Sui giornali è boom del PIL, ma chi dice la verità fra l’aumento dei costi fissi e le bottiglie di champagne stappate sui media? Forse tutti e due, ma “l’informazione” ci nasconde qualcosa.
Forse tutti siamo stati contagiati da questa grande euforia del boom del PIL italiano che, a seconda della testata giornalistica balzano dal +6% al (udite, udite) +17%.
Ma allora come fai a non farti contagiare dall’ottimismo?
Innanzitutto, già il fatto che le stime passino da un tot per arrivare al triplo, dovrebbe farci dubitare che ci stanno prendendo in giro.
Ma poi nessuno – e ripeto, nessuno – ci spiega che queste stime sono legate a brevi periodi di rilevazioni e, soprattutto, nessuno ti fa notare che rispetto al -9% di un intero anno, sono un rimbalzino.
Ma a parte tutti questi discorsi il succo è un altro, ovvero: questi dati, oltre che essere sparati a mo’ di titoloni, che cosa nascondono?
Sono dati positivi o c’è da starci attenti?
Sui giornali è boom del PIL anno su anno e siamo tutti contenti
Ciò che tutti tendono a dimenticarsi, specialmente quelli che vogliono dipingere una situazione più rosea di quella reale, è che i conti andrebbero fatti con gli ultimi dati pre covid e non con lo scorso anno, quando l’economia è rimasta piantata a terra.
Quindi, per semplificare, fatto 100 nel 2019, il calcolo da fare dovrebbe essere:
Quindi rispetto alla fine del 2019 si prevede che l’Italia registrerà una perdita netta del 4,54% in due anni.
È tanto? È poco? Per stabilirlo facciamo un confronto con gli altri Stati del G7:
Cos’è il PIL
Dal libro di Economia Spiegata Facile:“il prodotto interno lordo (il PIL appunto) misura il valore di mercato di tutte le merci finite e di tutti i servizi prodotti nei confini di una nazione in un dato periodo di tempo”.
Cos’è l’inflazione
In questo blog e sul nostro canale su YouTube più e più volte abbiamo parlato di inflazione basandoci su nozioni elementari e di base.
La principale è la seguente:
“Per inflazione si intende un aumento generalizzato dei prezzi”
“Per deflazione si intende un decrescita generalizzata dei prezzi”
Ogni volta ti ho messo in guardia dal considerare sempre l’inflazione come una brutta cosa e la deflazione come una manna dal cielo. Questo perché se la deflazione è legata alla diminuzione dei salari e dall’aumento della disoccupazione, c’è poco da stare allegri.
Vice versa la moderata inflazione è un buon segnale quando gli aumenti, appunto, sono generalizzati, ovvero vanno toccare tutti o quasi i settori in tutte le loro filiere.
In un caso del genere, l’aumento dell’inflazione è un segnale positivo. Significa che l’economia è in salute, perché se l’economia va bene, vengono assunti più lavoratori, i salari aumentano; è vero che aumenteranno anche i prezzi – perché ci sarà maggiore circolazione di moneta – ma tutto ciò andrà a beneficio della collettività.
Ancora dal libro di Economia Spiegata Facile, ecco spiegato il tranello della deflazione:
“Ora, detta così sembra una cosa bella: i prezzi scendono, la moneta “vale di più”.
Be’ non è proprio così e per capire il perché occorre sapere da cosa deriva l’inflazione.
Una moderata inflazione è un segnale di vivacità dell’economia, mentre la deflazione è indice di stagnazione.
Il calo dei prezzi, legato alla deflazione, lo vediamo nella vita quotidiana quando i negozi sono vuoti e gli scaffali restano pieni, perché i consumatori non hanno soldi da spendere”.
Tra i principali effetti della deflazione segnaliamo la ricerca di ridurre i costi di produzione. Questo ha un effetto a catena e può riflettersi sulla qualità dei prodotti, nel taglio degli investimenti in ricerca e sviluppo, fino a giungere al taglio dei salari, alla precarizzazione, alla disoccupazione e alla chiusura delle aziende oppure alla loro delocalizzazione in Paesi in cui la produzione costa di meno.
Per rendere più chiari questi concetti base, abbiamo fatto un sacco di disegnini, di grafici e di cartoni animati usando come esempi gli alberi e le mele; il gioco del monopoli e i cartoncini degli imprevisti.
Il paniere dell’ISTAT per controllare l’inflazione
Con questo schema che ho voluto introdurre nel libro di Economia Spiegata Facile ho provato a spiegare meglio l’inflazione semplificando il funzionamento del cosiddetto paniere dell’ISTAT attraverso il quale gli statistici ci informano se l’inflazione è aumentata oppure no:
Se uno o più prodotti aumentano di prezzo può dipendere da numerosi fattori, che non è scopo di questo articolo descrivere.
Alcuni possono essere l’aumento dei costi incluso l’aumento dei salari o nuove assunzioni in un determinato reparto oppure l’aumento dei costi vivi.
Un altro fattore può essere che la produzione ha subito dei cali dovuti ad una stagione sfavorevole dal punto di vista climatico, che ha ridotto la produzione dell’olio d’oliva oppure una malattia che ha decimato le vacche destinate alla produzione del latte con cui viene fatto il formaggio, ecc.
