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Debito Francese: Moody’s non infierisce (per ora), ma l’outlook diventa “Negativo”
Francia, l’avvertimento di Moody’s: rating salvo a Aa3 ma l’outlook diventa “Negativo”. Pesa l’incertezza politica e il deficit fuori controllo. E i mercati la trattano già come l’Italia.

Parigi tira un sospiro di sollievo, ma è un sollievo a tempo. L’agenzia Moody’s, l’ultima a valutare la Francia in questo autunno finanziario, ha deciso di non seguire la strada più dura già imboccata dalle sue “colleghe” Fitch e Standard & Poor’s.
Niente declassamento, per ora. Il rating sul debito sovrano francese resta Aa3 (qualità alta), un gradino sopra l’A+ (qualità medio-superiore) assegnato dalle altre due agenzie.
Tuttavia, Moody’s ha voluto lanciare un avvertimento chiaro, quasi un cartellino giallo: l’outlook sul rating è stato abbassato da “stabile” a “negativo”. Un segnale che la pazienza sta finendo e che, senza correzioni, il prossimo passo potrebbe essere il downgrade.
La diagnosi di Moody’s: politica instabile, economia solida
La decisione dell’agenzia americana è un gioco di equilibri che riflette la complessa situazione francese. Da un lato, si penalizza l’incertezza politica; dall’altro, si riconoscono i fondamentali economici.
Perché l’outlook è “Negativo”? Moody’s punta il dito contro “l’accresciuto rischio che la frammentazione del panorama politico francese continui a nuocere al funzionamento delle istituzioni legislative”. In parole povere, l’instabilità politica e la mancanza di una maggioranza solida potrebbero impedire al governo di attuare le riforme necessarie per affrontare:
- Un deficit di bilancio elevato.
- Un debito pubblico in crescita.
- Un aumento duraturo del costo del prestito (gli interessi sul debito).
Non a caso, l’agenzia menziona esplicitamente il “rischio di un passo indietro duraturo su alcune riforme strutturali”, con un riferimento neanche troppo velato alla contestata (e ora sospesa) riforma delle pensioni del 2023.
Perché il rating (per ora) è salvo? L’agenzia, però, non declassa la Francia perché ne riconosce la “solidità economica”. Moody’s cita la “buona salute dei bilanci delle famiglie e delle imprese” e un “settore bancario robusto”, elementi che contribuiscono alla stabilità macroeconomica e alla capacità di assorbire gli shock. Insomma non è lo stato a salvare se stesso, ma i suoi cittadini e le sue imprese.
La fredda realtà dei numeri (e il fantasma italiano)
Il Ministero dell’Economia francese, guidato da Roland Lescure, ha “preso atto” della decisione, ribadendo l’impegno a ridurre il deficit sotto il 3% del PIL entro il 2029 (dopo il 5,4% previsto per il 2025).
Eppure, la decisione di Moody’s di non tagliare il rating ha sorpreso molti, forse persino lo stesso ministero. Le previsioni di crescita, infatti, si sono deteriorate: il FMI stima ora uno striminzito +0,7% nel 2025 e +0,9% nel 2026.
La vera spina nel fianco resta il deficit. Se il governo punta ufficialmente al 4,7% nel 2026 (sperando di chiudere al 5,0%), il Fondo Monetario Internazionale è molto più pessimista: a politiche invariate, il FMI vede il deficit francese al -5,8% nel 2026, per poi peggiorare fino al -6,3% nel 2029, e potrebbe perfino essere ottimista.
Questo squilibrio alimenta la spesa per interessi, che il ministro Lescure ha quantificato così: 60 miliardi l’anno scorso, 65 quest’anno e “ben oltre i 70 miliardi l’anno prossimo”. Un salasso.
Ma il dato più interessante, quasi ironico, arriva dai mercati. La clemenza di Moody’s non ha avuto alcun impatto. Gli investitori, che da mesi hanno prezzato il deterioramento dei conti francesi, sembrano essere più severi delle agenzie di rating.
Il tasso dei titoli di stato decennali francesi (OAT) viaggiava ieri sera al 3,43%, sostanzialmente “fianco a fianco” con quello italiano (3,42%). Un paragone impietoso, se si considera che l’Italia è valutata da Moody’s Baa3 (qualità medio-bassa), ben quattro gradini sotto la Francia. Il mercato, in sintesi, sta già trattando la “virtuosa” Francia come la “problematica” Italia.
Domande & Risposte
1. Cosa significa concretamente “Outlook Negativo”? Significa che Moody’s ritiene esista una probabilità significativa di un declassamento (downgrade) del rating Aa3 nei prossimi 12-18 mesi. È un avvertimento formale: se la Francia non riuscirà a stabilizzare la sua situazione politica e a presentare un piano credibile di riduzione del deficit e del debito, il rating verrà probabilmente tagliato.
2. Perché le altre agenzie (S&P e Fitch) hanno già declassato la Francia e Moody’s no? Le agenzie di rating hanno metodologie e tempistiche leggermente diverse. S&P e Fitch hanno evidentemente dato un peso maggiore ai rischi legati all’alto debito e alla paralisi politica, declassando la Francia ad A+. Moody’s, pur riconoscendo gli stessi rischi (da cui l’outlook negativo), ha preferito dare più peso ai fondamentali economici ancora solidi del Paese, come la ricchezza privata e la stabilità del settore bancario, concedendo di fatto più tempo a Parigi.
3. Se la Francia ha un rating molto più alto dell’Italia (Aa3 vs Baa3), perché i tassi di interesse sui loro titoli decennali sono quasi identici? Questa è la discrepanza chiave. Il rating (Aa3) è un giudizio formale sulla solvibilità a lungo termine. I tassi sul mercato (lo “spread”) sono il prezzo che gli investitori chiedono oggi per prestare soldi. Il fatto che i tassi siano allineati significa che i mercati finanziari sono più pessimisti delle agenzie di rating: prezzano già un rischio-Francia (legato alla politica, al deficit e ai costi della riforma pensioni sospesa) molto simile al rischio-Italia, ignorando la differenza formale di quattro gradini nel rating.








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