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CROWDFUNDING: IL FUTURO DELLA FINANZA (di C.A. Mauceri)

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Mentre non si placano le polemiche (e i dubbi) sull’operato di molte banche nazionali ed estere, in Europa pare che stia esplodendo il crowdfunding.

Con il termine “crowdfunding” si intende il processo collaborativo con il quale un gruppo di persone utilizza il proprio denaro per sostenere gli sforzi di alcuni di loro. In pratica si tratta di un microfinanziamento “dal basso” realizzato mediante i risparmi di tutti.

Inutile dire che questo strumento finanziario è utilissimo per aiutare piccole e micro imprese o singoli individui. Certamente non per finanziare grandi imprese (come hanno fatto fino ad ora tutte le banche europee).

Il crowdfunding, molto diffuso nei paesi nordici e in India, si sta però diffondendo a macchia d’olio anche nel resto d’Europa.

Sono questi i risultati di uno studio appena pubblicato, dal titolo “The Current state of Crowdfunding” che dimostra come nel 2015 l’industria del crowdfunding ha continuato a crescere e maturare anche se rimangono grandi differenze tra i vari paesi. Nel Regno Unito, dove oltre il 10per cento delle imprese si finanzia con strumenti di finanza alternativa, viene utilizzato da tempo. In altri paesi, invece, come Olanda, Francia, Spagna, Germania, Estonia e Austria, i volumi sono inferiori.

“La nostra ricerca mostra che c’è una correlazione forte e positiva tra il supporto dei governi e la crescita e la maturità del settore. Siamo felici di vedere che sempre più paesi stanno adottando normative mirate e ci aspettiamo che i volumi del crowdfunding crescano ulteriormente nei prossimi anni “, afferma Ronald Kleverlaan, uno degli esperti che hanno collaborato al rapporto.

Di certo il crowdfunding non è più solo un fenomeno di nicchia. E non è più limitato a pochi paesi: è in forte espansione in tutta Europa. Come ha confermato Lasse Mäkelä che dirige una piattaforma di crowdfunding: “Il crowdfunding globale ha raccolto lo scorso anno circa 30 miliardi di euro. Una crescita di oltre il 100per cento all’anno. Si tratta del maggior finanziamento con capitali a rischio di quest’anno”.

Per sfruttare al meglio questa risorsa è necessario avere una buona idea, ma servono anche volontà e una giusta strategia di marketing. “Idee” e innovazione che agli imprenditori italiani non sono mai mancate. Eppure ad oggi l’Italia vale solo lo 0,3per cento di questo mercato. Poco niente sebbene in crescita (ma forse più per la impossibilità di reperire altre risorse che per una crescita reale).

“Le condizioni operative stanno migliorando a vista d’occhio e quindi la relazione tra finanza privata ed impresa potrebbe concretizzarsi ed esplodere con grande rapidità”, ha detto Alessandro Lerro, presidente dell’Associazione italiana Equity Crowdfunding, “La crowd-economy trova in Italia un ecosistema favorevole, migliore per certi aspetti di Paesi chiusi come la Francia, o di Paesi burocratizzati e costosi come la Germania, pur in mancanza di volumi che per ora abbiamo visto soltanto in USA e UK”. Per non parlare del fatto che l’Italia è stato uno dei primi paesi ad avere un regolamento sull’equity crowdfunding.

Una “fretta” che poi non solo non ha favorito lo sviluppo del settore ma che, anzi, lo ha rallentato anche a causa di numerosi fattori come, ad esempio, la scarsa funzionalità della banda larga per le connessioni, un problema che influisce non poco su strumenti che viaggiano quasi esclusivamente online. Anche la mancanza di campagne di crowdfunding in Italia ha causato un ritardo nello sviluppo del settore: mentre in altri paesi sono molte le campagne a suscitare proprio l’interesse e l’attenzione dei potenziali clienti (ma anche dei governi nazionali e delle amministrazioni locali), in Italia si procede a rilento.

Anche la Commissione Europea ha dimostrato di credere nel potenziale del crowdfunding “Il crowdfunding è un’ importante fonte di finanziamento. Ogni anno per circa mezzo milione di progetti europei che altrimenti non riceverebbero mai i fondi per vedere la luce” è stato scritto in recente documento della Commissione.

Il treno del crowdfunding, ormai, in Europa sembra proprio aver preso il ritmo giusto. Resta da vedere se l’Italia riuscirà, ancora una volta, a non saper cogliere questa opportunità.

C.Alessandro Mauceri


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