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Difesa Aerea: la Danimarca fa retromarcia sul sistema Barak israeliano. Cosa c’è dietro?
Copenaghen frena sul sistema israeliano Barak MX. Il motivo? Cerca “potenza di combattimento immediata” e anti-drone, ma vuole farlo in fretta.

La Danimarca, pur nel pieno di una spinta al riarmo, ha deciso di non procedere con l’acquisto del sistema integrato di difesa aerea e missilistica (IAMD) israeliano Barak MX. Una decisione che spiazza, data la crescente minaccia dei droni in Europa.
Il Ministero della Difesa di Copenaghen ha infatti preferito seguire le raccomandazioni del Comando della Difesa, che ha suggerito di investire le risorse destinate al Barak in “altre iniziative con maggiore potenza di combattimento immediata”.
Il ministro della Difesa, Troels Lund Poulsen, ha confermato la volontà di seguire la “chiara posizione tecnico-militare” del Comando. L’obiettivo dichiarato è acquistare le capacità “più appropriate” e assicurare uno “sviluppo rapido e capace” della difesa aerea terrestre.
La retromarcia, però, solleva qualche perplessità. La decisione arriva dopo che l’emittente pubblica danese DR, solo poche settimane fa, aveva sottolineato come l’offerta di Israel Aerospace Industries (IAI) includesse una “soluzione soft kill contro i droni”, una capacità specifica per neutralizzare elettronicamente i velivoli più piccoli, che attualmente manca ai sistemi danesi.
La minaccia non è affatto teorica. La Danimarca ha registrato un’ondata di avvistamenti di droni, spesso vicino ad aeroporti e installazioni militari. Un incidente a settembre ha persino costretto alla chiusura dell’aeroporto di Copenaghen; in quell’occasione, la premier Mette Frederiksen non aveva escluso un coinvolgimento russo.
Cosa comprerà Copenaghen al posto del Barak MX? Al momento, è nebbia fitta. Il Ministero non ha fornito alternative, così come non hanno commentato IAI o il Ministero della Difesa israeliano.
Il sistema israeliano scartato, nel frattempo, continua a riscuotere successo altrove:
- È stato ordinato dalla Slovacchia nel dicembre 2024 per 560 milioni di euro.
- È capace di ingaggiare minacce multiple (droni, caccia, missili da crociera e balistici).
- Offre una copertura con intercettori che arrivano fino a 150 km di raggio.
È importante sottolineare che questa non è una manovra di risparmio (il “braccino corto” non è di moda oggi a Bruxelles). La Danimarca sta investendo massicciamente nella difesa. Questo stop si inserisce in un piano di modernizzazione da 58 miliardi di corone (circa 9,1 miliardi di dollari) che prevede l’acquisto di otto sistemi a lungo e medio raggio, tra cui la piattaforma italo-francese SAMP/T.
Evidentemente, Copenaghen cerca qualcosa di più rapido da implementare o più potente, e lo vuole subito.
Domande e Risposte
1) Perché la Danimarca ha rinunciato al sistema Barak MX se aveva le capacità anti-drone che le servivano? Ufficialmente, il Comando della Difesa danese ha raccomandato di usare le risorse per “iniziative con maggiore potenza di combattimento immediata”. Sebbene il Barak MX offrisse capacità anti-drone (soft kill), Copenaghen ha preferito investire in uno “sviluppo rapido” della difesa aerea. Questo suggerisce che, nonostante le specifiche tecniche, il sistema israeliano potrebbe non essere stato ritenuto la soluzione più veloce da implementare per rispondere alle minacce immediate.
2) La Danimarca sta tagliando le spese militari? No, al contrario. Questa decisione non è un taglio, ma un riorientamento della spesa. La Danimarca ha impegnato 58 miliardi di corone (circa 9,1 miliardi di dollari) per modernizzare la sua difesa aerea. Questo piano include l’acquisto di otto sistemi a lungo e medio raggio, tra cui il SAMP/T, sviluppato da Francia e Italia. La scelta di scartare il Barak MX riguarda quale sistema acquistare, non se acquistare.
3) Quali sistemi acquisterà la Danimarca al posto del Barak? Al momento non è chiaro. Il Ministero della Difesa danese non ha fornito dettagli su quali sistemi alternativi stia valutando. La priorità sembra essere la velocità di implementazione e la “potenza di combattimento immediata” per far fronte alle crescenti minacce, in particolare quelle derivanti dai droni, che hanno già causato disagi (come la chiusura dell’aeroporto di Copenaghen).









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