Economia
Crack Ayandeh Bank: 5,2 Mld di perdite, 90% dei fondi agli “Amici”. E altre 5 banche rischiano
Crac bancario in Iran: Ayandeh Bank fallisce con 5,2 miliardi di perdite. Panico a Teheran. La causa? Il 90% dei fondi prestato a “parti correlate” e progetti faraonici come l’Iran Mall.

Il 25 ottobre è scoppiato il panico a Teheran, confermando le peggiori voci. La Ayandeh Bank, una delle maggiori banche private del paese, è stata ufficialmente dichiarata fallita. Come riportato da un giornalista AFP sul posto, fuori dalle ex filiali (già ribattezzate) si sono formate lunghe code di correntisti terrorizzati, con tanto di polizia schierata.
Il collasso è di proporzioni notevoli: l’istituto, fondato nel 2012, ha accumulato perdite per 5,2 miliardi di dollari e debiti per circa 2,9 miliardi, secondo l’agenzia ISNA. Uno shock tremendo per il sistema finanziario iraniano, già fiaccato da anni di sanzioni.
Di fronte al disastro, il governo è intervenuto in una mossa d’emergenza: asset, filiali e operazioni di Ayandeh sono stati immediatamente trasferiti alla banca statale Bank Melli Iran.
Mentre il Ministro dell’Economia, Ali Madanizadeh, si affrettava a dichiarare che i clienti “non hanno nulla da temere”, il direttore della Bank Melli, Abolfazl Najarzadeh, ha confermato alla TV di stato che “il trasferimento è ora completo”. Ma la fiducia, palesemente, scarseggia.
Il “buco nero”: l’Iran Mall e i prestiti correlati
Le rassicurazioni ufficiali cozzano con la realtà dei fatti. Il fallimento non è un fulmine a ciel sereno né è solo colpa delle sanzioni.
Un funzionario della Banca Centrale, Hamidreza Ghaniabadi, ha di fatto vuotato il sacco indicando la causa nei “bad debts” (crediti inesigibili). Ma non crediti qualunque: Ghaniabadi ha dichiarato all’agenzia IRNA che “oltre il 90% dei fondi della Ayandeh Bank è stato allocato o a parti correlate alla banca o a progetti gestiti dalla banca stessa”.
In pratica, un sistema di prestiti a se stessi (o quasi) che non sono mai stati rimborsati.
- L’esempio chiave: La banca era dietro a progetti faraonici e sontuosi, come l’immenso centro commerciale Iran Mall a Teheran, completo di pista di pattinaggio e cinema. Un progetto che ha agito da “buco nero” per i fondi dell’istituto.
- La dimensione del crac: Le sole sofferenze superano i 5 miliardi di dollari, una cifra pari a circa il 2% del PIL iraniano. Un bel colpo, maggiore, per dare un’idea, al danno superiore al fallimento delle banche venete combinato, ma che colpisce direttamente i correntisti e non solo gli azionisti.
Rischio sistemico? Altre 5 banche in difficoltà
L’aspetto più preoccupante è che Ayandeh potrebbe non essere un caso isolato, ma solo la punta di un iceberg di NPL e malagestio.
Secondo l’agenzia di stampa Tasnim, almeno altri cinque istituti di credito iraniani starebbero affrontando gravi difficoltà e rischierebbero di fare la stessa fine:
- Sarmayeh
- Day
- Sepah ( che ha una filiale italiana)
- Iran Zamin
- Melal
Il governatore della Banca Centrale, Mohammad Reza Farzin, è intervenuto per rassicurare il pubblico, affermando che “tutti i depositi fino al limite assicurato di 100 milioni di rial [circa 200 dollari] per conto sono completamente protetti”. Una cifra non sicuramente impressionante.
Per le somme maggiori, Bank Melli ha promesso un piano di pagamento graduale. Un’ironia amara, se si considera l’entità delle perdite e un’inflazione che viaggia al 40%, per cui un pagamento graduale, in moenta nominale rischia di corrispondere a un pagamento zero. Per gli iraniani comuni, alle prese con svalutazione e disoccupazione, il crac Ayandeh è solo l’ennesimo problema della vita comune che si trovano ad affrontare, che sicuramente non renderà il governo più popolare.
Domande e Risposte
1) I risparmiatori perderanno davvero i loro soldi?
Ufficialmente, no. Ma la realtà è complessa. Il Governatore della Banca Centrale ha garantito i depositi solo fino a 100 milioni di rial (circa 200 dollari). Per le cifre superiori, la banca statale Bank Melli, che ha assorbito Ayandeh, ha promesso un piano di rimborso graduale. Tuttavia, in un contesto di iperinflazione (40%) e svalutazione, “rimborso graduale” significa comunque una perdita di potere d’acquisto. Il panico nelle strade suggerisce che la fiducia nelle garanzie statali è molto bassa.
2) Perché questa banca è fallita? È solo colpa delle sanzioni?
Le sanzioni hanno indebolito l’intero sistema, ma il fallimento di Ayandeh ha cause interne e strutturali precisissime. Un funzionario della stessa Banca Centrale ha ammesso che oltre il 90% dei fondi dell’istituto era stato prestato a “parti correlate” (cioè agli stessi proprietari o manager) o a progetti gestiti dalla banca stessa, e mai rimborsati. Un esempio eclatante è il faraonico progetto “Iran Mall” di Teheran. Si tratta quindi di un classico caso di malagestio e conflitto d’interessi, aggravato dal contesto economico.
3) Questo fallimento è un caso isolato o c’è un rischio per tutto il sistema?
C’è un forte timore di rischio sistemico. Il crac di Ayandeh (perdite da 5,2 miliardi) è già enorme, ma l’agenzia di stampa Tasnim ha riferito che almeno altre cinque banche iraniane (Sarmayeh, Day, Sepah, Iran Zamin e Melal) stanno affrontando gravi difficoltà finanziarie. Il governo è dovuto intervenire nazionalizzando di fatto Ayandeh per evitare una “corsa agli sportelli” generalizzata che avrebbe potuto travolgere l’intero settore. La situazione è quindi molto tesa.









You must be logged in to post a comment Login