Economia
Dazi: vincitori e vinti nelle trattative con Trump. Molte le sorprese
Con i nuovi dazi USA definitivi, scopri la mappa dei vincitori e dei vinti. Analisi delle tariffe per UE, Brasile, Canada, Svizzera e chi ha negoziato meglio con Trump.

Il giorno dei dazi definitivi è giunto quasi per tutti, e alla fine possiamo stendere una lista di vincitori e vinti nelle trattative, sicuramente non facili, con l’amministrazione Trump.
Ricordiamo che il Presidente doveva ridurre un enorme surplus commerciale, per cui un innalzamente generale era atteso e quasi obbligatorio. Però diversi paesi hanno condotto le trattative con minore o maggiore successo.
I dati sui dazi provengono dall’Ordine Presidenziale che li ha definiti e che potete leggere a questo link.
I vinti
Alcuni paesi, per motivi che indicheremo punto per punto, sono stati colpiti in modo piuttosto duro, con trattamenti differenziali legati, spesso, a motivazioni politiche.
- Brasile. questo paese vedrebbe applicate le tariffe minime del 10%, come appare dal decreto approvato ieri, ma deve pagare un dazio ulteriore del 40% per motivi puramente politici, cioè la persecuzione dell’ex presidente Bolsonaro, del suo entourage e la repressione della libertà di parola ad opera del giudice Alexandre de Moraes, citato specificamente. Per questi motivi viene applicato un dazio ulteriore del 40%, arrivando a un totale del 50%. Se Moraes fosse dimesso e Bolsonaro tolto dagli arresti domiciliari i dazi tornerebbero al 10%
- Svizzera. Berna riesce a peggiorare la propria posizione passando dai dazi al 30% a quelli al 39%. Evidentemente il Presidente non ha apprezzato il mancato tentativo di raggiungere l’accordo. La Svizzera non ha neppure provato a “Baciare la sacra ciabatta”, e questi sono i risultati, che valgono come esempio per chi, nella UE, pensava di fare il duro;
- Sud Africa. Dazi al 30%, pagando un atteggiamento politico persecutorio verso le minoranze bianche e il far parte die BRICS;
- Canada: un altro paese che ha preferito l’atteggiamento ostile ed è stato colpito con un dazio al 35% , tranne i prodotti esentati per l’accordo nord americano sul commercio. Carney ha affermato che il Canada diversificherà le proprie mete di esportazione. Buona fortuna, a parte per l’energia che va ovunque.
- Siria, (41%), Laos e Myanmar (40%), per il pericolo che possano essere la base di ri, esportazioni cinesi, dati i legami con Pechino.
- Serbia (39%) e Bosnia Erzigovina (30%), colpite per il pericolo di riesportazioni cinesi.
- L’Unione Europea. La potente UE passa dal 20%, teorico, al 15% di dazi, ma non ha un trattamento di favore rispetto a molti altri paesi con forti surplus commerciali, come il Giappone. Alcuni paesi sono in deficit commerciale con gli USA e avrebbero potuto ottenere condizioni migliori.
- India: riduzione solo dal 26% al 25%, ma la partita non è chiusa.
I vincitori
- Lesotho: il piccolo Regno africano, circondando dal Sud Africa, esportatore di prodotti tessili, ottiene una consistente riduzione dei dazi dal 50% al 15%, nonostante l’enorme surplus commerciale e il Sud Africa, di cui è una enclave, abbia dazi al 30%. Complimenti.
- Giappone: Tokio concorda dazi al 15%, esattamente come la UE, in cui però alcuni paesi sono in deficit:
- Cambogia e Thailandia: i due paesi dell’Asia sud Orientale, che hanno accettato la mediazione di Trump per interrompere il conflitto, vengono premiati con dazi al 19% invece che al 35% (Thailandia) e 40% (Cambogia)
- Sri Lanka. Il paese vede i dazi ridotti dal 44% al 20%
- Filippine ed Indonesia: dazi ridotti al 19%
- Bangladesh: dal 37% al 20%
- San Marino: non specificamente citato dovrebbe vedere i dazi al minimo, cioè al 10%. Il Lichtenstein invece ha trattato peggio e si è preso il 15%.
- Australia: dazi al 10%
- Nuova Zelanda: dazi ridotti al 15%.
- Regno Unito e Falklands: 10%, le Falklands avevano un incredibile 41%.
- Argentina: non citata, ha il dazio base del 10%
Rinviati
La Cina prosegue nelle trattative commerciali e quindi con i dazi temporanei che, in media, sono al 55%. Anche il Messico, dopo una telefonata fra i presidenti, guadagna tempo per ulteriori trattative.
Alla fine chi ha piegato la testa subito (Regno Unito, Australia) o ha trattato con realismo è stato premiato. Chi ha preso una posizione politica anti-americana o non conciliante, Canada, Sud Africa, Svizzera, è stato punito. L’Unione Europea nel suo complesso non sarebbe stata trattata male, ma non ha ricevuto nessun trattamente preferenziale rispetto a trattative condotte dai singoli paesi.
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