Attualità
Draghi sull’Ucraina si mette perfino contro la UE…
Il discorso del Presidente del Consiglio Mario draghi è riuscito a sollevare un bel po’ di dissensi fuori e dentro l’Italia, dietro un consenso generale falso e creato ad arte dai media e da una maggioranza parlamentare che ormai non rappresenta più la maggioranza democratica del Paese.
Iniziamo con i dissensi internazionali. Appena dopo il discorso il FT ha dedicato un articolo piuttosto secco a quanto avvenuto nel parlamento italiano. Vediamo le parole del quotidiano:
“L’Italia vuole che l’Ucraina aderisca all’UE”, ha detto. “Voglio dire al presidente Zelensky che l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questo processo“. L’approvazione di Draghi fa eco alla richiesta di altri membri dell’UE principalmente dell’est dell’Ucraina di diventare un membro dell’Ucraina, ma all’inizio di questo mese i leader del blocco hanno rifiutato collettivamente di approvare la domanda dell’Ucraina in un vertice. Draghi non ha specificato alcun calendario per la sua campagna di adesione e ha riconosciuto che il percorso verso l’adesione all’UE è stato “lungo”. Ha osservato che l’adesione richiede riforme per garantire una “integrazione funzionante”, ma ha affermato che l’Italia – uno dei membri fondatori dell’UE – è pronta a sostenere lo sforzo….. …. L’offerta dell’Ucraina per un piano di adesione rapidamente approvato ha diviso i membri dell’UE e le istituzioni del blocco. C’è un diffuso disagio per l’idea di consentire a Kiev di aggirare un lungo elenco di standard e requisiti che i nuovi membri devono soddisfare – su questioni che vanno dallo Stato di diritto all’economia di mercato – prima ancora che la sua candidatura sia prevista per il voto dell’UE 27 membri esistenti, che dovrebbero approvarlo all’unanimità. Quando Kiev ha presentato domanda di adesione il 28 febbraio, ha ricevuto il sostegno immediato di diversi membri dell’UE principalmente dell’est, tra cui la Polonia e gli stati baltici. Ma altri sono stati più cauti. Un vertice dei leader dell’UE all’inizio di questo mese ha solo riconosciuto le “aspirazioni europee” dell’Ucraina e ha espresso la volontà di “rafforzare ulteriormente i nostri legami e approfondire la nostra partnership per sostenere l’Ucraina nel perseguire il suo percorso europeo”.
In Europa molti paesi sono ben poco felici dell’entrata di Kiev nella UE, per motivi ben fondati:
- l’entrata è un processo lungo, soprattutto se riguarda paesi con vicende belliche, considerando che la Croazia ha impiegato 10 anni per entrare;
- ci sono paesi impegnati nel processo da anni e con possibilità molto migliori di Kiev, come l’Albania e il Montenegro;
- l’entrata di un paese con 40 – 44 milioni di abitanti così spostato a est porterebbe a un riequilibrio della UE che cesserebbe di diventare un “Blocco occidentale” e diventerebbe un “Blocco centroeuropeo”, con un riallineamento politico e strategico importante che meriterebbe almeno di essere discusso.
Invece Mario Draghi, con il suo abituale decisionismo al limite dell’autoritarismo e dell’autocrazia, ha deciso che l’Ucraina deve entrare nella UE, magari anche perché questa grana non se la godrà lui, che fra qualche mese lascerà l’incarico, ma il suo successore, chiunque sia.
Ovviamente poi Draghi, garantendo “A nome dell’Italia” il via libera all’entrata dell’ucraina nella UE ha anche calpestato il Parlamento a cui queste decisioni spettano, come ha notato Claudio Borghi
Tutti ad attendere che #Zelensky parlasse di resistenza, richiesta di armi, richiesta di ingresso nella UE invece lui (devo dire correttamente) non ne ha fatto menzione, in compenso lo ha fatto #Draghi trascurando che la mozione unitaria del Parlamento non parlasse affatto di UE.
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) March 22, 2022
non che il Parlamento faccia nulla per difendere le proprie prerogative: alle fine basterebbe mandare sotto il governo un paio di volte per fargli capire che non siamo in Corea del Nord, ma in una repubblica parlamentare, anche se non si sa ancora per quanto. Purtroppo il coraggio è la merce più rara in questo momento di pecore.
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