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Deutsche Bank: c’è un grande rischio derivante dalle catene logistiche mondiali

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Da metà novembre, gli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, alle navi commerciali nel Mar Rosso hanno interrotto un’importante rotta di navigazione responsabile di circa il 12% del commercio globale. Queste azioni evidenziano la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento più complesse del mondo.

La crisi del Mar Rosso si è aggravata questa settimana dopo che un attacco con un drone ha ucciso tre truppe statunitensi in Giordania; gli Stati Uniti hanno attribuito l’incidente alle milizie sostenute dall’Iran. Gli Houthi sono anche allineati con il gruppo palestinese Hamas e hanno attaccato più di 30 navi nello stretto di Bab el-Mandeb, all’estremità meridionale del Mar Rosso, concentrandosi inizialmente su navi legate a Israele ma espandendo poi gli attacchi a navi statunitensi e britanniche. Questo ha costretto le maggiori compagnie di navigazione del mondo a deviare le navi intorno al Capo di Buona Speranza in Africa, allungando notevolmente i tempi e i costi di trasporto.

La crisi in corso sta rimodellando il commercio globale e le catene di approvvigionamento. La scorsa settimana, la banca MUFG ha avvertito i clienti che “l’attrito geopolitico” mette a rischio i punti di strozzatura marittimi.

Già Goldman Sachs ha messo in luce l’aumento internazionale dei costi:

Una nuova nota di Deutsche Bank Research, che mette in guardia i clienti, si sofferma maggiormente sul Mar Rosso:
“Allarme rosso 101: tensioni nella catena di approvvigionamento globale”.
Gli analisti di DB, guidati da Adrian Cox, forniscono ai lettori un grafico sorprendente che mostra il crollo dei volumi delle navi nel Mar Rosso. Il motivo: le compagnie di navigazione hanno dirottato le navi verso il Capo di Buona Speranza in Africa per evitare gli attacchi di droni e missili degli Houthi.

La maggior parte dei prodotti commercializzati a livello globale, tra cui carburante, cibo e merci – con oltre il 60% del petrolio incluso – sono trasportati via mare e la maggior parte passa attraverso otto punti di strozzatura critici indicati di seguito:

Il volume totale degli scambi attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb si è dimezzato.

L’allungamento dei tempi di transito ha ridotto la capacità di trasporto dei container, facendo aumentare le tariffe delle casse da 40 piedi nelle ultime settimane, come si può vedere dall’immagine sottostante

La fine delle ostilità nel Mar Rosso e la ripresa dei normali scambi commerciali dipendono da due fattori interconnessi: il cessate il fuoco a Gaza e la riduzione delle tensioni nello Yemen e nella regione. L’uccisione di truppe statunitensi di questa settimana aggiunge ulteriore complessità e rende l’immediata soluzione più difficile.

Per quanto riguarda Gaza, gli Stati Uniti, il Qatar, l’Egitto e Israele stanno discutendo un potenziale cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani. Anche i colloqui in corso sulla soluzione dei due Stati giocheranno un ruolo importante. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato, dopo una telefonata con Benjamin Netanyahu, che il premier israeliano non è contrario a tutte le soluzioni a due Stati. Qualsiasi processo richiederà probabilmente del tempo.

Il Regno dell’Arabia Saudita potrebbe svolgere un ruolo in materia: il principe saudita Faisal ha dichiarato che il Regno prenderebbe in considerazione la normalizzazione con Israele se si riuscisse a raggiungere un accordo globale per la creazione di uno stato palestinese.

I rischi a questo punto provengono dall’amministrazione Biden: che la sua ritorsione alle ultime morti sia talmente forte da cancellare i tentativi di pacificazione nell’area rendendo la situazione ancora più esplosiva.


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