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Economia

Dazi USA sull’India: la minaccia di Trump mette a rischio $35 miliardi di export e la crescita del PIL

La decisione di Trump di raddoppiare i dazi per colpire l’acquisto di petrolio russo da parte di Nuova Delhi minaccia esportazioni per 35 miliardi di dollari. Analizziamo l’impatto sulla crescita, i complessi negoziati in corso e il futuro dei consumi nel gigante asiatico.

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La decisione del presidente statunitense Donald Trump di imporre un dazio totale del 50% sull’India rischia di colpire esportazioni per un valore compreso tra $30 e $35 miliardi. Secondo l’analisi di Tanvee Gupta Jain, capo economista per l’India di UBS, questa mossa potrebbe costare a Nuova Delhi quasi un punto percentuale di crescita del PIL nell’arco di due anni. L’India, che nel 2024 ha esportato merci verso gli Stati Uniti per $87,3 miliardi, registrando un surplus di $45,8 miliardi, si trova ora di fronte a una sfida economica significativa.

L’impatto diretto dei dazi

La nuova politica tariffaria annunciata da Trump prevede un dazio aggiuntivo del 25% a causa dell’acquisto di petrolio russo da parte dell’India, che si somma a un precedente 25%, portando l’aliquota totale al 50%. Questa misura entrerà in vigore il 27 agosto, dopo un periodo di attesa di 21 giorni. Tuttavia, alcuni settori chiave come quello farmaceutico e degli smartphone, per un valore di circa $24 miliardi (il 30% dell’export indiano verso gli USA), sono attualmente esenti in quanto oggetto di indagini separate.

Secondo le stime di UBS, l’impatto potenziale sul Prodotto Interno Lordo indiano è calcolato moltiplicando la nuova aliquota tariffaria per l’esposizione commerciale verso gli Stati Uniti. Assumendo un’elasticità della domanda al prezzo di -1, si prevede una contrazione della crescita di 35 punti base (0,35%) per l’anno fiscale 2025-26 e di 60 punti base (0,60%) per il 2026-27. Gli analisti sottolineano che queste stime sono soggette a una notevole incertezza, poiché le negoziazioni commerciali con Washington sono ancora in corso.

I nodi della negoziazione e il ruolo del petrolio russo

Le trattative tra i due Paesi si preannunciano complesse. Per raggiungere un accordo, l’India potrebbe essere chiamata ad aprire maggiormente il proprio mercato ai beni statunitensi, azzerando i dazi. Un precedente è stato creato da altri partner asiatici degli USA come Vietnam e Giappone. Nuova Delhi potrebbe anche impegnarsi ad aumentare gli acquisti di energia e armamenti dagli Stati Uniti per ridurre il suo cospicuo surplus commerciale.

I principali ostacoli, tuttavia, rimangono i settori dell’agricoltura e dei prodotti lattiero-caseari, consideratinon negoziabili” dal governo indiano per proteggere il sostentamento di milioni di piccoli agricoltori e allevatori. Il settore lattiero-caseario da solo rappresenta il 3% del valore aggiunto lordo del Paese e dà lavoro a oltre 80 milioni di persone.

Nerendra Modi

La questione del petrolio russo è centrale nella disputa. Prima del conflitto in Ucraina, la Russia rappresentava solo il 2% delle importazioni di greggio dell’India; questa quota è salita al 36% nel 2024-25. Tuttavia, il vantaggio di prezzo del greggio russo Ural rispetto al Brent si è ridotto a soli $2-$3 al barile. Secondo UBS, un eventuale spostamento dell’India verso altri fornitori non comporterebbe perdite significative, stimate in circa $2 miliardi.

Le prospettive per l’economia indiana tra inflazione e consumi

L’incertezza generata dai dazi sta influenzando anche le politiche monetarie interne. Nonostante la Reserve Bank of India (RBI) abbia mantenuto invariato il tasso di riferimento, UBS prevede un ulteriore taglio di 25 punti base a ottobre per sostenere l’economia. Questa mossa sarebbe giustificata da un’inflazione contenuta, sostenuta da una buona produzione agricola e prezzi del greggio più bassi.

La banca centrale indiana ha mantenuto la sua previsione di crescita del PIL al 6,5% per il 2025-26, ma secondo alcuni analisti potrebbe sottostimare l’impatto negativo dei dazi, annunciati dopo l’ultima riunione del comitato di politica monetaria.

Sul fronte dei consumi interni, il quadro è misto. Gli indicatori di UBS mostrano un miglioramento dell’attività economica nelle aree rurali, che rappresentano il 46% dei consumi totali, mentre le aree urbane mostrano un rallentamento. Una ripresa generalizzata dei consumi delle famiglie non è attesa a breve, anche a causa del probabile rinvio all’inizio del 2027 degli aumenti salariali per i dipendenti pubblici. La stabilità economica dell’India dipenderà in larga misura dall’esito dei negoziati con gli Stati Uniti e dalla capacità del governo di stimolare la domanda interna in un contesto globale sempre più incerto.

 


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