Economia
Cultura d’Impresa: largo ai giovani, imparare dalle Start Up: passione e professione devono essere unite da Ponti d’acciaio (di Marco Minossi)
Le PMI soffocano tra burocrazia e compliance? La lezione delle start-up e i nuovi servizi “broker” per salvare il Made in Italy. Ma i costi non possono ricadere solo sugli artigiani.

Quando prendono la parola ai convegni di enti e associazioni per le testimonianze aziendali, questi imprenditori innovativi li vedi impeccabili, attentamente formati sulla comunicazione, senza una parola fuori posto, qualche volta un capello sì, studiato anche quello.
Allorchè si esprimono invece negli eventi organizzati da loro, se sei un consulente capisci che il mondo è cambiato – gergo, gestualità e contenuti – e che ti devi mettere di pari passo rispetto a conoscenze continuamente disruptive; capisci anche però che per fortuna restano utili anche molte delle competenze che hai.
Dal magico mondo delle Start-up emergono insomma indicazioni molto utili per mettere al passo con i tempi anche le attività delle imprese tradizionali.
La più significativa è certamente il continuo rimescolarsi dell’equilibrio tra passione e professionalità, che diventa piano piano sempre più sbilanciato sulla seconda, nel senso che ottemperare gli aspetti che piacciono di meno diventa prevalente.
Basti pensare ad esempio gli adempimenti richiesti dalla nuova legge sulla crisi d’impresa, che di fatto potrebbero privare una società (sia di capitali che di persone) del beneficio della responsabilità limitata laddove previsto; oppure, alle eccessive onerosità sopravvenute nei rapporti di business nazionali ed internazionali, o ancora ai fornitori e clienti che diventano pressanti nel pretendere il rispetto rigoroso e garantito delle pratiche di cyber-security, e a tanto altro ancora.
La cosa più angosciante in tutto ciò per le PI (le imprese piccole e quelle artigiane) è il fatto che tali onerosi requisiti sono da affrontare inevitabilmente, nell’interesse anzitutto dell’azienda stessa, prima ancora che di quello normativo e degli stakeholder.
Il miglioramento possibile, se non la soluzione, viene prevalentemente raggiunto mediante il ricorso a nuovi attori di supporto allargato, ma allo stesso tempo molto specialistico, presenti nel mercato.
Si tratta delle entità innovative dei servizi: aziende, organizzazioni e network che si sono ripensati proprio secondo il “modello start-up”, ricorrendo sovente anche all’ausilio del software in cloud più interfaccia APP, per la partecipazione e fruizione interattive del cliente.
Così avviene per quelli che una volta, solo pochi mesi fa, si chiamavano Broker: non devono provvedere più solo alla parte assicurativa, ma anche a quella della finanza aziendale, sia specifica che di precisione, per dare nuovo impulso al capitale tanto di funzionamento quanto di finanziamento; devono essere capaci, tra l’altro, anche di porsi come consulenza di riferimento per instradare l’imprenditore sulle principali problematiche legali. I broker diventano gli ottimizzatori del rapporto costi/benefìci su tantissimi aspetti cruciali della vita dell’impresa, all’anglosassone insomma.
Oppure pensiamo ai marketplace digitali definiti “e-commerce” nell’era A.C. (ante covid), rispetto ai quali l’unica possibilità di evoluzione – parliamo sempre con riferimento alle PI – era quella di investire in una piattaforma proprietaria, e nelle competenze per gestirla al meglio.
Ora si parla invece di marketplace multichannel, che raggiungono i clienti B2B e soprattutto (per ora) i consumatori/utilizzatori B2C altospendenti in tutto un contesto internazionale pre-identificato e pre-selezionato – ad esempio secondo il criterio della richiesta di un made in Italy di alta fascia – facendo leva su basi-lista chirurgiche.
Quelle cioè che si rivolgono a target di interesse, di capacità e volontà di spesa comprovate e garantite, derivanti fondamentalmente dal settore del turismo d’élite, quello che fa leva su hotel&resort, immobiliare e nautica di lusso, tenendo presente che un soggetto economico stranieroaltospendente che ha in riparazione il suo yacht in un determinato cantiere in Italia,lascia mediamente nel territorio 70.000 euro al giorno di spese e consumi extra-intervento (dato di febbraio 2024).
Molti altri esempi potrebbero essere portati su cyber-security, sistemi di pagamento e di garanzie, modalità di stoccaggio e di spedizione delle merci, fiscalità e nuove forme di compliance al diritto societario e a quello del business in continua accelerazione, più che evoluzione.
Per costruire in maniera ottimale questi ponti d’acciaio per la circolazione a due vie del talento, dei kwow-how e della competitività, la PI ha bisogno di una condizione giuridico-economica che le è dovuta, nell’interesse dellastessa economia italiana: i loro costi devono essere assorbiti dal mercato.
Al benessere sociale, e a tenere sempre issato il tricolore di questa Italia, le piccole imprese e quelle artigiane stanno contribuendo fin troppo e da troppo tempo.
Marco Minossi







You must be logged in to post a comment Login