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Economia

Crisi Germania: fallimenti aziendali esplodono ai massimi da 10 anni

I numeri non mentono: i fallimenti aziendali in Germania sono in crescita esponenziale. Settori chiave come l’automotive e le PMI sono i più colpiti, con conseguenze drammatiche per tutta l’Europa, Italia compresa.

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I numeri non mentono, ed ora raccontano una verità piuttosto dura. Mentre l’Europa si interroga sul futuro della sua economia, dalla Germania arriva un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Il numero di fallimenti aziendali nel cuore industriale del continente sta esplodendo, toccando livelli che non si vedevano da un decennio.

Questo non è un semplice dato statistico, ma il segnale di una crisi economica e strutturale che sta mettendo in ginocchio interi settori e che è frutto di errori successi in diversi anni, e

La Crisi Tedesca: Un Precedente Inquietante

Le statistiche ufficiali sono impietose. A luglio, le insolvenze aziendali in Germania sono aumentate del 19,2% rispetto all’anno precedente. Un’escalation che ha fatto svanire le speranze di una ripresa, dopo un breve, effimero calo a maggio. Secondo l’Ufficio federale di statistica, l’onda di fallimenti non si è mai fermata, e la realtà è che “spesso le misure di bonifica vengono adottate troppo tardi o in modo non sufficientemente esaustivo.”

Qual è la ragione di questo evento? Gli esperti puntano il dito contro una “crisi economica continua” che si trascina da oltre due anni, esauriendo la liquidità delle aziende. I costi energetici elevati e la burocrazia asfissiante completano il quadro. Jupp Zenzen, esperto della Camera di Commercio Tedesca (DIHK), lancia un avvertimento diretto alla classe politica: l’economia ha bisogno di “un ampio sostegno” e di “riforme urgenti”, prima che sia troppo tardi.

 

Fallimenti storici e settori a rischio

Creditreform, agenzia di credito leader, dipinge uno scenario ancora più cupo. Nel primo semestre del 2025, ben 11.900 aziende tedesche hanno gettato la spugna, un aumento del 9,4% rispetto all’anno precedente. I fallimenti di giganti come Gerry Weber e Lilium mostrano come la crisi può colpire sia aziende con decine d’anni di vita, sia strtup in settori potenzialmente esplosivi.

Fallimenti in Germania nel primo semestre 2025 confrontato con i primi semestri degli anni precedenti

A farne le spese sono soprattutto le piccole e medie imprese, che rappresentano l’80% delle insolvenze. Ma il vero dramma si sta consumando in settori vitali. L’industria automobilistica, pilastro dell’economia tedesca, è sull’orlo del collasso. La debolezza della domanda, la sovracapacità produttiva e la difficile trasformazione verso l’elettromobilità stanno spingendo molti produttori a “reinventarsi o almeno intraprendere una dieta dimagrante”, come ha notato Jens Stobbe di Atradius.

Occhio all’effetto trabocco

L’ondata di fallimenti non si fermerà ai confini della Germania. La crisi si sta diffondendo, e gli esperti stimano che il trend continuerà, con un’eco drammatica in tutta Europa. Le perdite per i creditori sono già stimate in 33,4 miliardi di euro nella prima metà dell’anno, e si teme che oltre 141.000 posti di lavoro siano a rischio, soprattutto negli ospedali e nelle strutture di assistenza, colpiti duramente dalle insolvenze su larga scala. Se prosegue la crisi colpirà anche duramente le aziende italiane.

Le cause sono chiare: prezzi dell’energia insostenibili, burocrazia opprimente, e l’incapacità di adattarsi ai cambiamenti strutturali del mercato. Se la Germania, locomotiva economica d’Europa, sta crollando sotto questo peso, altri paesi la seguiranno molto presto.

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