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Dietrofront delle superpetroliere: la “Diplomazia delle cannoniere” USA soffoca il Venezuela (e fa calare i prezzi)
Venezuela sotto assedio: 4 Superpetroliere fanno dietrofront per evitare i Navy SEALs. Crolla l’export di Maduro.

La strategia dell’amministrazione Trump nei Caraibi sta assumendo contorni sempre più definiti, abbandonando la sottigliezza diplomatica per abbracciare quella che potremmo definire una “diplomazia delle cannoniere” in piena regola. L’obiettivo è chiaro, quasi da manuale di realpolitik: seguire il denaro. O meglio, seguire il petrolio che genera il denaro.
Il Pentagono ha deciso di stringere il cappio attorno alle arterie marittime che tengono in vita il regime di Maduro e, di riflesso, l’economia cubana. Non si tratta più solo di sanzioni sulla carta, ma di azioni fisiche in alto mare. Dopo il sequestro della petroliera Skipper avvenuto la scorsa settimana ad opera delle forze speciali USA, il messaggio è arrivato forte e chiaro agli armatori della cosiddetta “flotta ombra”.
Il grande dietrofront
La paura di perdere il carico — e la nave — ha innescato una reazione immediata. Secondo i dati di tracciamento marittimo riportati da Bloomberg e Kpler, ben quattro superpetroliere che stavano facendo rotta verso il Venezuela hanno improvvisamente invertito la marcia. Non si tratta di navi qualsiasi, ma di Very Large Crude Carriers (VLCC), giganti del mare capaci di trasportare milioni di barili.
Ecco la situazione delle navi che hanno fatto “dietrofront”:
| Nome della Nave | Bandiera | Azione Intrapresa | Note |
| Bella 1 | Panama | Inversione di rotta martedì | Già sanzionata per trasporto illecito di greggio iraniano. Ha virato vicino ad Antigua e Barbuda. |
| Seeker 8 | – | Inversione l’11 dicembre | Ha girato il giorno dopo il sequestro della Skipper. |
| Karina | – | Inversione l’11 dicembre | Parte della flotta che serve le rotte sanzionate. |
| Eurovictory | – | Inversione l’11 dicembre | Anche questa ha evitato l’ingresso in acque “calde”. |
Questa manovra collettiva equivale, nei fatti, a un blocco navale non dichiarato. L’amministrazione USA calcola che interrompere questo flusso commerciale possa innescare uno stress economico a catena: prima a Cuba (che dipende dal greggio venezuelano), poi a Caracas, accelerando l’erosione del potere di Maduro.
Il “Buffet” delle sanzioni e la risposta del Mercato
La situazione al largo delle coste venezuelane è surreale. Attualmente ci sono circa 18 navi cariche di petrolio, tecnicamente sanzionate, che attendono nelle acque venezuelane o limitrofe. Samir Madani, co-fondatore di TankerTrackers, ha definito questa concentrazione di navi un vero e proprio “buffet” da cui gli Stati Uniti possono scegliere la prossima preda.
Tuttavia, c’è un risvolto economico immediato che tocca anche le compagnie americane. Chevron, che opera in Venezuela grazie a specifiche licenze e nel pieno rispetto delle sanzioni, si è trovata costretta ad abbassare i prezzi del greggio venezuelano offerto alle raffinerie USA.2
Perché? È una questione di domanda e offerta:
- La nave sequestrata, la Skipper, è ora diretta verso gli Stati Uniti (probabilmente verso il Golfo del Messico).
- Il mercato prevede che questo carico “confiscato” verrà scaricato e venduto, aumentando l’offerta locale.
- Di conseguenza, Chevron ha dovuto vendere un lotto di greggio l’11 dicembre a prezzi più deboli rispetto a quelli di inizio settimana.
Conclusioni
La strategia USA è brutale ma efficace: se le navi restano ferme, il regime non incassa. Se si muovono, vengono sequestrate, il regime non incassa comunque e il petrolio finisce sul mercato americano abbassando i prezzi. Un consigliere di Trump, citato da Axios, ha riassunto la tattica con disarmante semplicità: “Dobbiamo aspettare che si muovano. Se si muovono, le prendiamo. Ma se ci fanno aspettare troppo, potremmo andare a prenderle direttamente là”.
Siamo di fronte a un’escalation che mira a tagliare l’ultimo cordone ombelicale finanziario di Caracas. Il Venezuela, già in ginocchio, rischia di trovarsi definitivamente isolato, con le sue risorse bloccate in mare o, peggio, dirottate verso i serbatoi del nemico.
Domande e risposte
Qual è l’obiettivo finale di queste azioni militari USA nei Caraibi?
L’obiettivo primario è il cambio di regime a Caracas. L’amministrazione Trump sta applicando una pressione diretta sulle finanze del governo Maduro, colpendo le esportazioni di petrolio che costituiscono la principale fonte di valuta pregiata per il Venezuela. Intercettando le petroliere, gli USA mirano a creare una crisi di liquidità insostenibile sia per il Venezuela che per Cuba, che dipende energeticamente da Caracas, sperando che il collasso economico porti a un collasso politico.
Perché Chevron ha abbassato i prezzi del petrolio venezuelano?
È una classica reazione di mercato basata sull’aspettativa di un aumento dell’offerta. Il sequestro della petroliera Skipper significa che il suo carico (circa 2 milioni di barili) verrà probabilmente dirottato e venduto negli Stati Uniti. Questo afflusso improvviso di greggio “extra” sul mercato del Golfo del Messico crea una pressione al ribasso sui prezzi. Chevron, per rimanere competitiva e piazzare i propri carichi legalmente estratti, ha dovuto adeguare i propri listini a questa nuova realtà.
Cosa si intende per “Flotta Ombra” o Dark Fleet?
La “flotta ombra” è costituita da navi che operano al di fuori dei normali circuiti assicurativi e di tracciamento marittimo internazionale per aggirare le sanzioni. Spesso queste navi spengono i transponder (AIS), cambiano nome o bandiera frequentemente e trasferiscono il carico in mare aperto (ship-to-ship) per nascondere l’origine del petrolio. Sono utilizzate principalmente da paesi sanzionati come Iran, Russia e Venezuela per continuare a esportare le proprie risorse energetiche verso acquirenti disposti a correre il rischio, spesso in Asia.








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