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Crisi energetica: la Francia chiude industrie e si dà al… petrolio. Pericoli blackout

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La crisi energetica in Europa, soprattutto in Francia, con 15 impianti nucleari chiusi per varie ragioni, sta spingendo Parigi a prendere delle decisioni inaudite in passato. Nel frattempo, come sottolinea Bloomberg,  il prezzo dell’elettricità con consegna il prossimo anno è balzata ai massimi storici sia in Germania sia in Francia, due delle più grandi economie dell’Unione Europea.

La situazione è così grave che costringe le fabbriche a ridurre la produzione oa chiudere del tutto. Ad esempio la Aluminium Dunkerque Industries France ha ridotto la produzione nelle ultime due settimane a causa degli alti prezzi dell’energia elettrica, mentre Nyrstar di Trafigura Group metterà in pausa la sua fonderia di zinco in Francia nella prima settimana di gennaio. Il produttore rumeno di fertilizzanti Azomures SA ha fermato gli impianti per l’altissimo costo dell’energia. A novembre – dicembre 2021 vedremo un bel calo verticale della produzione industriale europea.
In Francia il 30% della produzione elettrica dal nucleare è fuori servizio, situazione che dipende si da alcuni imprevisti, ma soprattutto da una politica di eccessiva austerità e dalla mancanza d’investimenti negli scorsi anni. Il Nucleare sarà verde, ma richiede un aggiornamento continuo degli impianti, senza in quale non c’è che la chiusura.

La Francia si trova in una drammatica situazione che possiamo così riassumere:

  • Da un lato viene a dipendere dalle importazioni dai paesi vicini, già al limite. Come sappiamo la Svizzera precedentemente importava dalla Francia;
  • ora anche un’ondata di freddo improvvisa, in un paese che dipende fortemente dal riscaldamento elettrico, rischia di esporre la fragilità del sistema e di causare dei blackout,
  • il paese  ha dovuto riprendere a bruciare idrocarburi, carbone, ma soprattutto petrolio.

 

Sarà


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