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DEUTSCHE BANK REGISTRA LE PERDITE MAGGIORI DAL 2015. Cambiare costa….

Ieri sono stati comunicati i risultati del secondo trimestre 2019 per Deutsche Bank ed i risultati sono stati estremamente negativi: le perdite sono state pari a 3,1 miliardi di dollari. Causa principale i costi per i licenziamenti. Cause, buonuscite, costi di chiusura degli uffici e di interruzione dei contratti hanno portato perdite per 3,1 miliardi. Una cifra molto elevata, considerando che attualmente la capitalizzazione di borsa della Banca è pari a 15 miliardi circa di euro. Quindi un 20% del valore di borsa , in teoria, se ne è andato in un solo trimestre, non male vero? però i valori di borsa sono leggermente migliorati negli ultimi tempi
Dopo aver toccato un minimo a giugno,al limite del dubbio di liquidazione, il valore si è migliorato a partire dalla prima settimana di luglio, arrivando ad un valore attuale attorno ai 7 euro per azione. Il piano era stato annunciato da tempo, i licenziamenti erano partiti da tempo, per cui, a prima vista, sembra che il mercato abbia superato lo shock di questa prima fase di trasformazione. Si prevede che la conversione venga a costare almeno 7,4 miliardi di euro, ma tutta l’operazione è sottoposta a due grosse condizioni:
- che veramente i costi siano quelli previsti, e non superiori, non solo per i licenziamenti, ma anche per eventuali cessioni con perdite superiori al previsto;
- che il calo di margine operativo relativo alle dismissioni sia quello previsto, e non superiore.
Nel primo trimestre gli utili erano stati pari a solo 231 milioni di euro, una cifra molto piccola, considerato il volume delle perdite previste nei trimestri successivi. Se anche questo piccolo utile scomparisse avremmo un progressivo erodersi del capitale e la Banca, in questo momento, non può permettersi di rivolgersi al mercato per nuovi capitali. Ci troveremmo di fronte ad una MPS al cubo.
