tonnellate entro il 2050.

Tuttavia, i metodi artificiali di produzione, come la reforming del metano, sono costosi e non sostenibili. L’idrogeno bianco, invece, offre una soluzione a basse emissioni, capace di alimentare l’industria e i trasporti senza contribuire al riscaldamento globale.

Sfide e opportunità

Nonostante il potenziale, l’estrazione dell’idrogeno naturale presenta alcune sfide. Una di queste è evitare che i giacimenti vengano compromessi da microbi sotterranei, che possono consumare l’idrogeno. Inoltre, l’idrogeno è una risorsa finita, e la sua estrazione richiede tecnologie avanzate e investimenti significativi. Tuttavia, il successo di siti come Bourakebougou dimostra che è possibile, anche se non semplice. L’apertura di un certo numero di pozzi d’idrogeno sarà un risultato significativo, perché vorrà dire che questa risorsa è realmente sfruttabile, non solo una strana chimera.

Nel Nord Italia, l’esplorazione potrebbe beneficiare di un approccio simile a quello descritto nella ricerca, con un’attenzione particolare alle rocce ofiolitiche. La combinazione di tecniche geofisiche avanzate e l’integrazione di dati multidisciplinari potrebbe trasformare il Nord Italia in un hub per l’idrogeno bianco, contribuendo alla transizione energetica del Paese.


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