Economia
Stellantis Italia: crollo produzione auto del 27% nel 1° Semestre 2025. È la fine dell’auto italiana, nell’indifferenza generale?
Dati FIM-CISL rivelano un drammatico calo del 26,9% nella produzione Stellantis in Italia nel primo semestre 2025. Stabilimenti in crisi e futuro incerto per l’auto italiana. Una fine ingloriosa per un settore storico

Il quadro della produzione Stellantis in Italia nel primo semestre del 2025 è drammatico, rivelando una crisi profonda e strutturale che supera le più pessimistiche previsioni. Di questo passo l’auto italiana sarà completamente estinta nell’arco di un paio d’anni, anzi forse meno.
I dati, diffusi dal sindacato FIM-CISL, mostrano un crollo generalizzato che mette a rischio il futuro dell’industria automobilistica italiana e decine di migliaia di posti di lavoro.
Dati Produzione Stellantis – Primo Semestre 2025
La produzione complessiva di veicoli (auto e veicoli commerciali) in Italia si è attestata a 221.885 unità, registrando un pesantissimo calo del 26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, che già non era un anno brillante.
Il dato più allarmante riguarda le autovetture, che hanno subito un crollo del 33,6%, fermandosi a sole 123.905 unità. I veicoli commerciali, pur in calo, mostrano una flessione meno marcata, con 97.980 unità e un -16,3%. Nel 1950, anno in cui l’auto era ancora un lusso per pochi e l’Italia si riprendeva dal dopoguerra, si producevano 120.000 auto.
La crisi negli stabilimenti italiani
Quasi tutti gli impianti principali di Stellantis in Italia sono in forte sofferenza:
- Mirafiori (Torino): Questo storico stabilimento ha prodotto solo 15.315 vetture, con un calo del 21,5%. La quasi totalità della produzione (15.175 unità) è rappresentata dalla 500 elettrica. Le Maserati GranTurismo e GranCabrio si fermano a sole 140 unità prima del loro trasferimento a Modena entro ottobre, lasciando a Mirafiori solo le attività di lastratura e verniciatura. Le speranze sono riposte nella 500 ibrida (dal 2026) e nella futura 500 elettrica con batterie Stellantis (dal 2027), con la prossima generazione della 500e attesa per il 2030.
- Modena: La situazione qui è ancora più critica, con appena 45 auto prodotte nel primo semestre, segnando un crollo del 71,9%. I lavoratori sono in contratto di solidarietà per metà del loro orario lavorativo. C’è da chiedersi che senso abbia per Stellantis possedere il marchio Maserati in questo stato.
- Cassino: L’impianto registra un preoccupante -34%, con solo 10.500 unità prodotte. Funziona a turno unico e ricorre massicciamente alla cassa integrazione. La produzione si divide tra Alfa Romeo Giulia (26%), Stelvio (49%) e Maserati Grecale (25%). Il rinvio della nuova Stelvio ibrida ai primi mesi del 2026 aggrava ulteriormente la situazione.
- Pomigliano d’Arco: Nonostante rappresenti il 64% della produzione auto Stellantis in Italia, ha chiuso il semestre con 78.975 vetture, in calo del 24%. La Fiat Panda resta il modello trainante con 67.500 unità, ma scende del 15%. Male anche l’Alfa Romeo Tonale (-20%) e un crollo verticale per la Dodge Hornet (-90%) che evidentemente, nata per i mercati nordamericani, paga i dazi.
- Melfi: È uno degli stabilimenti più colpiti, con un calo produttivo che raggiunge il 59,4%. Sono state prodotte solo 19.070 unità, contro le 46.979 del 2024 e le oltre 150.000 del periodo pre-Covid. Qui si producono Jeep Compass e Renegade (18.153 unità, -37%), con le prime linee dedicate a nuovi modelli come la DS8 ancora in fase di avvio. Nonostante una piccola produzione eccezionale di 5.000 unità di 500X per l’Algeria, la perdita di volumi ha già avuto un impatto devastante sull’occupazione: dal 2021, oltre 2.200 addetti hanno lasciato lo stabilimento tramite uscite incentivate. Di questo passo si può chiudere tutto.
L’Impatto Drammatico sui Marchi Italiani e il Futuro
Questo declino produttivo non è solo una questione di numeri; è un riflesso drammatico della progressiva snaturalizzazione dei marchi italiani sotto la gestione Stellantis. L’Alfa Romeo, un tempo simbolo di sportività e design italiano, si ritrova con modelli come la Tonale e in parte Stelvio che, pur validi, sembrano perdere quel carattere distintivo che li rendeva unici. Sono SUV come tutti gli altri. Le Maserati, icona di lusso e prestazioni, sono relegate a pochi esemplari e in parte trasformate in SUV generici, perdendo il loro appeal esclusivo e l’artigianalità che le caratterizzava.
Il timore è che questi marchi storici, un tempo orgoglio italiano, vengano banalizzati e resi indistinguibili da altre proposte del vasto portafoglio Stellantis, sacrificando identità e prestigio in nome di economie di scala. Le auto prodotte in Italia sembrano sempre più banali e uguali a tutte le altre, lontane dall’essere la punta di diamante che dovrebbero rappresentare. Alla fine son tutte auto “Con lo schermo 10 pollici”, perché non c’è nient’altro da dire sull’auto.
Domande Cruciali per il Futuro
Di fronte a questo scenario desolante, nascono domande fondamentali per il futuro industriale dell’Italia:
- Dobbiamo accettare passivamente che Stellantis porti la produzione in Italia a zero, con il conseguente licenziamento di tutti i lavoratori e la chiusura dell’indotto che per decenni ha rappresentato un pilastro dell’economia nazionale?
- Oppure è il momento di un intervento di politica industriale serio e strutturato, per salvaguardare un settore strategico e i migliaia di posti di lavoro che ne dipendono?
Vista la poca chiarezza di idee mi sa che si va verso il primo futuro: il settore auto italiano va verso la morte ingloriosa, per un mix di incapacità impreditoriale, sabotaggio europeo e scarsa sensibilità interna.
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