Politica
Crisi in Francia: Macron pronto alla mossa estrema dei “pieni poteri”?
La probabile caduta del governo Bayrou spinge la Francia in una crisi profonda. Con le opposizioni divise e la popolarità ai minimi, per Macron si fa strada l’ipotesi più radicale: ricorrere all’articolo 16 della Costituzione per assumere poteri eccezionali e superare lo stallo.

Cosa succederà nel caso di probabile voto di sfiducia al primo ministro Bayrou in Francia? Oggi il quotidiano francese Le Figarò ospitava un interessante parere del professor Christophe de Voogd che si poneva una domanda: in caso di crisi del governo Bayrou Macron applicherà lo stato d’emergenza previsto dall’articolo 16 della costituzione, assumento oggettivamente i pieni poteri?
Tre alternative tutte perdenti per il Presidente
La popolarità di Macron è ai minimi storici, si parla di un’approvazione del 15%. In questa situazione le soluzioni proposte dalle opposizioni non gli vanno bene. Per sua fortuna le soluzioni differiscono:
- il Partito Socialista vorrebbe un nuovo governo, meno centrosta, in cui entrare e imporre tasse;
- il Rassemblement National vuole nuove elezioni, per poter aumentare i propri numeri;
- la France Insoumise di Melenchon vuole le dimissioni di Macreon, visto come un freno alla vittoria definitiva della sinistra e come il nemico del popolo;
In questo contesto di stallo e di crescente “disfattismo” nell’opinione pubblica, Macron, come il “Principe” di Machiavelli, cercherà di sopravvivere politicamente. A tal fine cercherà, in ogni modo, di mescolare la crisi politica personale con una crisi maggiore, interna o esterna. La crisi esterna c’è già, ed è la guerra in Ucraina, in cui, non casualmente, Macron sta cercando in ogni modo di assumere un ruolo. La crisi interna è quella del debito, pericolosa non per le dimensioni del debito per sé, ma perché viene manovrata, resa più urgente, e questo potrebbe portare al suo precipitare.
È qui che entra in gioco l’articolo 16 della Costituzione francese che dà poteri enormi al Presidente, e afferma:
Quando le istituzioni della Repubblica, l’indipendenza della nazione, l’integrità
del territorio o l’esecuzione degli impegni internazionali sono minacciati in maniera grave ed
immediata e il regolare funzionamento dei poteri pubblici costituzionali è interrotto, il Presidente
della Repubblica adotta le misure richieste dalle circostanze dopo aver ufficialmente consultato il
Primo ministro, i Presidenti delle assemblee ed il Presidente del Consiglio costituzionale.
Egli ne informa la nazione con un messaggio.
Tali misure devono essere ispirate dalla volontà di assicurare ai poteri pubblici costituzionali, nel
minor tempo possibile, i mezzi necessari per provvedere ai loro compiti. Il Consiglio
costituzionale è consultato al riguardo.
Il Parlamento si riunisce di pieno diritto.
L’Assemblea nazionale non può essere sciolta durante l’esercizio dei poteri eccezionali.
Passati trenta giorni di esercizio dei poteri eccezionali, il Consiglio costituzionale può essere
incaricato dal Presidente dell’Assemblea nazionale, dal Presidente del Senato, da sessanta deputati
o da sessanta senatori, di verificare se le condizioni di cui al primo comma sussistano ancora. Il
Consiglio si pronuncia nel più breve tempo possibile tramite un parere pubblico. Procede di pieno
diritto a tale esame e si pronuncia alle stesse condizioni allo scadere dei sessanta giorni di
esercizio dei poteri eccezionali e in ogni altro momento oltre tale durata.
A parte lo sciogliemento delle Camere il Presidente assume poteri assoluti per 60 giorni, ma potrebbero essere di più, se la Corte Costituzionale non lo interrompe al termine dei sessanta giorni. Il Parlamento resta, ma è inutile, senza poteri.Se la crisi fosse legata al debito il Presidente potrebbe tagliare e rivedere le spese senza rispondere a nessuno.
L’uso di questi poteri sarebbe un piccolo, o grande, colpo di stato costituzionale, ma Macron non vuole dimettersi, non vuole cambaire le proprie politiche, è ormai completamente autoreferenziare. il ricorso a questo strumento non sarebbe stupefacente, ma,m da punto di vista della credibilità democratica della Francia e dell’Europa, sarebbe un colpo mortale alle istituzioni.

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