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Economia

Crescono investimenti esteri in Italia nel 2024

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Il nostro Paese sta dimostrando di essere una destinazione sempre piu’ attrattiva e affidabile per gli investitori esteri: la crescita degli Ide (acronimo di investimento diretto all’estero, ndr) nel 2024 e’ stata del 5 per cento, mentre la media Ue diminuiva del 5 per cento; con 35 miliardi segniamo il primato nell’Eurozona di Ide greenfield; nel solo primo quadrimestre 2025 abbiamo registrato nuovi investimenti per ben 20,7 miliardi. Questi risultati narrano un Paese sempre piu’ forte, arrivato al settimo posto in Europa, in primis grazie alla stabilita’ del Governo che rimane la prima garanzia per chi vuole investire”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo URSO, nel suo messaggio di saluto inviato agli organizzatori, ossia la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la Regione Friuli Venezia Giulia, della terza edizione di Selecting Italy, che si sta tenendo a Generali Convention Center di Trieste.

URSO ha spiegato come “la nostra attenzione si sta spostando verso la creazione di catene del valore radicate nel territorio. Questo significa promuovere innovazione, sostenibilita’ e integrazione tra imprese, centri di ricerca e universita’, favorendo una crescita piu’ inclusiva e distribuita. Il Governo ha reso disponibili numerosi strumenti a sostegno di questi processi virtuosi: abbiamo stanziato nuove risorse, anche in Legge di bilancio, a favore delle imprese cosi’ da rendere il Paese piu’ attrattivo anche nelle sue aree portuali e retroportuali strategiche con i 300 milioni per le Zls”. Infime il ministro ha ricordato “la necessita’ di semplificare i processi amministrativi e permettere la rapida realizzazione di investimenti rilevanti da parte di soggetti esteri: se il progetto supera il miliardo di euro, l’articolo 13 del DL Asset risponde a questa esigenza, accelerando procedure e riducendo il numero degli interlocutori a un solo soggetto. La collaborazione tra istituzioni e imprese a tutti i livelli per attrarre investimenti esteri e’ la strada maestra per uno sviluppo equilibrato e robusto, cosi’ da creare valore reale e duraturo per tutti”.

Un recente report di Confindustria in collaborazione con l’universita Luiss di Roma ha fatto un quadro della presenza estera in Italia. Sono oltre 18.400, generano 173 miliardi di euro di valore aggiunto (pari al 17,4 per cento del totale nazionale) e danno lavoro a 1,7 milioni di persone (il 9,7 per cento degli occupati in Italia).

Il rapporto descrive il ruolo sempre più rilevante nello sviluppo economico dell’Italia assunto dalle imprese estere: solo nell’ultimo anno disponibile (2022), il loro apporto è salito, rispetto al 2021, del 10,7% nell’industria e del 15,3% nei servizi. Aumenta anche la dimensione media aziendale, che passa da 95,8 a 99,4 addetti per impresa. Gli investitori principali provengono da Stati Uniti (19,9% degli occupati), Francia (19,4% del fatturato) e Paesi Bassi, che insieme coprono la gran parte del valore generato. In particolare, Paesi Bassi e Stati Uniti guidano per investimenti in R&S, a conferma del legame tra capitale estero e crescita innovativa.

Nel 2024, poi, mentre in Europa si è assistito ad un ulteriore calo, dopo quello registrato nel 2023, che ha colpito principalmente il Regno Unito, la Germania e la Francia, in Italia si è registrata una crescita del 5%. Percentuale che fa guadagnare ben due posizione nella classifica dei paesi europei più interessanti per gli investitori esteri. A dipingere lo scenario è l’ultimo studio pubblicato da EY, dove si evidenzia che nel 2024 sono stati annunciati ben 224 progetti di investimento, in crescita di 10 rispetto all’anno precedente.

Altro dato in contro tendenza rispetto all’Europa è il fatto che l’Italia ha la più alta percentuale di investitori che non hanno, negli ultimi 12 mesi, posticipato, cancellato o ridotto i piani di investimento, seguita da Lussemburgo e Paesi Bassi, dove il 72% delle aziende ha mantenuto i propri impegni di investimento. Questo è particolarmente significativo tra le aziende del settore dei servizi (43%) e in specifici settori industriali dove la domanda in Europa rimane debole, come l’industria automobilistica (45%), così come nelle industrie ad alta intensità energetica come quelle chimiche e della plastica (47%).

Un quadro che fa ben sperare insomma e che ancora una volta mostra quanto sia fondamentale per l’economia la stabilità che l’attuale governo ha dato al paese. Ma il ministro Urso, molto attivo in questi tre anni nel favorire l’ingresso di captali esteri ha ribadito che lo sforzo suo e del governo è volta a rafforzare questa tendenza. “la nostra attenzione – ha precisato URSO – si sta spostando verso la creazione di catene del valore radicate nel territorio. Questo significa promuovere innovazione, sostenibilita’ e integrazione tra imprese, centri di ricerca e universita’, favorendo una crescita piu’ inclusiva e distribuita”. “Il Governo – ha spiegato – ha reso disponibili numerosi strumenti a sostegno di questi processi virtuosi: abbiamo stanziato nuove risorse, anche in Legge di bilancio, a favore delle imprese cosi’ da rendere il Paese piu’ attrattivo anche nelle sue aree portuali e retroportuali strategiche con i 300 milioni per le Zone logistiche semplificate”.

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