Quindi, se questo principio è stato ben compreso allora non sarà difficile per nessuno comprendere quanto sta accadendo in questo periodo e andremo a vedere assieme nei 6 punti chiave che seguono.
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TE LO SPIEGO FACILE
Il Covid-19 ha portato un cambio di paradigma, anzi no
Un’altra cosa che forse questo blog ha scritto prima di tutti è che il virus cinese non avrebbe mutato il paradigma (se non nelle nostre teste) ma avrebbe accelerato il processo di inclinazione del piano che la globalizzazione e l’euro avevano iniziato a inclinare in modo già irreversibile.
Ma cosa accade se i salari restano fermi e gli aumenti riguardano le tariffe dei trasporti commerciali con punte del 600% nel settore nautico; se il principale produttore di tecnologia ha assunto il monopolio e quindi condiziona i mercati mondiali; oppure se ci aumentano dei costi fissi in bolletta?
Ora va da sé che se l’inflazione è indice di ripresa dei consumi, di nuove assunzioni di massa e di circolazione di nuova moneta nell’economia, il risultato che otterremo è il boom del PIL a favore di tutti.
Ma se il cosiddetto boom del PIL è legato solo all’aumento dei costi dei servizi dovuti a guerre commerciali e alle tasse, significa che in pochi ci guadagnano e tutti gli altri ci rimettono.
Vediamo alcuni altri esempi di costi aumentati e di tasse aggiunte…
2) La guerra geopolitica degli stretti marittimi
Una componente diventata essenziale nel nuovo aumento dei costi si è avuta a partire dall’ormai celebre blocco del Canale di Suez.
A seguito di questo incidente ... internazionale… si è avuta una corsa alle strade alternative che ha così prodotto un aumento globalizzato dei pedaggi.
Non c’è crisi solo nel mercato dei semiconduttori: l’intera logistica via mare ha subito una impennata dei costi dal blocco del Canale di Suez. I prezzi dei trasporti sono decuplicati, e molte merci fatte produrre da aziende occidentali sono bloccate.
A qualche lettore tra i più attenti verrà da sfregarsi le mani: se non conviene più produrre in Cina, finalmente le aziende che hanno delocalizzato torneranno a produrre in Italia.
Sì, si fa presto a dirlo.
Ma il problema è che ormai con i salari che si ritrovano oggi, gli italiani potrebbero acquistare ben poche delle merci Made in Italy.
4) L’aumento dei prezzi di semiconduttori e semilavorati green made in Cina
Anche di questo abbiamo già parlato nel precedente articolo e quindi non ci ripeteremo. Ma se da una parte la Cina (e Taiwan, monopolista del settore dei semiconduttori) aumenta i prezzi, dall’altra la UE ha deciso di legarsi mani e piedi a questo destino. Complimenti (leggi).
“… a partire dal secondo trimestre 2021 diversi chipmaker hanno applicato aumenti al prezzo dei semiconduttori che variano dal 10 al 30% in più rispetto a quelli del Q1 2021.”
“oltre 30 aziende specializzate nella produzione di semiconduttori, le quali avrebbero incrementato i prezzi dei loro prodotti nella misura indicata poco sopra, tuttavia pare che alcune specifiche categorie di circuiti integrati abbiano visto il loro prezzo schizzare alle stelle, con aumenti quantificabili sull’ordine delle dozzine di volte.”
5) Anche le stangate in bolletta fanno fare il boom del PIL…
Allora sto PIL che sale; merita di stappare una bottiglia o dovrebbe consigliarci di risparmiarci anche quei due soldi per quello che verrà?
In altre parole, il PIL in aumento da cosa è composto? Dal benessere dei cittadini che tornano a spendere o dai poveri cittadini sempre più spremuti per fare tornare i conti allo Stato (e a chi ha in mano le carte migliori al tavolo del monopoli)?
Anche le stangate in bolletta fanno aumentare il PIL…
E questa, signori miei, si chiama inflazione nascosta, come l’abbiamo definita nel libro di Economia Spiegata Facile.
Volete altri esempi?
I 350 euro per aggiornare le casse di ciascun negoziante pur di andare in contro al
flop della lotteria degli scontrini ha aiutato a realizzare il boom del PIL
Provate a fare un sondaggio tra i negozianti che vi circondano.
Basta andare a campione. Fate una prova.
Io l’ho fatta…
Persino una piccola paninoteca da poche decine di scontrini al giorno ha dovuto sborsare 350 euro per adeguarsi.
Alla domanda: “in quanti ti hanno chiesto di fare la lotteria?” la risposta è stata: “pochissimi; quasi nessuno”.
E intanto invece di incentivare il lavoro lo Stato ha incentivato tutto il resto…
6) il superbonus del 110%
Esempi virtuosi ne abbiamo?
Per fortuna sì. Se una cosa buona il Governo Conte bis l’ha fatta è proprioil super bonus del 110% per la ristrutturazione dei vecchi immobili.
Sta dando buoni frutti nel momento in cui è in funzione.
Il comparto edilizio non vedeva così tanto lavoro da anni.
Insomma quando gli incentivi si danno per creare lavoro invece che per arricchire le fabbriche straniere, l’effetto moltiplicatore dà i suoi frutti. Il moltiplicatore keynesiano è spiegato con dovizia di particolare nel nostro libro. Per chi non ha tempo di scendere nei dettagli, ecco un accenno tratto da L’Economia Spiegata Facile: