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Crisi russo-ucraina: non sappiamo chi vincerà, sappiamo sicuramente che la sconfitta è la UE a trazione tedesca

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La guerra è in corso, il suo andamento è incerto e sinceramente, in questo momento, non è possibile capire chi ne uscirà “Vincitore”, se di vittoria si può palare. Personalmente sono convinto che domani ci sarà ancora la Russia, con probabilmente Putin alla guida, ci sarà ancora l’Ucraina, con alla guida Zelensky e una posizione politica ancora più avversa a quella del governo russo. Gli altri paesi si giocheranno la propria posizione in maniera autonoma, a seconda delle relazioni con una o l’altra parte. Però in questo gioco di potere c’è solo un grande, enorme, sconfitto: l’Unione Europea a guida tedesca.

Dal 2014, nonostante l’occupazione e l’annessione della Crimea e la vicenda del Donbass, la Germania ha proseguito, in modo caparbio, senza dubbi, come la poliica precedente di fusione fa economia tedesca e economia russa. Gli strateghi tedeschi, con la propria prosopopea, avevano perfino creato un termine ad hoc:  Zeitenwende, ovvero l’alba di una nuova era. Nel 2015, nonostante i segnali di un certo cambiamento i tedeschi hanno insistito con la creazione del Nord Stream 2, e, soprattutto hanno preteso il sabotaggio di qualsiasi politica energetica alternativa, in nome della loro amicizia con la Russia, delle loro fabbriche salvate dalle sanzioni internazionali, di un ecologismo d’accatto per il quale il gas russo era “Verde”, quello europeo o Nord Africano no.

La politica tedesca verso la Russia ha avuto la stessa fortuna di quella del 1941. Questo perché la Germania non ha semplicemente “giudicato male Putin”, come ha affermato la scorsa settimana il consigliere di politica estera di lunga data di Angela Merkel, Christoph Heusgen, ma perché ha ostinatamente cercato una dipendenza strategica da un paese che penavano di poter colonizzare industrialmente, trovandosi ad essere, dall’oggi al domani, colonia energetica.

L’invasione russa dell’Ucraina non è solo un ripudio della cancelliera della Merkel,  ma di un’intera generazione di politici tedeschi di tutto lo spettro accecati dalla nostalgia per Ostpolitik e Wandel durch Handel, le politiche di distensione degli anni ’70 sostenute dal cancelliere Willy Brandt che secondo alla leggenda tedesca portò alla fine della Guerra Fredda. Tempi diversi, momenti diversi, ma i tedeschi non se ne sono resi conto. Tutta una classe politica è colpevole, non solo la CDU della Merkel. La SPD di Scholz è anche quella di Schroeder, colui che ha costruito ed ha speculato, sulla dipendenza energetica europea. Per loro Nord Stream 2 e l’occupazione industriale, fallita, della Russia erano solo “Progetti commerciali”.

Se la testa tedesca si è rivelata marcia, il resto del corpo non è stato da meno: l’Italia si è lasciata assorbire da qu3sta politica demenziale. La proprie élite tecnocratiche, in carica dal 2010, non anno atto che copiare, male, quello che ha fatto la Germania. Ci hanno portato in un tunnel che distruggerà il sistema economico, come ben ha capito il governatore Visco, e non si vede neppure un “Gran Consiglio” del 25 luglio 1943 all’orizzonte. La Francia si è fatta trascinare molto meno, forte della propria fonte energetica nucleare e della Force de Frappe, ma anche lei verrà portata a fondo, come la Spagna. Siamo tutti legati all’incudine della politica tedesca che ci farà affogare e pochissimi hanno il coraggio di vederlo e di capire che se l’Europa vuole sopravvivere lo deve fare ignorando Berlino. Probabilmente è già troppo tardi.

 

 

 


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