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DOMBROVSKIS METTE BENE IN CHIARO: PRIMA RIFORME POI I SOLDI. Cadono tutte le illusioni sugli aiuti del Next Generation Fund

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Pensate che il “Next Generation Fund” sia un qualcosa che arriva senza dei vincoli, giusto come un aiuto ai paesi in difficoltà ? Ebbene, Sbagliate completamente. Il Next Generation Fund , o recovery fund come era conosciuto sino a ieri, sarà super condizionale, nel senso che i soldi dati potranno essere spesi SOLO in investimenti e SOLO per quello che vuole l’Unione. Se pensate, ad esempio, di costruirci un’autostrada o un ponte, scordatevelo.

Chi  lo dice? Il Vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, Prendiamo le sue esatte parole da un discorso fatto ieri per presentare il progetto:

Il fondo risponde a due obiettivi complementari:

In primo luogo, promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’UE, migliorando la capacità delle economie nazionali di prosperare e anche affrontare eventuali shock futuri.

In secondo luogo, sostenere l’inverdimento e la digitalizzazione delle nostre economie. Per fare un esempio: ci impegniamo a investire nelle tecnologie di domani, che si tratti di tecnologia verde o di infrastrutture digitali e dati. Questo ci consentirà di rimanere competitivi a livello globale.

Come accennato in precedenza, questa crisi creerà un immenso divario negli investimenti. Ciò deriva da livelli più bassi di domanda, interruzioni dal lato dell’offerta e peggioramento delle condizioni finanziarie.

Le imprese e i governi dovranno inoltre investire per adattarsi alla “nuova normalità” e per affrontare le vulnerabilità esposte dal virus.

Facciamo un’ipotesi: domani in Giappone viene realizzata la fusione fredda, o anche quella calda, che rende il problema energetico secondario in pochi anni, a che serviranno gli investimenti nell’energia “Verde”. Se sempre domani i protocolli digitali vengono a cambiare in modo profondo, andando oltre il 5G, a  cosa servirà aver concentrato tutti gli investimenti solo sul digitale? L’evoluzione delle conoscenze e delle tecnologie prende spesso delle direzioni imprevedibili e rende inutili investimenti colossali: all’inizio dell’ottocento negli USA e nel Regno Unito scoppiò la “Canal Mania”: privato e pubblico investirono somme enormi nella realizzazione di canali navigabili, visti all’epoca come il futuro dei trasporti. Buona parte di queste realizzazioni non fu utilizzata per più di trent’anni per lo sviluppo della ferrovia, ed il risultato fu un’impressionante distruzione di valore e di investimenti. Puntare tutto su un settore è come mettere tutti i soldi su un singolo numero al Casinò.

Poi tutto è sottoposto alla realizzazione di “Riforme”, il tutto per aumentare la “Competitività”

Ciò significa modernizzare le economie: renderle più agili, più dinamiche, più ecologiche e più digitali. E migliorare la produttività e l’ambiente aziendale.

Le riforme dovrebbero inoltre affrontare le gravi conseguenze sociali della crisi, investendo nell’istruzione e nelle competenze delle persone, per migliorare la ricerca e l’innovazione, al fine di promuovere l’occupazione e l’inclusione sociale.

Quindi l’idea della Commissione è che bisogna essere sempre più “Competitivi” (nei confronti di chi?, Chi sarà il prossimo “Vagone” da lasciare indietro? Il prossimo “Osso” da togliere dal canile per far sbranare i “Cani” e renderli più affamati), più “Agili” , quindi più “Jobs act”, più “Verde”, più “Digitale”. Non sentie come sono vuote queste parole? Ad un cinquantenne senza specifiche conoscenze facciamo prendere una laurea in informatica? Parole vuote, che nascondono solo una brama di potere. 

Però non finisce mica qui. Ecco un altro estratto:

Nel presentare il suo piano nazionale, ogni paese dovrà spiegare come contribuisce a raggiungere le priorità individuate nel semestre europeo.

Ciò garantirà che le spese siano ben mirate e utilizzate. Significa anche che le priorità a livello di UE si traducono in risultati sul campo in ciascun paese.

I paesi dovranno assumere la piena titolarità politica delle loro riforme, come è sempre stato il caso del semestre europeo.

Come sapete, il semestre europeo si occupa sia di affrontare le sfide economiche che sociali. Ciò si rifletterà anche in questa nuova struttura. I piani di riforma nazionali dovrebbero affrontare entrambe le dimensioni, a seconda della situazione specifica di ciascun paese.

Ciò significa modernizzare le economie: renderle più agili, più dinamiche, più ecologiche e più digitali. E migliorare la produttività e l’ambiente aziendale.

Le riforme dovrebbero inoltre affrontare le gravi conseguenze sociali della crisi, investendo nell’istruzione e nelle competenze delle persone, per migliorare la ricerca e l’innovazione, al fine di promuovere l’occupazione e l’inclusione sociale.

La Commissione valuterà inoltre la coerenza con i piani nazionali per l’energia e il clima, i giusti piani di transizione e gli accordi di partenariato e i programmi operativi adottati nell’ambito dei fondi dell’Unione.

Quindi per essere chiari: La Commissione, con il semestre europeo, dice come gli stati devono investire per i fondi. Gli stati presentano i propri progetti che devono essere approvati dalla Commissione. Se vanno bene sono COFINANZIATI dall’Unione. Questo vuole dire che anche le risorse proprie verranno ad essere messe a disposizione dell’Unione: praticamente le politiche di investimento nazionali saranno decise a livello europeo. 

Uniamo il fatto che comunque queste risorse dovranno essere pagate dalle “Tasse europee”, cioè da tasse, tutte da decidere , sul web, sull’energia, sulla plastica, su qualsiasi cosa venga decisa dalla UE, e quindi potete valutare se veramente questi “Fondi” sono un aiuto o meno.

I pro sono:

  • si potrà investire un po’ di soldi in più;

I contro:

  • ci saranno fra quasi due anni;
  • saranno pagati da più tasse, quindi niente alleggerimento fiscale;
  • gli investimenti fatti con questi soldi saranno decisi da obiettivi europei;
  • anche i nostri investimenti interni saranno decisi da obiettivi europei.

Traete le vostre conclusioni.


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